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    L’ASTA NON E’ TOSTA - RISCHIA IL FLOP LA VENDITA ITALIANA PER I DIRITTI TV DELLA CHAMPIONS DEL TRIENNIO 2018-2021: L'INCASSO PER L’UEFA POTREBBE ESSERE NETTAMENTE INFERIORE RISPETTO AI 230 MILIONI A STAGIONE PAGATI DA MEDIASET NEL 2014


     
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    Andrea Montanari per “Milano Finanza”

     

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    Con la Lega Serie A commissariata e l’asta per i diritti televisivi ancora tutta da impostare, l’attenzione è sui bandi per le immagini della Champions League per il periodo 2018-2021. Ma anche in questo caso, l’Uefa deve far fronte a diversi problemi. Perché se in Uk ha incassato una cifra monstre da British Telecom (1,18 miliardi sterline, ossia 1,4 miliardi di euro, più di un terzo della somma che conta di ottenere in totale, 3,2 miliardi di euro), negli altri Paesi tutto è ancora in alto mare.

     

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    Tra l’altro va detto che proprio la massiccia campagna acquisti di Bt (aveva speso 2 miliardi per le immagini della Premier League) non ha portato i frutti sperati, visto che gli abbonati sono meno di 1,5 milioni. Ed è forse per questa ragione che la divisione Sport dell’operatore tlc anglosassone ha perso due pezzi da novanta. Dapprima se n’è andato il direttore commerciale, Josh Smith, passato si dice alla Fifa. Mentre da pochi giorni anche la managing director di Bt Sport, Delia Bushell (per 14 anni al gruppo Sky), ha lasciato l’incarico, dopo neppure tre anni dall’arrivo nel gruppo telefonico.

    CONFALONIERI PIERSILVIO BERLUSCONI CONFALONIERI PIERSILVIO BERLUSCONI

     

    Intanto se in Germania le offerte erano inizialmente attese per il 3 aprile, a tutt’oggi non sono arrivate sul tavolo dei funzionari dell’Uefa. Indiscrezioni riferiscono dell’interesse di Sky (per il periodo 2015-2018 aveva sborsato 70 milioni a stagione) e di alcuni operatori over-the-top quali Perform e Dazn. Questi ultimi, in particolare, potrebbero allearsi alla pay tv di Rupert Murdoch.

     

    Mentre ancora non sono note le scelte di Zdf (in occasione della precedente asta aveva speso 30 milioni a stagione), con il rischio che la Champions non sia trasmessa in chiaro. Entro il 3 maggio, poi, erano attese le offerte in Francia. Ma anche in questo caso nulla di concreto: si ipotizza dell’interesse di Canal+ e BeIn Sports (la consociata di Al Jazeera, ma nulla più). Mentre l’Uefa non ha ancora reso note le date per l’avvio delle aste per il mercato italiano e per quello spagnolo.

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    E proprio l’Italia, finora il secondo bacino di ricavi, rischia di rivelarsi un mezzo flop. Perché se per la vendita dei diritti 2015-2018 si era arrivati alla cifra record di 230 milioni a stagione (garantiti da Mediaset  Premium), questa volta le stime d’incasso paiono inferiori. Anche perché a differenza di quanto accaduto nel 2014, non si dovrebbe assistere alla sfida tra Sky e la pay di Mediaset , visto che quest’ultima potrebbe partecipare solo all’asta per la Serie A.

     

    E con la Rai alle prese con tensioni interne al cda, che potrebbero portare all’addio del top manager Antonio Campo Dall’Orto, e Discovery-Eurosports che si chiama fuori dalla partita, con ogni probabilità sarà solo la tv a pagamento guidata da Andrea Zappia a gareggiare. Ma a condizioni diverse da quelle della precedente asta.

     

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    Come emerso dal bilancio 2016 di Mediaset, i diritti della Champions sono stati svalutati a 140-150 milioni, quasi a certificare un minor valore delle immagini. Inoltre non va dimenticato che il Biscione, per massimizzare ascolti e spot, ha trasmesso in chiaro gli ultimi match (Barcellona e Monaco) della Juventus.

     

    Infine, se dal 2018 l’Italia avrà diritto a quattro squadre nella massima competizione calcistica europea, è da sottolineare che nell’attuale ranking Uefa solo la Juve  figura tra i primi dieci club (è quinto), e il Napoli è diciassettesimo. Mentre Milan (41) e Inter (45), ossia i club con più tifosi e seguito dopo la Juve , stanno vivendo stagioni difficili. 

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