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    TEHERAN UNA BRUTTA ARIA - DOPO IL RAID AL CONSOLATO IRANIANO A DAMASCO (13 MORTI), IL REGIME IRANIANO FA LA VOCE GROSSA, ACCUSA TEL AVIV E GIURA VENDETTA – MA FINORA GLI AYATOLLAH NON HANNO MOSSO UN DITO: SANNO CHE DEVONO MISURARE LA LORO RISPOSTA PRIMA DI ANDARE A UNO SCONTRO DIRETTO CON ISRAELE E GLI STATI UNITI. MEGLIO MANDARE AVANTI HOUTHI, HEZBOLLAH E TERRORISTI DI HAMAS (NON RICONDUCIBILI DIRETTAMENTE A LORO)...


     
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    IL MEDIO ORIENTE SUL FILO DEL RASOIO

    Stefano Polli per l’ANSA

     

    raid israeliano contro l ambasciata iraniana a damasco, in siria 8 raid israeliano contro l ambasciata iraniana a damasco, in siria 8

    I timori per un allargamento del conflitto in Medio Oriente hanno raggiunto ormai il livello d'allerta. La partita a scacchi tra Iran e Israele, combattuta anche e soprattutto a suon di missili e provocazioni varie, ha subito una nuova escalation e la paura espressa subito dopo il 7 ottobre sembra oggi più fondata che mai. Dopo il mattatoio a cielo aperto messo in atto da Hamas sul territorio israeliano era sembrato subito chiaro che uno degli effetti collaterali dell'attacco del gruppo terroristico palestinese sarebbe stato quello di portare Israele e Iran più vicini allo scontro, anche se non in maniera diretta ma attraverso una proxy war, una guerra per procura, sempre più accesa. È quello che sta accadendo.

     

    Prima di tutto l'attacco del 7 ottobre ha bloccato il dialogo tra Israele e Arabia Saudita sugli accordi di Abramo. Era un tentativo, sponsorizzato dagli Usa, per portare Riad dalla parte dell'Occidente dopo il riavvicinamento tra sauditi e iraniani, con lo scambio degli ambasciatori, portato avanti dalla Cina nel 'Grande gioco' dei nuovi equilibri geopolitici che si stanno creando dalla guerra in Ucraina in poi. L'Iran ha poi messo in campo tutte le milizie che controlla. Non solo l'orrendo 7 ottobre marcato Hamas, ma anche i missili degli Houthi nel Mar Rosso, gli attacchi di Hezbollah al confine nord di Israele e quelli delle varie milizie controllate dai pasdaran tra Sira e Iraq.

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    L'errore di Netanyahu - al quale tutto l'Occidente ha espresso la solidarietà e la vicinanza per il 7 ottobre e riconosciuto il diritto alla difesa - è stato quello di non ascoltare gli inviti pressanti degli alleati americani ed europei e dell'Onu per una risposta contro Hamas controllata e nel rispetto delle vite dei civili. Questo atteggiamento - e i quasi 35mila civili palestinesi morti a Gaza - ha allontanato il premier da Biden e dai leader europei anche se nessuno potrà mai dimenticare che all'origine di tutto c'è il 7 ottobre, un giorno di sangue che per Israele equivale all'undici settembre americano.

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    L'attacco di ieri al consolato iraniano a Damasco - attribuito da Teheran ad Israele - con l'uccisione dell'alto ufficiale iraniano Mohammad Reza Zahedi ha portato nuove minacce di 'vendetta' da parte di Teheran. In Iran sanno però bene che dovranno misurare la loro risposta perché gli ayatollah, nella loro ambigua politica, non hanno nessuna intenzione, nè il coraggio e le possibilità di andare ad un confronto diretto con Israele. Così come è stato negli anni scorsi: meglio mandare avanti Houthi, Hezbollah ed Hamas.

     

    Ma la tensione continua a salire. Allo stesso modo la nuova uccisione di civili da parte di Israele con la morte di 7 volontari della Ong umanitaria World Central Kitchen rischia di far perdere definitivamente la pazienza a Washington, a Londra e in Europa nei confronti del premier israeliano che continua, tra l'altro, ad essere contestato anche in patria per la conduzione della guerra. La richiesta da parte di una fetta dell'opinione pubblica israeliana per nuove elezioni nel Paese che rappresenta l'unica democrazia della regione rende particolarmente difficile la situazione di Netanyahu.

