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    LA MOSTRA DEI GIUSTI - TRIONFA IL MESSICANO GUILLERMO DEL TORO CON IL BELLISSIMO ‘SHAPE OF THE WATER’. IL LEONE D’ORO PER LA PRIMA VOLTA VA A UN FILM DI GENERE, ADDIRITTURA UN HORROR ROMANTICO - L’ITALIA INCASSA LA COPPA VOLPI A CHARLOTTE RAMPLING PER ‘HANNAH’ E IL MIGLIOR FILM A ORIZZONTI PER ‘NICO’ DI SUSANNA NICCHIARELLI


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Premi per tutti a Venezia. Trionfa il messicano Guillermo Del Toro con il bellissimo Shape of the Water. Il Leone d’Oro per la prima volta va a un film di genere, addirittura un horror romantico. Meglio così. Del resto il film è piaciuto a tutti. Del Toro cita ovviamente Sergio Leone come sua fonte d’spirazione. Grande nostalgia per il cinema di genere e gli spaghetti western a Venezia.

    DEL TORO DEL TORO

     

     

    L’Italia incassa la Coppa Volpi a Charlotte Rampling per Hannah e il Miglior Film a Orizzonti per Nico di Susanna Nicchiarelli. Leone d’Argento Gran Premio della Giuria all’israeliano Foxtrot di Samuel Maoz. Doppio premio al francese Xavier Legrand, che si mette a piangere sul palco per la gioia, per Jusqu’à la garde, Leone d’Argento per la miglior regia e Leone del Futuro – Premio Opera Prima.

     

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    Il film è un ottimo social drama che abbiamo visto negli ultimi giorni nel concorso, storia di una coppia divorziata in una Francia di provincia che non riesce a trovare un modo di vivere in pace, perché il marito è rozzo e violento, la moglie lo tratta con paura e freddezza e i figli lo detestano.

     

    DEL TORO DEL TORO

    Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile va alla meravigliosa Charlotte Rampling per Hannah di Andrea Pallaoro. Lei se lo merita, ovviamente, anche se non è certo un film all’altezza del suo precedente 45 anni. Ma già vederla elegantissima sul palco della Sala Grande che ricorda i suoi registi italiani, da Mingozzi a Visconti, da Celentano a Patroni Griffi a Amelio è un vero piacere. Miglior attore al palestinese Kamel El Basha per il film libanese The Insult di Ziad Doueiri.

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    Miglior sceneggiatura a Martin McDonagh per il suo Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Non solo è una sceneggiatura perfetta, ma ha almeno venti battute strepitose. Sul palco il regista ha detto: “Ci siamo molto divertiti a Venezia, con gli attori abbiamo mangiato molta pasta, abbiamo bevuto molti Negroni, ma certamente questa è la parte migliore dell’esperienza”. Magari si aspettava di vincere il Miglior Film.

     

    Premio speciale all’ottimo western aborigeno Sweet Country di Warwick Thornton, che è identico a Lillo di Lillo e Greg. Si è presentato con la frase “Io sto bene, e voi?”.

    Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli

    Premio Mastroianni per l’attore/attrice emergente va ovviamente a Charlie Plummer per Lean on Pete di Andrew Haigh. Vince facile, visto che è già una star avendo appena terminato le riprese da protagonista nel ruolo di John Paul Getty III del nuovo film di Ridley Scott, All the Money in the World.

     

    A Orizzonti, con giuria presieduta da Gianni Amelio, trionfa l’Italia col premio al miglior film a Nico di Susanna Nicchiarelli con la strepitosa Tryne Dyrholm. Ottima scelta e ottimo verdetto. Personalmente ho difeso il film da subito. E meritava sicuramente il concorso. La Nicchiarelli si è un po’ emozionata sul palco.

     

     

     

    CHARLOTTE RAMPLING CHARLOTTE RAMPLING

    Miglior regia di Orizzonti va all’iraniano Bedoune Tarikh, Bedoune Emza di Vahid Jalilvand. Premio speciale a Caniba di Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor, il curioso documentario dedicato al cannibale giapponese Yuro Kara che ha gettato quel minimo di panico al festival. I due registi hanno mandato un messaggio filmato con i cuoricini. Momento cultissimo.

     

    NICCHIARELLI NICCHIARELLI

    Migliore attrice protagonista è l’algerina Lyna Khoudri per Les bienheureux di Sofia Djama, un film che è molto piaciuto ai critici internazionali. Miglior attore protagonista va all’iraniano Navid Mohammedzadeh per Bedoune Tarikh, Bedoune Emza, miglior sceneggiatura a Los versos del olvido, miglior corto è Gros Chagrin di Céline Devaux. Nulla a Gatta Cenerentola di Alessandro Rak & co.

    GUILLERMO DEL TORO GUILLERMO DEL TORO

     

    Per Venezia Classici i premi vanno, come miglior documentario sul cinema, a The Prince and the Dybbuk di E. Niewiera e P. Rosolowski, dedicato allo scenografo e regista Michael Waszinky, attivo anche in Italia e regista di un unico film, appunto The Dybbuk, come miglior restauro alla MosFilm per Va e vedi di Elen Klimov.

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    I premi della nuova sezione Venice Virtuality Reality, consegnati da uno scatenato John Landis, vanno a Arden’s Wake di Eugene YK Chung (primo premio), a La camera insabbiata di Laurie Anderson (che non c’era) e al taiwanese Hsin Chien Huang (miglior esperienza), a Bloodless di Gina Kim (migliore storia).

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