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    “CHE SUCCEDEREBBE SE IN UN’ALTRA LISTA FIGURASSE UN’ALTRA CANDIDATA ‘DETTA GIORGIA’?” – IL COSTITUZIONALISTA STEFANO CECCANTI RICORDA UN PRECEDENTE: “NEL 1996 I RADICALI FECERO DEPOSITARE DA UN TAL ‘MARIANO DINI DETTO LAMBERTO’, UN SIMBOLO CHE COPIAVA IN TUTTO E PER TUTTO QUELLO CHE LAMBERTO DINI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO USCENTE, AVEVA PRESENTATO ALLA STAMPA MA NON ANCORA DEPOSITATO…”


     
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    Estratto dell’articolo di Adriana Logroscino per il “Corriere della Sera”

     

    giorgia meloni alla conferenza programmatica di fdi a pescara 4 giorgia meloni alla conferenza programmatica di fdi a pescara 4

    Sulle liste elettorali esposte per legge in tutti i seggi, la presidente del Consiglio sarà indicata come «Giorgia Meloni detta Giorgia». […] Ma dal punto di vista tecnico, si corre il rischio che le schede in cui la preferenza sia espressa con il solo nome di battesimo della premier vengano annullate?

     

    In base alle norme, infatti l’elettore per votare il candidato o i candidati (alle Europee si esprimono fino a tre preferenze, purché si alternino i due generi) deve scrivere il cognome o il nome e cognome insieme.

     

    STEFANO CECCANTI STEFANO CECCANTI

    Ma dentro FdI escludono qualsiasi rischio […]. Giovanni Donzelli […]: «Tra i candidati, la premier sarà in cima all’elenco di FdI come “Giorgia Meloni detta Giorgia”. Una eventualità prevista e già utilizzata. Non ci sono rischi di contestazione».

     

    Un’opinione condivisa, pur con qualche prudenza, da Stefano Ceccanti, costituzionalista ed esperto di sistemi elettorali, già parlamentare del Pd: «La legge prevede che il voto venga riconosciuto se la preferenza è indicata con un nome diverso, purché quel nome sia lo stesso riportato sul manifesto elettorale affisso nei seggi. Poi certo si può discuterne l’opportunità».

     

    il discorso di giorgia meloni a pescara 3 il discorso di giorgia meloni a pescara 3

    Lo spirito della legge è […] quello della conservazione del voto: se l’indicazione dell’elettore è chiara, la preferenza va attribuita. E tuttavia un rischio potrebbe essere innescato da una contromossa degli avversari.

     

    Ceccanti ricorda un precedente: nel 1996 i radicali fecero depositare da un tal «Mariano Dini detto Lamberto», un simbolo che copiava in tutto e per tutto quello che Lamberto Dini, presidente del Consiglio uscente, aveva presentato alla stampa ma non ancora depositato.

     

    «Che succederebbe — si domanda Ceccanti — se alle Europee di giugno altre liste usassero un analogo stratagemma? Se in un’altra lista, cioè, figurasse un’altra candidata “detta Giorgia” e qualche elettore scrivesse “Giorgia” ma non nel riquadro di FdI?». 

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