     

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    In realtà, dopo l'astensione sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, gli americani continuano a garantire armi come sempre ad Israele e questo è il vero spartiacque dei rapporti tra Washington e Tel Aviv. Sullo sfondo ci sono le elezioni americane con Biden e Trump che si contendono i voti degli elettori ebrei e musulmani e si tratta di voti che in alcuni Stati chiave potrebbero risultare decisivi. Ma le elezioni saranno il 5 novembre e una via d'uscita va trovata prima, il dialogo e i negoziati per un qualche tipo di tregua devono arrivare ad un punto di compromesso in tempi ragionevoli. Sette mesi sono molti, troppi per questo Medio Oriente che vive sul filo del rasoio.

     

    MEDIA IRAN, 'SALITI A 13 I MORTI NEL RAID A DAMASCO'

    (ANSA-AFP) - Il bilancio delle vittime dell'attacco aereo al consolato iraniano a Damasco è salito a 13, tra cui sette pasdaran. Lo hanno riferito i media statali iraniani che accusano Israele. "Nell'attacco effettuato dal regime sionista all'edificio consolare dell'ambasciata iraniana nella capitale siriana, sette iraniani e sei cittadini siriani sono stati uccisi", ha detto la televisione di stato. Un precedente bilancio riportava 11 morti.

     

    L'IRAN GIURA VENDETTA E ACCUSA ISRAELE DI UN ATTACCO AEREO CONTRO IL CONSOLATO SIRIANO

    Traduzione dell’articolo di Helen Regan, Hamdi Alkhshali and Tamara Qiblawi per www.cnn.com

     

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    L'Iran ha giurato di vendicarsi dopo aver accusato Israele di aver bombardato il complesso della sua ambasciata in Siria lunedì scorso, in un'escalation mortale delle tensioni regionali per la guerra a Gaza che ancora una volta sembra aumentare il rischio di un più ampio conflitto mediorientale.

     

    L'attacco aereo ha distrutto l'edificio del consolato nella capitale Damasco, uccidendo almeno sette funzionari, tra cui Mohammed Reza Zahedi, un comandante di alto livello delle Guardie rivoluzionarie iraniane (IRGC), e il comandante senior Mohammad Hadi Haji Rahimi, secondo il Ministero degli Esteri iraniano.

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    Zahedi, ex comandante delle forze di terra e dell'aviazione dell'IRGC e vice comandante delle operazioni, è l'obiettivo di più alto profilo ucciso da quando l'allora presidente americano Donald Trump ordinò l'assassinio del generale dell'IRGC Qassem Soleimani a Baghdad nel 2020.

     

    L'Iran e la Siria hanno accusato Israele di essere l'autore dell'attacco, con Teheran che ha avvertito di una "risposta seria" e il potente gruppo militante libanese Hezbollah, sostenuto dall'Iran, che ha dichiarato che l'attacco sarà accolto con "punizione e vendetta". L'Iran ha anche affermato che riterrà gli Stati Uniti "responsabili" per il loro sostegno a Israele.

     

    La Guida Suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che Israele sarà punito per l'attacco, mentre il Presidente Ebrahim Raisi ha detto che "non rimarrà senza risposta", ha riferito l'agenzia di stampa statale IRNA.

     

    L'IRAN GIURA VENDETTA PER IL MORTALE "ATTACCO ISRAELIANO".

    Traduzione dell’articolo di Isabelle Durso per www.the-express.com

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    In tutto il Medio Oriente sono scoppiate enormi proteste in cui sono state bruciate le bandiere americane. Foto e video mostrano centinaia di manifestanti che gridano slogan anti-israeliani e anti-statunitensi a Teheran, mentre bruciano bandiere statunitensi e israeliane in segno di frustrazione e rabbia.

     

    Le proteste arrivano dopo che lunedì un attacco ampiamente attribuito a Israele ha demolito il consolato iraniano a Damasco e ucciso otto persone, tra cui due generali iraniani. Israele ha rifiutato di commentare l'attacco aereo.

     

    Martedì l'Iran e uno dei suoi principali proxy hanno giurato di rispondere all'attacco, mentre il Consiglio supremo di sicurezza nazionale del Paese si è riunito per decidere una risposta "necessaria".

     

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    La TV di Stato iraniana ha riferito che la riunione era presieduta dal Presidente Ebrahim Rais, ma non ha fornito ulteriori dettagli.

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