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    SE I QUOTIDIANI CONTINUANO A PERDERE COPIE A QUESTO RITMO, TRA 10 ANNI SARANNO ESTINTI - SU ‘BLITZQUOTIDIANO’ I NUOVI DATI DELLE VENDITE IN EDICOLA: “‘REPUBBLICA’ HA PERSO 30-35MILA COPIE AL GIORNO IN UN ANNO. SE CONTINUA COSÌ…MA PURE IL GIORNALE PIÙ VICINO AI TRIONFATORI DEL M5S, IL ‘FATTO’, È IN CALO (32MILA, -10%). E QUINDI PER SALVARSI I GIORNALI DOVRANNO…”


     
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    Sergio Carli per www.blitzquotidiano.it

     

    MARCO BENEDETTO MARCO BENEDETTO

    Giornali quotidiani, le vendite in edicola nel mese di febbraio 2018 confermano la tendenza generale verso l’estinzione, con alcune eccezioni. Lo certifica la Ads (accertamento diffusione stampa) nel suo ultimo bollettino. Tolti alcuni giornali locali, che potete individuare da soli studiando un po’ la tabella qua sotto, il grosso dei quotidiani italiani, se continuerà a perdere copie al ritmo ormai consolidato da qualche anno, tirerà le ultime mille copie fra dieci anni.

     

    Li avrà preceduti, fra 5 anni, Repubblica, ultimo o quasi arrivato nel 1976, dolorosamente primo a uscire. Senza grandi radicamenti locali, con un pubblico allo sbando, sembra imitare da sinistra il destino dell’inglese Independent, con cui fu imparentata per un periodo nei primi anni ’90.

     

    Le vendite in edicola di Repubblica calano al ritmo di 30-35 mila all’anno. Ne ha venduto un po’ più di 150 mila sia in gennaio sia in febbraio. Dividete 150 per 30, il risultato è 5. Potete rifare il calcolo per i giornali della tabella, facendo la differenza fra le vendite di febbraio 2018 e 2017, per poi dividere, con quella differenza, il dato del 2018.

     

    Giovanni Spadolini, marella e Susanna Agnelli, Marco Benedetto, Cesare Romiti Giovanni Spadolini, marella e Susanna Agnelli, Marco Benedetto, Cesare Romiti

    Vedrete che la maggior parte si estinguerà in dieci anni. Alcuni, se non cambia qualcosa in peggio, sopravviveranno. Gli altri, o cambiano direttore, o rivedono la loro presenza su internet (uno dei giornali con il sito più ricco e completo, il Gazzettino di Venezia, è fra quelli che perdono più copie; erano 54.782  nel 2015, 51.171 nel 2016, 47.199 nel 2017, sono state42.055 nel 2018, in accelerazione), o riescono a farsi pagare gli accessi al sito o le copie virtuali. Lo fanno in America in varia misura, dal Denver Post, al New York Times, al New Yorker e chissà quanti altri. O un po’ di tutto e altro ancora.

     

    L’orizzonte è cupo da paura. Una volta vendite dei giornali e squadre di calcio o politica andavano abbastanza a braccetto. Vinceva lo scudetto la Juventus e la Stampa e Tuttosport registravano tirature monstre. Oggi tutto si scioglie nell’indifferenza. Sull’onda dell’avanzata comunista il Corriere della Sera diretto da Piero Ottone dilagava e poi spinta dalle mutazioni del Pci Repubblica superava tutti. Fino a quando un vecchio sindacalista comunista confidò a un mio amico: “Una volta, per sapere quel che succede nel mio partito, leggevo Repubblica, mo’ me conviene de legge l’Unità”.

     

    mario calabresi intervistato mario calabresi intervistato

    Nel frattempo però l’Unità, sempre meno credibile, era praticamente morta. Questo può aiutare a capire perché il M5s sia il primo partito e il suo organo fiancheggiatore, il Fatto, prosegua sul piano inclinato, avendo venduto 32 mila copie, tre mila in meno di un anno fa. Marco Travaglio non è Scalfari e neppure Ottone, non vuole che si diffonda il suo verbo su internet e scrive letterine stizzite. Forse è un problema di quid, di come, pur avendo ragione, scegli e racconti le notizie.

     

    Genova e Torino erano, nel 1945, città piene di operai, il cui numero è cresciuto in modo quasi esponenziale negli anni successivi. Mercato ideale per l’Unità, che aveva in quelle città edizioni locali con professionisti di prima grandezza. Eppure le due Unità hanno chiuso. E ha chiuso anche la Gazzetta del Popolo, hub dell’odio anti Fiat con Donat Cattin editore ombra. Torino sembrava un mercato propizio per Repubblica.

