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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ‘MY ITALY’ È UN FILM BUFFO E CREATIVO SU QUATTRO ARTISTI (E ACHILLE BONITO OLIVA COME CICERONE) CONVINTI CHE SI STIA GIRANDO UN FILM SU DI LORO. BRUNO COLELLA È UNO DEGLI ULTIMI EROI CINEMATOGRAFICI CHE RESISTONO ALL’OMOLOGAZIONE DELLA COMMEDIA


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    My Italy di Bruno Colella

     

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    Ricordate il Bar della Pace a Roma? Incrocio di artisti, registi, scrittori, musicisti dove regnava Achille Bonito Oliva. Questo film, My Italy, scritto, diretto e interpretato da Bruno Colella, assiduo frequentatore del Bar della Pace e amico di vecchia data di Achille Bonito Oliva, nonché regista di una serie di film strampalati ma stracultissimi che vanno da Amami con Moana Pozzi a Voglio stare sotto al letto con Michelle Hunzinker a Ladri di barzellette con Alvaro Vitali e Virginia Raffaele, sembra uscito da una serata al Bar della Pace.

    gli attori che appaiono in my italy gli attori che appaiono in my italy

     

    Non a caso come Cicerone c’è lo stesso Achille con tanto di sigaro proprio ai tavolini del bar. L’idea è questa Quattro artisti stranieri in Italia, ma di un certo prestigio, Mark Kostaby, Krszystof Bednarski, Thorsten Kirchhoff, vengono ingaggiati dallo stesso Colella per fare un film sul loro soggiorno in Italia. Ognuno di loro pensa di essere l’unico protagonista, un film sulla loro vita e sulle loro opere, mica male, con tanto di spiegone dotto di Achille.

     

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    Mentre le loro storie vanno avanti e ognuno di loro incontra buffi personaggi, un elenco che va da Nino Frassica a Rocco Papaleo, da Alessandro Haber a Luisa Ranieri, da Lina Sastri a Petra de Montecorvino, dai fratelli Bennato a Gragnaniello, da Piera Degli Esposti a Sebastiano Somma vestito da donna, Bruno Colella e il suo assistente, Marco Tornese, sono in Polonia a cercar soldi al ministero come fossero Totò e Peppino.

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     Si trovano di fronte il grande attore polacco Jerzy Stuhr, già toccato dal maestro Moretti, che non sembra così facile a sganciare sovvenzionamenti. Ma ha un punto debole. Una folle passione per Serena Grandi e i suoi film erotici anni ’70 e ’80. Così Colella fa venire da Roma Serena Grandi per la gioia di Jerzy Stuhr nella scena più stracult, credo, del recente cinema italiano.

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    Intanto i quattro artisti si muovono in un’Italia buffa e creativa facendo incontri più o meno veri. Fanno ridere perché sono assolutamente impacciati sia come attori sia come loro stessi che si mettono in scena e Colella non sembra proprio dare indicazioni.

     

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    Alla fine si ritroveranno tutti alla Casa del Cinema per la prima di un film di cui ognuno di loro pensa di essere protagonista. Bruno Colella si rivela uno degli ultimi eroi cinematografici che resistono all’omologazione della commedia e alla sua banalizzazione. Trash o camp o artista che sia. In sala dal 18 maggio.

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