• Dagospia

    L’ARGENTINA RINASCE CONTRO LA COLOMBIA, CON UN SECCO 3-0 GRAZIE A UN GOL E A DUE ASSIST DI LEO MESSI, E GIANCARLO DOTTO CANTA LE LODI DEL FENOMENO DEL BARCELLONA: “CHI NASCE GENIO NON VA DIETRO LA LAVAGNA, SE LA PORTA FINO IN FONDO LA CROCE. LA STORIA CHE LUI È IL RE, MA SOLO QUANDO NON HA ADDOSSO LA MAGLIA DELL’ARGENTINA NON È VERA


     
    Guarda la fotogallery

     

    Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia

     

    ARGENTINA COLOMBIA ARGENTINA COLOMBIA

    San Juan. Stadio del Bicentenario. Nove minuti e cinquanta secondi. Calcio da fermo. Messi scalda il suo sinistro. Lo ascolta. Ospina, il colombiano tra i pali, non è un uomo tranquillo. Anche lui ascolta. Niente di buono. Privato dell’alfa privativo e divorato dal suo stesso talento, Messi è un uomo in malore. Vomita ovunque, sviene tra terra e aria e gli è pure spuntata da chissà dove sintomatico una misteriosa barbetta rossa. Lui e la sua Argentina sono in uno stato calamitoso. Il rischio di non partire per la Russia 2018 è pelle d’oca per tutto il pianeta che si consola di calcio. Un mondiale senza Messi. Wimbledon senza Federer. Sono sfregi, mica assenze.

    LEO MESSI IN ARGENTINA COLOMBIA LEO MESSI IN ARGENTINA COLOMBIA

     

    Privato e divorato soprattutto dalle attese che il suo talento crea e ha creato negli anni, almeno tredici. Lo smisurato problema di essere all’altezza di se stesso. Lui che, ragazzo di Rosario, autistico da manuale, non si è mai posto il problema di essere Messi, ma è stato costretto a porselo dal giorno in cui c’è un pianeta intero che lo interroga morbosamente su questo. Essere Messi.

     

    ARGENTINA COLOMBIA ARGENTINA COLOMBIA

    La disgrazia dello straordinario che diventa ordinario. A partire dalla storia innocente e allo stesso tempo sulfurea di un cartone sublime palla al piede, ma deficiente ormonale, condannato a restare nano. La pulce. La siringano. Lo pompano. Uno così va cresciuto contro natura. 

     

    Messo a nudo, e non sapendo più cosa e come rispondere all’infinito, lui, Messi, ha provato a nascondersi. Si traveste. Prendiamo i sintomi. Questo malpelo rosso di lana caprina, probabilmente luciferina, che gli è spuntato sul mento bambino, sotto uno scalpo improvvisamente miscugliato di meches, stile casalinga di Voghera anni ’70. Come a dire al mondo che lo interroga: “Quasi trentenne, voglio diventare uomo, lasciate in pace il genio…”.  Possiamo capirlo, non possiamo perdonarlo. Chi nasce genio non va dietro la lavagna, se la porta fino in fondo la croce.

     

    LEO MESSI IN ARGENTINA COLOMBIA LEO MESSI IN ARGENTINA COLOMBIA

    Parte il sinistro. La palla di conseguenza. Traiettoria giottesca. Ospina lo sa che sarà così, sa tutto, ma non basta. Vola come e dove deve volare. Non basta. La palla va dove deve andare. Messi è stanco. Il talento tormenta non chi lo possiede ma chi lo contempla. Tutti quelli che ci hanno provato da una vita a spezzargli una gamba, la gamba, e qualche volta ci sono riusciti. Questa storia che lui è il re, ma solo quando non ha addosso la maglia dell’Argentina. Non è vero. Lo dicono le cifre. Miglior marcatore di sempre. Ma non basta. Non basta mai se ti chiami Messi.

    ARGENTINA COLOMBIA ARGENTINA COLOMBIA

     

    Messi è stanco di essere stanco. Ventidue minuti e venti secondi. Ancora il sinistro. Questa volta  arriva come vuole e può sulla testa di tale Lucas Pratto. Un rifiuto del calcio italiano con le movenze da gobbo. Ma Paton Bauza, il mister argentino, lo ama e lo preferisce ad Aguero, Tevez e Higuain.  Per questo lo vogliono prima ammazzare e poi esonerare.

     

    Messi trova la testa di Pratto e salva la testa del Paton. Partita finita. Tre minuti dopo, questa volta piove divino sul cranio sbagliato, tale Mercado, messo in campo solo per la faccia che ha. Da assassino. Solo mezz’ora e la partita andrebbe interrotta. Un minuto di silenzio. Nessun lutto. Solo stupore. Anche lo stupore ha bisogno del suo tempo.  Il genio non replica? Il genio replica, eccome. Cose che capitano. Mai così capitano. Di se stesso, prima di tutto.

    ARGENTINA COLOMBIA ARGENTINA COLOMBIA

     

    Secondo tempo. Anche il 3 a 0 è scritto che debba essere suo. Prima indovina Di Maria che spreca sul palo, poi si stufa di tutto, di sé, del mondo e di Di Maria, e gli dà una seconda chance. Prima un tacco da trasecolare, poi va come furia a riprendersi palla, va, inciampa, quasi cade, ma sbilenco è sempre Messi, ritrova Di Maria che questa volta non può mancare. Che questo Messi stavolta lo ammazza.  L’argentino Messi, il migliore di ogni tempo.

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport