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    MIGRANTI MA TANTI TANTI - UNO GRUPPO DI PROFUGHI SI ERA STABILITO SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA: TEMEVANO DI ESSERE IDENTIFICATI - QUANDO LA POLIZIA E’ INTERVENUTA SONO SCAPPATI, DIREZIONE FRANCIA, E NON SONO BASTATI I LACRIMOGENI A FERMARLI


     
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    MIGRANTI ACCAMPATI SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA MIGRANTI ACCAMPATI SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA

    Lorenza Rapini per “la Stampa”

     

    Sono partiti in 370, nel cuore della notte. Obiettivo: fuggire dalle ruspe che soltanto poche ore dopo hanno sgomberato il loro «villaggio» improvvisato sul greto del fiume Roja sotto al viadotto del cavalcavia e scappare anche da una eventuale identificazione. Direzione: Francia. Una fuga che i poliziotti hanno tentato di interrompere ma che i lacrimogeni non sono riusciti a bloccare. A Ventimiglia, dove per motivi di igiene pubblica ieri era prevista la pulizia straordinaria del greto del fiume diventato il «villaggio» dei migranti, i profughi verso l' una e mezza, nel buio, sono fuggiti.

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    Si sono incamminati lungo corso Limone Piemonte. Poliziotti e carabinieri li hanno intercettati poco dopo. In tenuta antisommossa, pronti a intervenire. Il gruppo compatto è stato in parte «allargato» dal lancio dei lacrimogeni. Ma non disperso.

     

    La marcia pacifica non è stata bloccata, il blitz delle forze di polizia è fallito. I migranti anzi hanno raggiunto il greto del fiume Roja. Qualche centinaio di metri più a monte, hanno lasciato il corso d' acqua principale e imboccato l' affluente Bevera. Hanno aspettato l' alba sempre con i piedi a bagno, all' altezza della frazione di Torri. A osservarli, a poca distanza, ancora agenti e militari.

     

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    Poi gli stranieri si sono dispersi: in parte hanno proseguito risalendo il Bevera, un folto gruppo è sceso verso il Roja, dirigendosi verso monte e sparendo nella vegetazione del fiume. A poche centinaia di metri in linea d' aria, il confine francese. I migranti si sono accampati in piccoli gruppetti nei boschi ai piedi del Monte Grammondo e probabilmente cercheranno, nella notte e a piccoli gruppi, di varcare il confine lungo i numerosi sentieri che si inerpicano nell' entroterra. Tanti sarebbero andati verso Sospel.

     

    In testa alla fuga, una sorta di marcia pacifica, alcuni No Borders. Per la polizia è impossibile che i profughi si siano messi in cammino da soli, visto che non conoscono il territorio, mentre gli attivisti sottolineano che «la scelta di sgomberare è stata un' azione priva di progettualità, uno spostare il "problema". Si parla di centinaia di persone che hanno deciso di superare il confine poiché privi di alcuna alternativa, se non quella di incamminarsi per i greti dei torrenti».

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    «Ventimiglia non ne può più - commenta il sindaco Enrico Ioculano, che rinnova il suo appello al governo - Bisogna diminuire il più possibile gli arrivi». Poi, il sollecito affinchè la parrocchia interrompa a Sant' Antonio alle Gianchette l' ospitalità di donne e minori: presto potranno spostarsi al centro d' accoglienza al Parco Roja, che a giorni passerà da 306 a 500 posti: «Inevitabile - ancora il primo cittadino - che nei pressi sostino continuamente i profughi, parenti o amici. Il quartiere ha diritto di tornare alla normalità».

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    Per la prima volta, ieri, si è registrata una frattura tra diocesi e Comune: il vescovo di Ventimiglia Sanremo in questi ultimi anni è sempre stato in prima linea nel sostegno ai migranti, in molte occasioni ha fatto da mediatore tra forze di polizia e stranieri (uno tra tutti a fine estate 2015, quando convinse un gruppo di profughi sugli scogli a lasciare pacificamente l' area). Ieri, prima ha dato ragione agli stranieri, auspicando che la Francia dia loro «una risposta di umanità e accoglienza», poi ha proposto di ospitare i migranti all' ex convento dei Frati Maristi (non lontano dall' accoglienza organizzata dalla Prefettura allestito al Parco Roja), incassando però il «no» della giunta.

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    Non è una competenza comunale, ma vista la collaborazione di questi anni e la comunione d' intenti, evidentemente il vescovo ha voluto tastare il terreno.

    «Una proposta che non condividiamo - interviene il sindaco Ioculano - il centro di accoglienza c' è già. L' amminsitrazione è favorevole a una riconversione della struttura per l' accoglienza di persone vulnerabili residenti sul territorio».

    Insomma, questa volta prima gli italiani, secondo il Comune.

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