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    VOLANO GLI AVVOLTOI SUL BULLETTO – SE IL PD VA SOTTO IL 20%, RENZI SALTA (E GENTILONI VA A CASA). E GIA’ SCALDANO I MUSCOLI (RIGOROSAMENTE DI NASCOSTO) SIA DELRIO SIA MINNITI – MATTEO RISCHIA IL POSTO ANCHE SE NELLE URNE PRENDE MENO VOTI DI BERSANI: LA “SOGLIA SIMBOLO” E’ IL 25,4% DEL 2013


     
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    Fabio Martini per La Stampa

     

    renzi pd renzi pd

    Nella decennale storia del Pd il 18 dicembre 2017 potrebbe diventare una data da appuntare sul calendario, per la sovrapposizione nelle stesse ore di due eventi diversi tra loro ma destinati a lasciare il segno: da una parte la dissociazione del ministro Pier Carlo Padoan dal "giro d' Italia" pro-Etruria di Maria Elena Boschi; dall' altra la disponibilità (informale) del leader Cinque Stelle Luigi Di Maio a fare accordi di governo anche col Pd, purché Matteo Renzi sia out. Eventi diversi ma che convergono su uno scenario per il momento dimenticato: una sconfitta netta del Pd alle prossime elezioni potrebbe accelerare un cambio della guardia alla guida del Pd.

     

    renzi franceschini renzi franceschini

    Certo, i possibili successori di Matteo Renzi non sono impegnati in qualche fumosa stanza ad ordire trame, ma in qualche modo fa notizia l' atteggiamento assunto in queste ore dai potenziali candidati al dopo-Matteo. Nelle ultime 48 ore i ministri di punta del governo, che sono anche i tre personaggi con ambizioni da leader - Dario Franceschini, Graziano Delrio e Marco Minniti - non hanno speso una parola in difesa. Ma quando un leader è sotto attacco, le dichiarazioni per agenzia degli amici di partito rappresentano se non proprio un balsamo, un segnale rituale ed elementare di solidarietà.

     

    MARCO MINNITI E MATTEO RENZI MARCO MINNITI E MATTEO RENZI

    Da qualche giorno, sulla base di tutti i sondaggi, sta cominciando a cedere la "linea del Piave" del Pd, ossia la prospettiva di eguagliare quantomeno quel 25,4% ottenuto dal partito a guida Bersani alle Politiche 2013, il peggior risultato nella storia di questo partito.

     

    Sostiene il professor Paolo Natale, autore di un recente libro su Pd: «Oggi le stime demoscopiche, quelle peraltro più benevole, danno il Pd uno-due punti sotto il 2013. Ma se si riducesse a una percentuale vicino al 20%, sarebbe una vera disfatta, cui si potrebbe porre rimedio solo con l' allontanamento più o meno coatto di Renzi».

     

    matteo renzi delrio matteo renzi delrio

    Una caduta cruenta di Renzi prima delle elezioni? Dice l' ex ministro Giuseppe Fioroni: «Ogni tentennamento farebbe il gioco degli avversari del Pd. Renzi ha un consenso nel Paese: su quello occorre investire, mentre segnali contraddittori ci farebbero perdere anche quei consensi lì».

     

    Insomma i conti si faranno dopo le elezioni e quel punto, secondo un conoscitore delle dinamiche interne della sinistra come Peppino Caldarola, direttore della dalemiana "Italianieuropei", resterebbe un solo scenario: «In caso di sconfitta, escludendo una transizione con lunghi congressi, lo scenario è quello che porta rapidamente a Graziano Delrio, protagonista della storia renziana, ma con un profilo diverso. Collegato al mondo prodiano e capace di ricucire con i Liberi ed eguali».

     

    BEPPE FIORONI BEPPE FIORONI

    E se Delrio appare in pole position nel futuribile dopo-elezioni, Marco Minniti (candidato per diverse "posizioni") in un incontro a porte chiuse organizzato dalla Luiss ha spaziato su concetti a tutto campo, dalle «parole che consumano la politica», alla «cosa peggiore in politica è restare soli», confermando una volta ancora di essere un politico a tutto tondo, non comprimibile nel recinto del "supertecnico" nel quale prova a rinchiuderlo Massimo D' Alema.

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