     

    TOMMASO CERNO MARIO CALABRESI TOMMASO CERNO MARIO CALABRESI

     Ma fecero una edizione torinese che parlava solo di Fiat e l’iniziativa si afflosciò. Gli operai ne avevano abbastanza di Fiat nelle 40 ore passate dentro la Feroce, i dirigenti le notizie le sapevano già, per i torinesi della Crocetta, core della nuova sinistra deoperaizzata, era solo fastidioso, un po’ come ricordare di continuo a uno che ha la moglie ricca.

     

    Il macabro gioco che vi propongo è appunto un gioco, perché sono certo che a un certo punto la discesa si attenuerà fino a arrestarsi. Il problema saranno i conti. Resteranno i siti internet dei giornali, con la forza del rapporto fiduciario con i loro lettori.

     

    Ma i ricavi pubblicitari da internet, dove la concorrenza si moltiplica all’infinito e dove nuovi concorrenti si affacciano quasi ogni giorno, sono una frazione di quanto rende l’oligopolio carta-tv. E la tv, in tempi burrascosi come gli attuali, completa l’opera iniziata con l’avvento di Berlusconi e dell’era del Biscione.

     

    giuliano ferrara mario calbresi luciana castellina paolo flores d arcais enrico mentana marco travaglio giuliano ferrara mario calbresi luciana castellina paolo flores d arcais enrico mentana marco travaglio

    C’è un mio amico che ha una scrivania del primo ‘800, già di un notaio milanese. Sul davanti un intarsio raffigura l’aquila napoleonica che artiglia il biscione visconteo e milanese.

     

    Ma fra gli editori, l’unico che tenne testa a Berlusconi fu Giovanni Giovannini e fra i politici l’allora ministro demitiano Sergio Mattarella e pochi eroi.

    Poi Berlusconi, per cause che è penoso rievocare, umiliano la Sinistra e alcuni suoi uomini diciamo illustri e esulano da questo bollettino di guerra, si è preso tutto il Governo, ha resistito altri dieci anni da fuorilegge e ha sbaragliato tutti.

     

    Poi arrivò Mario Monti con la sua visione della Rai che ha dato il colpo di grazia. In mezzo la Sky di Murdoch, che per vendicarsi di Berlusconi, ha tolto dal mercato il fatturato equivalente del Corriere della Sera nazionale. In Italia, persino internet arranca.

     

    Questa digressione aggiunge gloom ai colori del quadro. La pubblicità evapora, se i ricavi dalla vendita delle copie in edicola si assottigliano, resta la strada dei tagli. E i tagli per amore dei tagli sappiamo dove portano. La strage alla Thyssen di Torino è figlia del taglio per amore del taglio, l’art pour l’art versione punto zero.

    marco travaglio marco travaglio

     

    Ecco perché insisto a concentrare le mie meste note sulla copie vendute in edicola. Sono le uniche a prezzo pieno, l’unica fonte di ricavi che possa compensare la crisi della pubblicità. Non è una mia grande scoperta. Quelli del New York Times lo dicono. In passato, il rapporto fra vendite copie e pubblicità era 30 a 70. Ora è quasi capovolto: 60 a 40.

     

    Fino a quando qualcuno non sarà stato capace di valorizzare pubblicitariamente la versione digitale del giornale stampato (un’altra volta vi ammorberò con la differenza rispetto al sito internet), le copie vendute in edicola saranno cruciali per la sopravvivenza dei giornali.

    Questo il quadro complessivo dei giornali a diffusione nazionale:

     

     

    Quotidiani

    nazionali

    Vendite  febbraio 2018

    Vendite  gennaio 2018

    Vendite

    febbraio 2017

    Il Corriere della Sera

    189.345

    188.628

    199.120

    La Repubblica

    152.863

    151.214

    187.945

    La Stampa

    115.637

    116.342

    120.503

    Il Giornale

    52.891

    53.041

    58.264

    Il Sole 24 Ore

    48.798

    49.357

    57.098

    Il Fatto Quotidiano

    32.563

    32.045

    35.606

    Italia Oggi

    17.932

    24.027

    29.680

    Libero

    23.003

    22.666

    24.537

    Avvenire

    21.174

    24.232

    18.926

    Il Manifesto

    7.834

    7.566

    8.430

    La Verità 

    20.465

    20.329

    23.639

    Hanno dimezzato le copie, rispetto al 2007, anche i giornali locali. Che comunque hanno retto l’urto della crisi e dell’avvento delle news online meglio dei giornali a diffusione nazionale. Nella tabella che segue li ordiniamo per numero di copie vendute.

