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    GERUSALEMME SUL RED CARPET. LA MINISTRA DELLA CULTURA ISRAELIANA SI PRESENTA A CANNES CON UN VESTITO CHE RACCONTA LA STORIA DELLA CITTA’ SANTA: DALLA SPIANATA DELLE MOSCHEE AL MURO DEL PIANTO. ED E’ SUBITO POLEMICA


     
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    Davide Frattini per il Corriere della Sera

     

    Miri Regev cannes Miri Regev cannes

    Mentre all' aeroporto Ben Gurion i cerimonieri srotolano il tappeto rosso da 80 metri che lunedì accoglierà Donald Trump, la ministra della Cultura israeliana ha trasformato la passerella porpora di Cannes in una cavalcata politica. Miri Regev si è presentata all' inaugurazione del Festival cinematografico con un vestito disegnato dallo stilista Aviad Arik Herman, tagliato su misura della sua ideologia oltranzista e nazionalista.

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    La gonna che sfiorava la moquette calcava pesante sulla questione più complessa del conflitto israelo-palestinese con la veduta panoramica di Gerusalemme stampata nel tessuto, la cupola dorata sulla Spianata delle Moschee e le mura della Città Vecchia in bella vista.

     

    Se il presidente Trump esita a mantenere la promessa proclamata in campagna elettorale («sposterò l' ambasciata americana a Gerusalemme»), Regev si è cucita addosso quello che il Parlamento israeliano ha sancito con un voto nel 1980: la città è «la capitale unica e indivisibile» dello Stato israeliano, comprese le zone arabe catturate ai giordani nel giugno del 1967.

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    Queste aree sono ancora considerate contese dal Dipartimento di Stato a Washington e dalla diplomazia internazionale, lo status di Gerusalemme da definire in un accordo di pace con i palestinesi, anche loro la pretendono come futura capitale.

     

    La ministra spiega che il manifesto stilistico-politico è anche una reazione alle decisioni dell' Unesco: l' organismo delle Nazioni Unite ha votato una serie di risoluzioni che negano i legami di Gerusalemme con l' ebraismo e non citano il Muro del Pianto «liberato cinquant' anni fa» ricorda Regev. Quando il 7 giugno i paracadutisti raggiunsero gli antichi macigni incastrati uno sopra l' altro, quelle pietre che puntellano da un paio di millenni la speranza e la volontà degli ebrei di tornare a pregare qui e che sorreggono anche la Spianata, il terzo luogo più sacro per l' Islam.

    MIRI REGEV MIRI REGEV

     

    L' abito monumentale è stato attaccato sui social media dai palestinesi (che hanno diffuso i fotomontaggi dove al posto di Gerusalemme sono riprodotti i bombardamenti di Gaza o il muro eretto dall' esercito che taglia i quartieri arabi della città) e dalla sinistra israeliana. I sostenitori del premier Benjamin Netanyahu l' hanno invece celebrato come «il miglior vestito dell' anno».

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