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    PEZZI DI M-ERDOGAN - TRUMP SI CONGRATULA CON IL CAPOCCIA DI ANKARA PER LA VITTORIA AL REFERENDUM CHE TRASFORMERA’ LA TURCHIA IN UNA DITTATURA - E LUI FA IL BULLO CON L’EUROPA: “ABBIAMO SCONFITTO I CROCIATI” - L’OSCE DENUNCIA IRREGOLARITA’ NEL VOTO: “E’ UN RISULTATO FALSATO”


     
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    1 - TURCHIA: REFERENDUM; TRUMP SI CONGRATULA CON ERDOGAN

     (ANSA) - Donald Trump ha parlato ieri sera con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan congratulandosi per la sua vittoria nel referendum e discutere la risposta americana all'uso di armi chimiche da parte di Assad. Lo rende noto la Casa Bianca. Il tycoon ha ringraziato Erdogan per il sostegno all'azione Usa e i due leader hanno ''concordato sull'importanza di ritenere responsabile Assad''. I due presidenti hanno discusso anche la campagna anti Isis e la necessita' di cooperare contro tutti i gruppi che usano il terrorismo per raggiungere i loro fini.

     

    TURCHIA - SOSTENITORI DI ERDOGAN TURCHIA - SOSTENITORI DI ERDOGAN

    La nota della Casa Bianca sulle congratulazioni di Trump a Erdogan per la vittoria nel referendum fuga i dubbi su quanto scritto dalla stampa governativa di Ankara, che per prima aveva parlato della telefonata del presidente degli Stati Uniti al suo omologo turco, e contraddice quanto detto nella giornata di ieri dal portavoce Sean Spicer.

     

    Quest'ultimo aveva infatti detto che la Casa Bianca avrebbe atteso il rapporto degli osservatori internazionali sulle accuse di brogli al referendum in Turchia prima di esprimere un commento. ''C'e' una commissione internazionale che sta esaminando la questione e diffondera' un rapporto nel giro di 10-12 giorni. Aspetteremo e lasceremo che faccia il suo lavoro'', aveva spiegato Spicer.

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    2 - ERDOGAN: SCONFITTI I CROCIATI MA L' OSCE ACCUSA: IRREGOLARITÀ NEL REFERENDUM

    Davide Lerner per la Stampa

     

    Un risultato falsato dalla convalida di un milione e mezzo di schede non vidimate proprio agli inizi degli spogli, dalla mancanza di informazione imparziale anche da parte del servizio pubblico, da un clima generale di intimidazione nei confronti della campagna del «no».

     

    Questo il sunto dell' analisi targata Osce, l' Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa esposta ad Ankara dopo l' osservazione del referendum che consegna al Presidente Erdogan enormi poteri su tutti i rami dello stato a partire dal 2019. Un risultato atteso ma infine conseguito per il rotto della cuffia visto che il «sì» ha prevalso sul «no» con un risicato 51,4 a 48,6 per cento.

     

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    E arrivato malgrado pesanti sconfitte della campagna presidenzialista ad Istanbul, dove Erdogan aveva lanciato la propria ascesa politica da sindaco, oltre che a Smirne e nella capitale Ankara. Una vittoria a metà che si rifletteva nella prima conferenza stampa post-elettorale a Istanbul del presidente e nell' atmosfera nella sede centrale dell' Akp ad Ankara dove tradizionalmente arrivava a celebrare i trionfi elettorali.

     

    Stanche sono state anche le proteste dell' opposizione, scesa spontaneamente in piazza nei quartieri progressisti delle città principali per gridare alla frode elettorale, ma poi demoralizzata dalle scarse prospettive di ricorso oltre che dal prolungamento dello stato di emergenza che dura dal luglio scorso.

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    La forza polemica del presidente Erdogan, che si è scontrato duramente durante la campagna elettorale sia con l'opposizione interna che con Amsterdam e Berlino, è tornata a farsi sentire quando ha invitato gli osservatori Osce a «starsene al proprio posto». «In Occidente non avete mai visto un' elezione così democratica», ha detto, dopo aver visitato la tomba del mentore politico Necmettin Erbakan, padre dell' Islam politico turco.

     

    A scoraggiare chi pronosticava una distensione nei rapporti con l' Europa nella fase post-elettorale è arrivata anche l' apertura alla reintroduzione della pena di morte. «Sono pronto ad approvarla», ha detto Erdogan, «oppure a proporre un nuovo referendum sulla questione». Se lo facesse davvero sarebbe la fine del processo di adesione all' Ue, assicura una funzionaria che fino a poco tempo fa se ne occupava presso la Commissione europea.

     

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    Ma la cosa non sembra impressionare Erdogan, ora più che mai soprannominato il «Raiss»: «non ci importa se l' Unione europea blocca le procedure di allargamento», ha detto prima di ipotizzare un referendum anche sull' Ue. «Noi ascoltiamo Allah l' onnipotente, non Hans o George», ha aggiunto rivendicando un' indipendenza fieramente islamica in contrapposizione all' occidente «crociato».

     

    Nella giornata di ieri è già arrivato l' invito formale dell' Akp a Erdogan perché rientri nelle fila del partito abbandonando l' imparzialità richiesta al Presidente nei sistemi parlamentari. Uno sviluppo significativo perché in questo modo il Raiss potrà stilare le liste di candidati per le prossime legislative, assicurandosi un' influenza maggiore sul parlamento. L' altro elemento della riforma ad avere effetto immediato riguarda le nomine di magistrati al Consiglio Superiore della Magistratura turco: finiscono di fatto sotto il controllo del presidente.

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