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    CONTRORDINE: BERE CAFFÈ NON FA MALE. ANZI AIUTA A CONTRASTARE ANCHE L’ALZHEIMER E IL PARKINSON - DA SECOLI I DOTTORI METTONO ALLA SBARRA LA CAFFEINA PER LE SUE PROPRIETÀ DANNOSE, MA OGGI LA SCIENZA FA DIETROFRONT E SCAGIONA LA BEVANDA PIÙ CONSUMATA AL MONDO


     
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    Sonia Montrella per www.agi.it

     

    caffè caffè

    Da secoli scienziati e dottori mettono alla sbarra la caffeina per le sue proprietà dannose, ma oggi la scienza fa dietro front e scagiona la bevanda più consumata al mondo. Mentre cresce il livello di allerta sugli energy drink, consumati sempre più spesso da adolescenti e bambini, nuovi studi riabilitano il caffè, assicurando non solo che 4-5 tazze al giorno (si parla di caffè americano, non di espresso) sono del tutto innocue. Ma addirittura, nella maggior parte delle persone aiutano a regolare i ritmi circadiani, quelli responsabili del nostro ciclo sonno-veglia, e aiutano a contrastare malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

     

    Si può morire di caffeina?

    E’ vero che in alcuni casi la caffeina può uccidere, e che questo ne fa una delle sostanze più comuni in caso di suicidio, ma bisogna assumere all’incirca 10 grammi di caffeina. Una tazza di caffè ne contiene 100 milligrammi, ovvero 0,1 grammi. In altre parole è necessario bere 100 caffè in rapida successione per morirne.

    caffè caffè

    Sulla pericolosità della caffeina (o meglio del tè) si interrogava già nel 18esimo secolo anche re Gustavo III di Svezia che condusse degli esperimenti dai quali emerse come la morte per caffeina fosse un evento eccezionalmente raro per persone sane che bevono dosi normali di  bevande contenenti caffeina.

    Il re, che era contrario al consumo di tè e caffè, voleva dimostrare la pericolosità della sostanza e lo fece proponendo a due gemelli la libertà in cambio della loro partecipazione allo studio. Uno dei fratelli avrebbe dovuto bere tre tazze di tè al giorno, l’altro 3 dosi di caffè. Gustavo III morì assassinato nel 1792, mentre i due assidui consumatori di tè  e caffè vissero fino a oltre gli 80 anni. E negli anni ’20 del 1800 la Svezia eliminò il bando del caffè.

    Più di recente, nel 2016, uno studio ha esaminato pazienti considerati ad alto rischio di aritmia cardiaca. Dopo aver somministrato loro 500 milligrammi di caffeina nel giro di 5 ore, i ricercatori hanno rilevato che nessuno dei pazienti aveva mostrato un aumentato rischio di battiti irregolari.

    Qual è il limite?

    caffe lascia le macchie caffe lascia le macchie

    Per alcuni 5 tazze di caffè sono l’ideale per restare concentrati e attivi per tutti il giorno, per altri ne bastano tre per trascorrere la notte in bianco. Qual è allora la giusta dose? E’ iscritto nel genoma di ognuno di noi. Negli ultimi anni i ricercatori hanno individuato delle variazioni specifiche nel genoma umano che permettono alle persone di metabolizzare la caffè più velocemente. Ciò vuol dire che ognuno di noi ha un diverso modo per assorbire la caffeina e che “per coloro che non riescono a metabolizzarla in fretta, una o due tazze al giorno equivalgono a 8”, ha dichiarato a Quartz Marilyn Cornelis, professoressa della Northwestern University. Secondo uno studio del 2016, coloro che assumono grandi quantità di caffè ogni giorno, sono persone che riescono a metabolizzare bene la caffeina al punto da sentire il bisogno di berne di più per godere degli effetti benefici.

     

    Un pericolo per i più piccoli

    te e caffe riducono assorbimento dei minerali te e caffe riducono assorbimento dei minerali

    Ma se il caffè sembra innocuo per gli adulti, non è lo stesso per i bambini, per due motivi: il loro cervello è ancora in fase di sviluppo e, in genere i bimbi tendono a consumare diverse bibite contenenti caffeina. Studi condotti sugli animali hanno dimostrato che i danni che potrebbero verificarsi non riguardano solo il ritmo sonno-veglia. I cuccioli di ratti cui è stata somministrata una massiccia dose di caffeina hanno sviluppato sintomi legati ad ansia e un innalzamento dell’ormone dello stress tipico delle persone che vivono una sindrome post-traumatica. In più, queste cavie hanno mostrato una maggiore sensibilità alla cocaina, suggerendo che la caffeina potrebbe fare da apripista per lo sviluppo di una dipendenza futura. Tutto ciò, hanno coperto gli scienziati, non avviene nelle cavie adulte.

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