    Quotidiani

    locali

    Vendite  febbraio 2018

    Vendite  gennaio 2018

    Vendite  febbraio 2017

    Il Resto del Carlino

    88.144

    89.048

    93.098

    Il Messaggero

    79.042

    81.110

    88.729

    La Nazione

    64.670

    64.606

    68.898

    Il Gazzettino

     42.055

    42.416

     47.199

    Il Secolo XIX

     38.843

    38.604

     41.488

    Il Tirreno

     35.854

    35.776

     39.033

    L’Unione Sarda

     34.420

    34.148

     36.962

    Messaggero Veneto

     36.350

    36.547

     37.475

    Il Giorno

     40.565

    41.333

     39.678

    Nuova Sardegna

     30.472

    29.892

     33.106

    Il Mattino

     28.153

    28.654

     31.896

    L’Arena di Verona

     21.639

    21.535

     23.196

    L’Eco di Bergamo

     21.740

    22.086

     23.525

    La Gazzetta del Sud

     19.592

    19.864

     21.259

    Il Giornale di Vicenza

     20.201

    20.374

     21.886

    Il Piccolo

     19.281

    19.683

     20.883

    La Provincia (Co-Lc-So)

     17.877

    17.824

     19.150

    Il Giornale di Brescia

     18.261

    18.231

     19.214

    Gazzetta del Mezzogiorno

     17.819

    18.006

     19.130

    Libertà

     17.146

    17.378

     18.762

    La Gazzetta di Parma

     16.563

    16.868

     18.015

    Il Mattino di Padova

     16.745

    17.094

     18.180

    La Gazzetta di Mantova

     16.101

    16.421

     17.182

    Il Giornale di Sicilia

     13.371

    13.611

     14.528

    La Sicilia

     14.788

    14.108

     16.181

    La Provincia di Cremona

     12.429

    12.523

     13.133

    Il Centro

     11.428

    11.560

     12.470

    Il Tempo

     14.364

    14.334

     14.761

    La Provincia Pavese

     11.033

    11.118

     12.071

    Alto Adige-Trentino

     9.597

    9.677

     11.657

    L’Adige

     11.921

    11.905

     12.313

    La Nuova Venezia

     7.726

    7.774

     7.667

    La Tribuna di Treviso

     10.056

    10.231

     10.231

    Nuovo Quot. di Puglia

     9.135

    9.238

     9.966

    Corriere Adriatico

     12.316

    12.543

     13.567

    Corriere dell’Umbria

     9.810

    9.959

     9.598

    La Gazzetta di Reggio

     8.241

    8.322

     8.829

    La Gazzetta di Modena

     7.211

    7.236

     7.684

    La Nuova Ferrara

     6.025

    6.061

     6.355

    Quotidiano del Sud

     5.502

    5.492

     6.181

    Corriere delle Alpi

     4.721

    4.722

     4.805

    Quotidiano di Sicilia

     6.371

    6.149

     3.954

    Il Telegrafo

     1.265

    1.266

     ———

    Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.

    Quotidiani

    sportivi

    Vendite  febbraio 2018

    Vendite gennaio 2018

    Vendite

    febbraio 2017

    Gazzetta dello Sport Lunedì

    149.045

    143.715

    160.957

    Gazzetta dello Sport

    136.731

    133.652

    142.723

    Corriere dello Sport Lunedì

    79.543

    80.483

    100.927

    Corriere dello Sport

    69.536

    70.737

    85.673

    Tuttosport Lunedì

    50.976

    46.815

    63.314

    Tuttosport

    43.651

    46.464

    53.163

    Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.

     

    RODOLFO DE BENEDETTI MONICA MONDARDINI JOHN ELKANN RODOLFO DE BENEDETTI MONICA MONDARDINI JOHN ELKANN

    1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.

    2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.

     

    gazzettino di venezia gazzettino di venezia

    3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.

    Il confronto che è stato fatto fra Ads e Audipress da una parte e Auditel dall’altra non sta in piedi. Auditel si riferisce a un prodotto omogeneo: lo spot, il programma. Le copie digitali offrono un prodotto radicalmente diverso ai fini della pubblicità.

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