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    “IUS SOLI”: IL VATICANO ORDINA, ALFANO ESEGUE – MONSIGNOR BECCIU: CITTADINANZA A CHI NASCE IN ITALIA. E ANGELINO: VOTEREMO “SI” ALLA LEGGE (TRE ANNI FA, PERO’, ERA CONTRARIO) - SENZA VOTO DI FIDUCIA, LA LEGGE RISCHIA DI DECADERE CON LA FINE DELLA LEGISLATURA


     
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    1. LA MEDIAZIONE DI MAURIZIO LUPI

    Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica

     

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    Sullo Ius soli, la Chiesa continua a chiedere alla politica responsabilità. Dopo il segretario della Cei Nunzio Galantino, ieri è intervenuto monsignor Angelo Becciu. «Aspettiamo la decisione del Parlamento italiano», ha detto il sostituto della segreteria di Stato della Santa Sede. Tuttavia la Chiesa vorrebbe «che si riconoscesse la dignità delle persone che arrivano in Italia». Che a chi nasce qui che «venga riconosciuta la cittadinanza».

    MONSIGNOR BECCIU MONSIGNOR BECCIU

     

    Nessuna polemica diretta con la Lega, nessuna risposta agli attacchi di Matteo Salvini, ma una posizione decisa. Che apre una breccia nell' atteggiamento finora poco chiaro di Alternativa popolare. «Il tema dello Ius soli risponde a una domanda esistente - ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano alla presentazione del libro del direttore della Stampa Maurizio Molinari - io sono a favore dello Ius culturae. Anni fa ho detto che l' Italia non può diventare una immensa sala parto e lavoro perché questo non succeda».

     

    «Se questo provvedimento arriverà all' esame finale del Senato - conclude il leader di Ap - chiederò al mio partito che si voti per il sì, proponendo dei correttivi come abbiamo già fatto alla Camera ». Per questo, il capogruppo di Alternativa popolare a Montecitorio Maurizio Lupi chiede alla Lega di ritirare gli 80mila emendamenti ed evitare il ricorso alla fiducia. Vorrebbe proporre nuove modifiche e strappare ancora qualcosa a una legge che è già stata rimaneggiata, e che è di fatto uno "Ius soli temperato" (la cittadinanza viene concessa a chi nasce da genitori già stabilmente in Italia con permesso di soggiorno regolare da cinque anni e per i ragazzi che concludono un ciclo scolastico).

     

    IUS SOLI IUS SOLI

    Se la legge non venisse blindata, però, è difficile che veda la luce entro questa legislatura. Così, la settimana prossima - quando il ddl arriverà in aula senza relatore - il governo potrebbe decidere di porre quattro questioni di fiducia, una per ogni articolo. La strada del maxiemendamento è impraticabile, perché significherebbe rimandare il testo alla Camera e vanificare tutto. Quella del dibattito parlamentare, infinita, visti il livello del dibattito e il numero degli emendamenti.

     

    Ieri, oltre a quella di monsignor Becciu, sono arrivate le dichiarazioni favorevoli alla legge del presidente dell' anticorruzione Raffaele Cantone, della radicale Emma Bonino, dei ministri Valeria Fedeli e Claudio De Vincenti. «Una norma di civiltà», è il coro, che deve però trovare appoggio nell' aula del Senato. Dove invece Forza Italia e Lega promettono battaglia durissima. I parlamentari del Movimento 5 stelle restano divisi, ma Beppe Grillo ha chiesto ai senatori l' astensione ed è difficile che venga sconfessato. La questione di fiducia, poi, toglierebbe loro ogni tentazione contraria.

    ALFANO LORENZIN COSTA ALFANO LORENZIN COSTA

     

    Soprattutto, è divisa la base del Movimento. Una parte chiede a gran voce dove può - sul blog, sulle pagine Facebook degli eletti - che si permetta agli attivisti di votare attraverso Rousseau. Ed è su questo che sta insistendo ora l' ala più a sinistra del Movimento. Quella che ha ripreso a dire la sua, almeno nei colloqui diretti, dopo il post del capogruppo alla Camera Roberto Fico che segnava la distanza tra 5 stelle e Lega. E che è stato condiviso oltre 500 volte da quella parte del M5S che non vede di buon occhio la svolta a destra.

