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    TRUMP UNCHAINED - SCARICATO DA JOHN McCAIN E DA MEZZO PARTITO REPUBBLICANO, IL TYCOON ATTACCA I LEADER DEL GOP, LE TV, I SONDAGGI E HILLARY: "ORA CHE MI HANNO TOLTO LE CATENE POSSO COMBATTERE PER L’AMERICA A MODO MIO”. E LO INSULTANO PERCHE' SI 'APPROPRIA' DELLO SCHIAVISMO...


     
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    Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera

     

    TRUMP HILLARY TRUMP HILLARY

    Donald Trump rilancia su tutti i fronti. Attacca i leader del partito repubblicano, le tv, i sondaggi e, naturalmente, Hillary Clinton. Come sempre si affida a Twitter, a brevi messaggi taglienti destinati ai suoi 12 milioni e 342 mila follower. La prima frase promette un finale ancora più aspro di ciò che si è visto finora: «Ora che mi hanno tolto le manette posso combattere per l' America a modo mio».

     

    Lunedì scorso lo speaker della Camera dei rappresentanti, Paul Ryan, aveva convocato una teleconferenza con i parlamentari del partito per valutare il dibattito di domenica e lo scandalo suscitato dal video registrato nel 2005 con Trump che pronuncia frasi sessiste. «Io non difenderò più Trump», aveva detto Ryan.

     

    Dopodiché, probabilmente, avrà aperto l' ombrello aspettando la reazione del candidato che lui stesso e la base repubblicana hanno scelto nella Convention di luglio a Cleveland. Ed ecco la reazione di Trump. Primo passaggio: «Il nostro veramente debole e inefficace leader, Paul Ryan, ha tenuto una conferenza telefonica maldestra. I partecipanti si sono imbufaliti per la sua slealtà».

    HILLARY CLINTON TRUMP HILLARY CLINTON TRUMP

     

    Secondo concetto: «Nonostante la vittoria a valanga nel secondo dibattito, è difficile fare bene quando Paul Ryan e gli altri ti danno zero sostegno». Infine, la battuta più tagliente: «Con l' eccezione del tradimento di Bernie Sanders fuori dalla nomination, i democratici hanno sempre dato prova di essere più leali tra di loro rispetto ai repubblicani».

     

    A questo punto la rottura appare insanabile. Ma non è più solo un problema tra la leadership del partito e il front-runner per la Casa Bianca. Il «Great Old Party» è spaccato verticalmente. Intanto l' organismo di vertice, il National Republican Committee, presieduto da Reince Priebus, si è dissociato dalle parole di Ryan.

     

    Poi c' è lo psicodramma politico di quei senatori e deputati in corsa per riconquistare il seggio, perché l' 8 novembre si voterà anche per rinnovare una parte delle due Camere. Prendere ora le distanze da Trump significa rischiare di smarrire nelle profondità americane una quota di consenso che potrebbe risultare decisive. È una questione di «stamina», di fibra, come direbbe lo stesso Trump.

    DONALD TRUMP DONALD TRUMP

     

    Ecco allora il senatore dell' Arizona John McCain, in competizione per la riconferma, che non ha avuto dubbi: sabato ha ritirato il suo «endorsement». E ieri Trump gli ha dedicato uno dei suoi pensieri: «Il triviale senatore John McCain aveva implorato il mio appoggio durante le sue primarie. Io glielo avevo dato e lui aveva vinto. Adesso mi scarica per i miei commenti da spogliatoio».

     

    il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 6 il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 6

    In qualche modo fa eccezione anche il senatore texano Ted Cruz, il contendente più coriaceo delle primarie: il suo mandato scade nel 2018. Ma ieri ha deciso comunque di confermare l' appoggio a Trump, perché «Hillary Clinton è un disastro totale».

     

    Ma sul versante democratico, invece, si fatica a contenere l' euforia. Lo staff di Hillary sta moltiplicando gli sforzi per sfruttare il momento favorevole. Non senza esagerazioni. Sul New York Times , la candidata democratica usa addirittura toni messianici: «Io sono l' ultimo baluardo tra voi e l' Apocalisse» che minaccerebbe il Paese. Nello stesso tempo il partito mobilita tutte le risorse, in vista del terzo dibattito fissato a Las Vegas per il 19 ottobre.

     

    TRUMP TRUMP

    Ieri si è visto Al Gore in un comizio all' Università Miami Dade, in Florida, lo «swing state» per definizione, dove l' allora vice presidente di Bill Clinton perse la Casa Bianca per 537 voti. Per la volata finale rientra anche il presidente Barack Obama: ieri è intervenuto in Carolina del Nord.

     

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