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    “NON STARE SIMPATICA A NESSUNO HA CERTIFICATO LA MIA EQUIDISTANZA DALLA POLITICA” - SERENA DANDINI: “LA SPINTA DEL POLITICAMENTE CORRETTO? OGGI CI SONO PIU’ PRESSIONI DI 30 ANNI FA – IL #METOO, AL NETTO DELLA DERIVA GOSSIP E DEI PROCESSI SOMMARI, HA SCOPERCHIATO IL VASO DI PANDORA DEI RICATTI SESSUALI – LA SINISTRA? OGGI SEMBRA LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO – NON MI SENTO PIU’ INTELLIGENTE DEL MIO PUBBLICO, CHI MI GUARDA E’ COME ME…”


     
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    Gloria Satta per “il Messaggero”

     

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    La sinistra italiana, un caso degno del programma-cult di Federica Sciarelli: «Chi l' ha vista?». Virginia Raggi riveduta e corretta da Sabina Guzzanti. E poi l' ironia tagliente di Francesca Reggiani, l'angelica spietatezza di Angela Finocchiaro, l'elegante ferocia di Carla Signoris, la partecipazione dei volti storici Eleonora Danco, Orsetta De Rossi, Cinzia Leone, Iaia Forte, Lella Costa a cui si sono aggiunte le nuove leve della comicità rosa Martina Dell'Ombra, Michela Giraud, Le Sbratz, Cristina Chinaglia, Anna Gaia Marchioro. Stasera, su Rai3 alle 21.15, va in onda la quarta e ultima puntata di La tv delle ragazze - gli stati generali 1988-2018, la trasmissione di satira al femminile tornata a 30 anni esatti dai primi successi.

     

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    «Poteva essere soltanto un revival nostalgico, invece ci ha dato tante soddisfazioni sul piano degli ascolti (con uno share medio del 6 per cento, ndr), dell' affetto del pubblico, del riscontro sui social», commenta Serena Dandini, coautrice, conduttrice, anima del programma che promette «una sorpresa»: il ritorno di Corrado Guzzanti nei panni del poeta Brunello Robertetti, quello di «Se fossi gatto, miao. Se fossi cane, bau. Se fosse tardi, ciao».

     

    Non vi siete fatte mancare niente, nemmeno le accuse di sessismo per la frase «Gli uomini sono pezzi di m..., compreso il tuo papà» detta da Finocchiaro a una bambina. Pentita?

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    «Ma no. Si chiama satira, paradosso, fantasia, fiction. Niente a che fare con la realtà. La polemica, così com' è nata, si è esaurita. Abbiamo comunque chiesto scusa ai papà, che adoriamo».

     

    È cresciuta l'intolleranza nei confronti della satira?

    «I social hanno senza dubbio contribuito ad alzare i toni quando si parla di politica, razzismo, rapporto tra i sessi. Per fortuna, girando il Paese con lo spettacolo Ferite a morte, mi sono resa conto che gli italiani sono molto meglio dal vivo che sul web».

     

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    Eravate più libere 30 anni fa, prima che la correttezza politica imbavagliasse il dialogo?

    «Oggi ci sono più pressioni in questo senso, inutile negarlo, ma noi abbiamo lavorato nel solito modo: l' unica autocensura che ci siamo imposte e continuiamo a imporci è quella del buon gusto».

     

    Nell' era del #MeToo, si può ironizzare sulle donne?

    «È l' unica nostra arma di sopravvivenza: ci prendiamo in giro da sole prima che lo facciano gli altri. Anche i miei monologhi sul femminicidio erano velati di autoironia».

     

    È con questo spirito che nella trasmissione avete introdotto i tutorial per aiutare il maschio a capire la differenza tra corteggiamento e molestie?

    serena dandini serena dandini

    «Certo. Ma il divertimento non attenua la portata importantissima, direi rivoluzionaria del movimento #MeToo: al netto della deriva gossip e dei processi sommari, ha scoperchiato il vaso di Pandora dei ricatti sessuali. Riporterà il rispetto per le donne nei luoghi di lavoro».

     

    È per le quote rosa?

    «Non vorremmo nemmeno sentirne parlare, ma se parti con l' handicap da qualche parte devi cominciare. Le quote rosa possono essere una misura temporanea per sanare lo squilibrio tra i sessi nel lavoro».

     

    Nel 2010 Silvio Berlusconi l' attaccò e fece chiudere la sua trasmissione Parla con me, ma anche Matteo Renzi non l'aveva in simpatia e il suo contratto con la radio non venne rinnovato. Dispiaciuta, da donna di sinistra?

    «Il bando dalla tv mi ha permesso di ritornare nella società civile e fare cose bellissime come teatro, libri e, non ultimo, il mio amato giardinaggio. Il fatto di non stare simpatica a nessuno, sia a destra sia a sinistra, ha certificato la mia equidistanza dalla politica: la satira non deve guardare in faccia a nessuno».

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    Ironizzare sulla sinistra divisa e smarrita è come sparare sulla Croce Rossa?

    «È una botta di vita. Spero che la nostra ironia rappresenti uno spunto di riflessione per la sinistra che oggi sembra la bella addormentata nel bosco. Il compito della satira è sferzare la politica».

     

    Si sente molto cambiata rispetto a 30 anni fa?

    «Beh, sono invecchiata e oggi guardo le cose con più filosofia. Forse ho finalmente imparato quella leggerezza che permette di essere seri senza prendersi sul serio».

    serena dandini serena dandini

     

    Chi glielo ha fatto fare di riportare in tv una vecchia trasmissione di successo col rischio di fare flop?

    «Nel direttore di RaiTre, Stefano Coletta, ho trovato un interlocutore pronto a sperimentare, cercare nuove strade, gettare il cuore oltre l'ostacolo. Non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di tornare in tv».

     

    Cosa si aspetta dal futuro?

    «Spero che, malgrado l'invadenza della politica, l'azienda pubblica non dimentichi la sua mission di scoprire nuovi talenti e investire sui laboratori».

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    C'è qualche esperienza che ancora le manca?

    «Mi piacerebbe scrivere per il cinema, l'unico campo che non ho esplorato».

     

    Di cosa va più fiera?

    «Di aver ricevuto, nel mio piccolo, il riconoscimento del pubblico. Di aver sempre fatto quello che volevo. E di aver lavorato in gruppo: mi ha aiutato a tenere il mio ego sotto tono».

     

    Ma è vero che si sente più intelligente del suo pubblico?

    «Quando mai. Io sono identica alle persone che mi guardano».

     

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