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    ASPETTA E “SPEA” – UNA NUOVA TESTIMONIANZA RICOSTRUISCE IL “SISTEMA” DI MANCATI CONTROLLI CHE HA PORTATO ALLA STRAGE DEL PONTE MORANDI DI GENOVA. È QUELLA DI FABIO RIDENTE, EX INGEGNERE DI ASPI, CHE HA RIVELATO COME FUNZIONAVA IL MECCANISMO DEI CONTROLLI, IN CAPO A UN’ALTRA SOCIETÀ DEI BENETTON, “SPEA”: “I DATI SI PRENDEVANO PER BUONI E NON HO MEMORIA DI RICHIESTE DI APPROFONDIMENTI DA PARTE NOSTRA. NESSUNO CI DISSE DI NON COMPIERE VERIFICHE, ERA UN SISTEMA, IL VIADOTTO POLCEVERA ERA VISTO COME UN’OPERA PARTICOLARE…”


     
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    Estratto dell’articolo di Matteo Indice per www.lastampa.it

     

    PONTE MORANDI PONTE MORANDI

    Alla fine si torna sempre lì, al concessionario privato che controllava se stesso, peraltro senza particolari approfondimenti. È il senso della testimonianza raccolta ieri in tribunale al processo sulla strage del Ponte Morandi (43 vittime il 14 agosto 2018 nel crollo del viadotto sull’A10).

     

    In aula è stato infatti sentito Fabio Ridente, ingegnere, da settembre 2015 fino a gennaio 2023 in organico all'Unità tecnica di Autostrade per l'Italia nella direzione del tronco ligure. Ridente è stato chiamato come testimone difensivo da tre inquisiti: l’ex responsabile esercizio per il 1° tronco Federico Zanzarsi e gli ex direttori della medesima divisione Riccardo Rigacci e Stefano Marigliani. L’obiettivo […] è dimostrare che la sorveglianza alle infrastrutture presenti nelle tratte liguri era di fatto tutta in capo a Spea Engineering (società del Gruppo Atlantia un tempo come Aspi e delegata ai monitoraggi) […]

     

    «Non so se avremmo potuto disquisire sugli esiti dei rilievi Spea - precisa quindi Ridente - . Io sono entrato in un meccanismo in cui i dati si prendevano per buoni E Non ho memoria di richieste di approfondimenti da parte nostra».

     

    ponte morandi genova ponte morandi genova

    Chiede quindi Paolo Lepri, presidente del collegio dei giudici: «Ma voi guardavate periodicamente i rapporti trimestrali Spea?». Il testimone: «Le singole schede no». Di nuovo Lepri: «E se un ispettore avesse dettagliato esiti significativi da un’ispezione del Morandi?». «Non sono mai entrato nel merito dei difetti segnalati per ogni opera».

     

    Ancora il magistrato: «Ma allora come capivate se un voto (coefficiente di sicurezza, ndr) assegnato in un momento storico era coerente con quelli espressi in precedenza? «Non analizzavamo, bastava ciò che diceva Spea». Lepri: «Allora in cosa consisteva il monitoraggio della vostra Unità tecnica?». E Ridente a quel punto spiega che loro focalizzavano solo questioni procedurali e «non operative».

     

    PONTE MORANDI PONTE MORANDI

    Il giudice non si rassegna: «Ma per esempio sul retrofitting (il progetto di ristrutturazione dei tiranti fatalmente rinviato fino al disastro, ndr), che tipo di relazione avevate con il centro? […]». Ridente non arretra: «Fattivamente non ci siamo mai davvero preoccupati di quale fosse lo stato di avanzamento, non siamo mai entrati nel merito».

     

    È poi un avvocato di parte civile a porre una domanda fondamentale: «Ve lo disse qualcuno, di non compiere verifiche critiche sui dati Spea?». Risposta: «Nessuno di specifico, era un sistema». […]  «In organico eravamo 17-18, dei quali cinque ingegneri e molti geometri. Cosa facevano i geometri? Bella domanda... poi il mondo è cambiato... diciamo che si occupavano di sorveglianza sui fabbricati, seguivano la manutenzione su pensiline, segnaletica o sfalcio». Infine: «Il viadotto Polcevera era visto come un'opera particolare e trattata in modo peculiare». […]

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