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    DE BENEDETTI, QUANTE GRANE - PREPENSIONAMENTI A “REPUBBLICA”: ACCUSATI DI TRUFFA ALL’INPS, LA GUARDIA DI FINANZA SEQUESTRA I DOCUMENTI DELLA SOCIETÀ: TRA IL 2012 E IL 2015 SONO STATI CONCESSI PER DECRETO 187 PREPENSIONAMENTI DI POLIGRAFICI E 69 DI GIORNALISTI, TUTTI A CARICO DELLO STATO E DEGLI ISTITUTI DI PREVIDENZA - PRIMA, LE TASSE NON PAGATE CHE HANNO AFFONDATO I BILANCI 2017 - IL TITOLO HA PERSO IL 4,7%


     
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    1. ALTRA GRANA PER DE BENEDETTI

    Nino Sunseri per Libero Quotidiano

     

    DE BENEDETTI TITO BOERI DE BENEDETTI TITO BOERI

    Prima le tasse non pagate che hanno affondato i bilanci del 2017. Adesso i sospetti di una truffa all' Inps sul prepensionamento dei dirigenti. Non sono certo giorni facili in casa De Benedetti. Il gruppo editoriale raccolto intorno a Repubblica, molto caro all' Ingegnere, procede a slalom fra problemi con il ministero delle Finanze e ora con l' Inps. Ieri ha ricevuto la vista della Guardia di Finanza. C' è un sospetto di truffa che diventa ancora più amaro considerando che Tito Boeri è stato direttore scientifico della Fondazione Rodolfo De Benedetti fino al 28 marzo 2015 quando fu chiamato da Renzi a guidare l' ente di previdenza.

     

    Insomma un brutto pasticcio per il quotidiano di cui Tito Boeri è stato anche apprezzato editorialista. Ma soprattutto causa di nuovi imbarazzi per una casa che fatto della legalità e del rispetto delle regole la cifra di comportamento e anche la chiave del successo in edicola. Altri tempi.

     

    mario calabresi carlo de benedetti mario calabresi carlo de benedetti

    Ora invece i lettori si stanno assottigliando e, contemporaneamente vengono fuori comportamenti su cui la Procura di Roma ha acceso un faro. Un' altra tegola dopo la condanna per evasione fiscale. La pena è stata patteggiata con il pagamento di 175,3 milioni. Uno sconto sulla condanna di 388,6 milioni. Che brutte storie per un' azienda che aveva sempre affermato la propria diversità rispetto all' Italia alle «vongole». Ora rischia di finire nel piatto fumante.

     

    L' inchiesta della magistratura parte da una segnalazione degli ispettori dell' Inps. I sospetti nascono dalla girandola di fusioni (ultima delle quali con la Stampa) con ha portato a Gedi. Le variazioni di perimetro, secondo l' accusa, venivano sfruttate per cambiare anche i ruoli dei dirigenti. Circa 200 sono stati incentivati a scendere di un gradino per diventare quadro e talvolta anche poligrafico. In questa maniera potevano andare in cassa integrazione e poi essere prepensionati a spese dell' Inps. Il danno presunto per l' ente presieduto da Tito Boeri è di una trentina di milioni.

     

    carlo de benedetti repubblica carlo de benedetti repubblica

    Naturalmente le accuse andranno provate. Ma certo la situazione non è comoda. Soprattutto dopo la multa per le tasse non pagate nel 1991 al momento della fusione fra Repubblica e la Cartiera di Ascoli. Un' altra operazione fatta con troppa disinvoltura. La notizia della perquisizione è costata un ribasso del 4,73% al titolo Gedi a 0,483 euro. Lo scivolone porta al 40% il ribasso in un anno.

     

    La caduta che si sta trasformando in valanga considerando che metà del ribasso (20%) è stato realizzato nell' ultimo mese. Spaventa soprattutto il terremoto che ha coinvolto un gruppo che per quarant' anni si era distinto per la stabilità: due direttori dopo Scalfari, un paio di amministratori delegati. Lunghe presidenze. Adesso sembra il bar di Guerre Stellari: vice direttori che vanno via dopo tre mesi, forse perchè non hanno ottenuto la direzione. Eugenio Scalfari che litiga con Carlo De Benedetti che, a sua volta, incassa la censura del figlio Rodolfo. Un blasone che si appanna. I lettori che si fanno meno numerosi.

