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    SPUTTANESCION POSTUMA - ESCE NEGLI STATI UNITI UNA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA DELLA LEGGENDA DELLA FOTOGRAFIA RICHARD AVEDON, MORTO NEL 2004 - L’AUTRICE È NORMA STEVENS, SUA ASSISTENTE E AMICA, CHE RIVELA TUTTO: AVEDON ERA GAY, AVEVA MILLE AMANTI ANCHE FAMOSI - BARBARA COSTA: “CHE FOSSE BISEX SI SAPEVA MA IL LIBRO E’ UNA VIGLIACCATA PER DUE MOTIVI…”


     
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    Barbara Costa per Dagospia

     

    richard avedon richard avedon

    Un mostro sacro sputtanato davanti al mondo intero. Richard Avedon, divinità della fotografia, insozzato da chi più si fidava. Esce negli Stati Uniti una sua biografia non autorizzata, e l’autrice è Norma Stevens, l’assistente di Avedon, sua amica, forse davvero sua confidente.

     

    Avedon è morto nel 2004, e cosa ci deve dire oggi la signora Stevens? Che Avedon era un bugiardo, uno che aveva una vita segreta, uno che si spacciava per eterosessuale invece era frocio, frocissimo, e la Stevens ci informa pure dei suoi amanti, fa nomi e cognomi, e tra i compagni di letto di Avedon ne spicca uno famoso, il regista Mike Nichols.

    prince by richard avedon prince by richard avedon

     

    Eccolo qui, Richard Avedon, un immortale in vita e un genio assoluto, svelato in tutta la sua intimità. Un libro che è una vera vigliaccata, e per due motivi: primo, è scritto da una delle persone che è stata più vicina a Avedon, e secondo, lo smerda e lo mette alla berlina quando lui non può più difendersi. Richard Avedon ha avuto due mogli e un figlio.

     

    pier paolo pasolini by richard avedon pier paolo pasolini by richard avedon

    La sua eredità è gestita da una fondazione che ha immediatamente contestato il libro, tentando di bloccarne l’uscita, ma invano. La casa editrice ha risposto picche, al massimo correggerà gli errori che infestano le pagine. Va detto infatti che questo libro è pieno di inesattezze e menzogne da far accapponare la pelle: menzogna suprema quella della presenza di Norma Stevens accanto a Avedon quando lui è morto, quando tutto il mondo sa che Avedon ha avuto un ictus a San Antonio, Texas, sul set, mentre lavorava, morendo in ospedale due giorni dopo, e si sa chi era con lui e chi no.

    norma stevens assistente di avedon norma stevens assistente di avedon

     

    La pettegola e mendace Stevens oggi dice che è vero, che lei quel giorno non era con lui ma a New York, e come questa, chissà quante altre cazzate avrà inventato per far apparire Avedon in tutte le sue bassezze e mediocrità di uomo, lei che dovrebbe solo ringraziare Dio per aver avuto la fortuna di lavorare e imparare da un talento simile.

     

    marilyn monroe by richard avedon marilyn monroe by richard avedon

    Richard Avedon era la persona meno chiacchierona e mondana che esistesse: qualche confidenza alla Stevens l’avrà pure fatta, erano amici, e oggi questa stronza lo ripaga sputtanandone vita e nome per soldi. Magari quando ha avuto l’ictus la Stevens non era con Avedon perché lui non la sopportava più, chissà.

     

    marella agnelli by richard avedon marella agnelli by richard avedon

    Che Avedon fosse se non gay, almeno bisessuale, nell’ambiente si sapeva: ma Avedon era un uomo riservatissimo, geloso della sua privacy, un aristocratico, un vero signore, e uno stakanovista della perfezione lavorativa. Non c’è intervista in cui parli di sé, né delle persone dello spettacolo e della politica che conosceva.

    john galliano by richard avedon john galliano by richard avedon

     

    Richard Avedon ha lasciato una sua autobiografia, “An autobiography of RA”, un libro fotografico dove non la sua vita, ma cosa significava per lui vivere, è dipanato nel sorriso che si accende e pian piano inevitabilmente si spegne sui visi dei suoi soggetti, che siano gente comune, suo padre divorato dal cancro, modelle tra le più famose al mondo.

     

    janis joplin by richard avedon janis joplin by richard avedon

    Molte sue fotografie trasmettono un erotismo congelato: col suo stile marcatissimo, Avedon ha reso seducente e assurdamente desiderante la morte, e tutto proviene da quelle prime foto fatte in guerra, quando fotografava i cadaveri. Quella luce fredda e crudele che avvolge modelle e star del cinema e presidenti americani, è quella della stanza delle autopsie mai dimenticata, e trasmessa su corpi di modelli e modelle nudi, come ghiacciati, fermi nel loro ultimo, estremo flusso di energia.

    dorian leigh by richard avedon dorian leigh by richard avedon

     

    Andy Warhol, ritratto dopo essere scampato alla morte, è negli scatti di Avedon uno zombie: protagoniste della foto sono le sue cicatrici, il suo corpo spogliato, segnato. Avedon ha ritratto tutti i presidenti da Eisenhower a Bush Jr., ma imbalsamandoli, e strano che la Stevens nel suo libro non l’abbia infilato nel letto di qualche Kennedy, destino che biografi bugiardi impongono a chiunque sia stato sessualmente attivo negli anni ’60.

     

    Sul lavoro, Avedon era una iena: con le donne era acidissimo, si dice che solo Marilyn Monroe sia scampata alla sua misoginia. Avedon massacrava chi aveva davanti all’obiettivo, tutti avevano paura di lui ma tutti ambivano ad esserci, perché sapevano che un solo scatto di Avedon avrebbe regalato loro fama imperitura. Ma sul set se la facevano sotto davanti a lui, e Henry Kissinger arrivò a piagnucolare come un bimbetto, e un intimidito Pasolini si fece accompagnare da Oriana Fallaci, che conosceva Avedon, seppur superficialmente.

    donald trump by richard avedon donald trump by richard avedon

     

    Lo studio di Avedon era spettrale: bianche le pareti e i mobili e ogni cosa, lui vi regnava da monarca assoluto, e non sarà certo questo libro a scalfirne il mito. Ci avevano già provato in vita a distruggerlo, nel 1993, quando la nuora assetata di fama e soldi, lo accusò non solo di omosessualità (come se fosse una colpa), ma addirittura di pedofilia nei confronti dei nipoti.

     

    Accuse finite in tribunale e poi nel nulla, Avedon Jr. prese le difese del padre, dicendo che la moglie era “una schizzata”, che puntava ai milioni, infatti per la precisione ne voleva cinque. Finirono a scornarsi per il divorzio. Aveva ragione Montanelli: i geni non dovrebbero mai mettere su famiglia e a questo punto, nemmeno circondarsi di collaboratrici che li infangano da morti, e sempre e solo per il maledetto denaro.

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