     

    Ieri a Porta a Porta Luigi Di Maio ha dovuto chiarire: «Sono napoletano, non farei mai un' alleanza con la Lega». Ma domani, il vicepresidente della Camera vedrà a Montecitorio Conrad Tribble, un esponente dell' amministrazione Trump. In veste istituzionale, e per preparare il nuovo viaggio negli Stati Uniti previsto in autunno.

     

    2. PER L’EX MINISTRO DELL’INTERNO, LA LEGGE “ERA UN’AMENITA’”

    Francesca Angeli per il Giornale

     

    maurizio lupi maurizio lupi

    Sì allo ius soli da Area Popolare. Lo annuncia Angelino Alfano, ovvero l'uomo dai mille volti. Forse neppure il grande Luigi Pirandello sarebbe riuscito a descrivere le personalità multiple dell'attuale ministro degli Esteri che sa essere Uno, nessuno e centomila. Alfano infatti ha un superpotere: quello di cambiare idea alla velocità della luce a seconda dell'opportunità del momento e anche a seconda del suo ruolo.

     

    Soltanto due giorni fa aveva espresso tutte le sue perplessità riguardo a un eventuale via libera allo ius soli, la cittadinanza conseguente alla nascita sul nostro territorio. «Per me la priorità è la legittima difesa», aveva detto auspicando in più occasioni che il cammino della legge fosse ritardato per arrivare ad una conclusione dopo l'estate, periodo di sbarchi e di polemiche.

     

    «Chiediamo al Partito Democratico di valutare se è una buona idea procedere in questo momento, e se il loro senso di opportunità chiede di procedere in questo momento e con questa urgenza», osservava il titolare della Farnesina cercando di porre un freno alle pressioni del premier, Paolo Gentiloni, che invece ha in più occasioni ribadito che lo ius soli va approvato perché «è una questione di civiltà».

     

    IUS SOLI IUS SOLI

    Certo il voto favorevole di Ap non è una sorpresa visto che gli alfaniani avevano già detto sì a questo testo alla Camera. Nella speranza però che il ddl fosse rimandato e corretto come appunto aveva auspicato Alfano criticando il Pd per aver offerto «ai populisti l'occasione di fare al Senato ciò che hanno fatto durante la campagna per i ballottaggi» ovvero servire alle opposizioni un argomento di forte presa popolare proprio in piena campagna elettorale.

     

    «Proponendo di affrontare questa questione all'inizio dell'estate e con la ripresa degli sbarchi è stato il modo perfetto per non permettere che si affrontasse con la dovuta serenità», aveva detto Alfano che però invece ieri ha avuto un'illuminazione. Interpellato dai giornalisti Alfano ha riconosciuto che «il tema dello ius soli risponde a una domanda esistente», anche se ha precisato che personalmente sarebbe più a favore di uno ius culturae per poi ricordare lui stesso che anni fa in effetti, sì, era contrario a trasformare «l'Italia in una immensa sala parto» e l'aveva pubblicamente ribadito. Ora però anche con il sì allo ius soli assicura che sta lavorando «perché questo non succeda». In che modo non è stato chiarito.

    RENZI ALFANO RENZI ALFANO

     

    Una cosa è certa quando «questo provvedimento arriverà all'esame finale del Senato chiederò al mio partito che si voti per il Sì, proponendo comunque dei correttivi», garantisce Alfano. Eppure quando era ministro dell'Interno, ovvero giusto 3 anni fa, tuonava contro la sinistra «che crede che la priorità siano lo ius soli o altre amenità» e assicurava che il suo partito non era disposto a scherzare «sulla sicurezza degli italiani perché i cittadini devono sentirsi sicuri nelle loro case, per le strade delle loro città» Insomma il suo era un bel no allo ius soli e pure alla revisione della legge sull'immigrazione.

     

    ORFINI ORFINI

    Ma anche più di recente quando nel febbraio scorso Matteo Orfini aveva chiesto di tirare fuori dal pantano del Senato il ddl invocando la fiducia se necessario, c'era stata una vera e propria levata di scudi da parte dei centristi di Alfano che anzi avevano accusato il presidente del Pd di voler fare una provocazione per creare problemi a Gentiloni.

     

     

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