     

     

    2. PENSIONAMENTI SOSPETTI, LA GDF A «REPUBBLICA»

    Fabio Amendolara per la Verità

     

    rodolfo de benedetti rodolfo de benedetti

    Hanno messo le mani sui conti economici e sui contratti dei dipendenti prepensionati o trasferiti ad altre mansioni. Per verificare la correttezza delle attività che hanno permesso all' allora gruppo Espresso - oggi Gedi spa dopo la fusione con Italia editrice che edita La Stampa e Il Secolo XIX - , e alla controllata Manzoni pubblicità, di accedere alle provvidenze statali e alle facilitazioni contributive previste dal riconoscimento dello stato di crisi nel settore dell' editoria tra il 2012 e il 2015, gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria di Roma, ieri mattina, hanno perquisito la sede amministrativa dell' azienda.

     

    Lo stato di crisi dichiarato dal Gruppo editoriale della famiglia De Benedetti era farlocco? L' ipotesi della Procura di Roma (l' inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall' Olio) è «truffa ai danni dell' Inps».

     

    L' indagine nasce da una sofferta inchiesta interna avviata dall' istituto di previdenza nel mese di maggio del 2016, dopo una denuncia via mail di un dipendente del gruppo di Marco De Benedetti inviata direttamente al presidente Tito Boeri. Per comprendere fino in fondo la delicatezza della faccenda va ricordato che il presidente dell' Inps è stato per anni editorialista del quotidiano Repubblica e che è direttore scientifico in aspettativa della fondazione De Benedetti.

    monica mondardini carlo de benedetti monica mondardini carlo de benedetti

     

    Dopo la segnalazione via posta elettronica i vertici dell' istituto previdenziale hanno deciso di approfondire le accuse, a una condizione: che gli stessi accertamenti fossero estesi ad altri gruppi, a partire da Sole 24 ore e Rcs.

     

    Nella denuncia si delineava un quadro inquietante: organici aziendali gonfiati pochi mesi prima della dichiarazione dello stato di crisi e personale spostato da una società all' altra per attingere a piene mani alla Cassa integrazione e attivare contratti di solidarietà. E ancora: dirigenti demansionati sulla carta a poligrafici per poterli prepensionare, in qualche caso anche senza l' età giusta.

     

    E così, dopo una prima verifica positiva, le direzioni competenti dell' Inps cominciano a cercare i primi riscontri che finiscono, nero su bianco, in una segnalazione al ministero del Lavoro, firmata da Massimo Cioffi, ex direttore generale dell' Inps poi rimosso dopo un lungo braccio di ferro con il presidente Boeri. La segnalazione arriva anche in Procura.

     

    MASSIMO CIOFFI MASSIMO CIOFFI

    E ora i riflettori sono puntati su due operazioni di ristrutturazione dell' azienda che avrebbe chiesto il riconoscimento di esuberi assumendo altro personale poco prima, anche dall' esterno del gruppo. Nella segnalazione Cioffi riportava anche i nominativi di sette dirigenti trasformati in «quadro» per essere messi in panchina in anticipo: secondo gli accertamenti delle direzioni dell' Inps i nuovi lavoratori «assunti» non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine.

     

    Ma tra il 2012 e il 2015 sono stati concessi per decreto al gruppo editoriale L' Espresso e alla Manzoni Spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, tutti a carico dello Stato e degli istituti di previdenza di appartenenza (Inps e Inpgi), mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà. Il danno che avrebbe subito l' Inps sarebbe stato quantificato in circa 30 milioni di euro.

     

    Da Gedi Spa ieri hanno comunicato alle agenzie di stampa che l' ufficio del personale del gruppo sta fornendo piena collaborazione agli inquirenti per consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti indicati dalla Procura nel decreto di acquisizione della documentazione. E sostengono di essere certi di dimostrare «l' assoluta regolarità delle pratiche». Il titolo ha perso il 4,7% in Borsa.

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