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    OLTRE LE GAMBE C'È DI PIÙ - ZANARDI: ''SONO UN PRIVILEGIATO, MA HO AVUTO UN MOMENTO DI SCONFORTO. POLITICA? HO SEMPRE DETTO DI NO PERCHÉ SONO IGNORANTE. NON HO LE COMPETENZE NECESSARIE. LA LOGICA IMPERANTE SEMBRA ESSERE: NON SO SE IO MIGLIORERÒ LE MIE CONDIZIONI, L'IMPORTANTE È CHE TU PEGGIORI LE TUE. CHE È COME TAGLIARSI IL PISELLO PER FARE DISPETTO ALLA MOGLIE. ANZI, PER CITARE MINGARDI: TE LO TAGLI, TI CADE, RIMBALZA E…''


     
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    Antonello Piroso per ''La Verità''

     

     

    zanardi pancalli zanardi pancalli

    Da quel 15 settembre 2001, quando perse le gambe in un incidente al Lausitzring, in Germania, Alex Zanardi ha iniziato una nuova vita fatta non solo di corse. «Non voglio dimostrare nulla: mi considero un privilegiato e non ho mai perso la fede».

     

     

    Però, Alex Zanardi, 51 anni da Castel Maggiore! Nel circo dei motori ne ha fatte di ogni: kart, Formula 3, Formula 3000, F1 con la Lotus, Cart (la Formula uno americana, dove nel 1996 vinse il gran premio di Laguna Seca con un sorpasso da urlo all' ultima curva, il video è un cult sul Web), il titolo di campione italiano nella categoria Superturismo nel 2005. A quattro anni di distanza dall' incidente nell' ovale del Lausitzring, in Germania.

     

    15 settembre 2001. Si corre l' American memorial 500 in onore delle vittime degli attentati dell' 11 settembre. Zanardi, partito ventiduesimo, si ritrova primo. Dopo un ultimo pit-stop, in uscita dai box perde il controllo del mezzo (per la presenza di acqua e olio sull' asfalto) e rientra in pista in testacoda, continuando a ruotare su sé stesso. Una prima monoposto che arriva a 350 chilometri orari riesce a evitarlo, la seconda no.

     

    E poi...

    «Poi improvvisamente il buio. Mi sono risvegliato in ospedale a Berlino senza gambe. C' ero arrivato più di là che di qua, con un litro di sangue in corpo, e dopo che padre Phil, il cappellano spirituale della Cart, mi aveva dato l' estrema unzione in pista con l' olio della mia macchina».

     

    Uscito dal coma è caduto in depressione? Si è mai detto: sarebbe stato meglio se ci fossi rimasto secco?

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    «Quello me lo disse una vicina di casa, una sera in cui - durante la riabilitazione con le protesi - tornando a casa trovai l' ascensore rotto. Mi misi a salire le scale, con il bastone e l' altra mano sul corrimano, e lei: "Le devo chiedere scusa, quando ho visto la sua storia in tv mi son detta: speriam ben che muoia, senza le gambe che vita può fare?"».

     

    Lei cosa replicò?

    «"Signora, mi consente di togliere la mano dal corrimano e di toccarmi là sotto?". Il fatto è, e lo dico senza voler fare il fenomeno, che mi deve invitare qualcuno a guardare in basso per ricordarmi che ho una menomazione. Tre giorni dopo l' incidente, la tv in ospedale diede la notizia che lo sciatore Hermann Maier era caduto in moto e rischiava l' amputazione di una gamba. Mezzo rintronato dai farmaci, commentai: "Poveraccio". Mi guardarono come fossi deficiente. Ma io sentivo da subito che, in un modo o in un altro, un giorno avrei girato le chiavi sul cruscotto e sarei ripartito in auto. Così è stato, alla fine, anche se il percorso per arrivarci è stato lungo e accidentato».

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    Avrà avuto un momento, uno solo, in cui si sarà fatto prendere dallo sconforto.

    «Sì. Quando ho pensato che non avrei mai più ripreso sulle spalle mio figlio Niccolò, che all' epoca aveva due anni. Invece ce l' ho fatta. In realtà, ci fu però un altro episodio in cui mi confrontai con l' Altissimo».

     

    Bella sfida...

    «Ero tornato a casa dalla Germania, e in un solo giorno mia moglie viene ricoverata per un' ernia del disco, mia madre ha una brutta influenza e mio figlio l' otite che lo faceva disperare di notte. Sdraiato nel letto alzai gli occhi al Cielo e bestemmiai: "Adesso hai proprio rotto i maroni: se tutto questo è una prova, hai vinto Tu, mi arrendo". C' è da dire che mio figlio si addormentò, mia madre guarì e mia moglie superò l' operazione brillantemente. In fondo, Dio mi aveva ascoltato».

     

    Non ha mai perso la fede?

    «No. Con Dio ho sempre avuto un rapporto aperto. Dio è amore, è la nostra capacità di far uscire il meglio di noi. Sono andato a fare dei controlli e ho trovato un padre che aveva accompagnato la figlia nata senza gambe a cui stavano per impiantare le protesi. Ed era felice. E sa perché? Perché quel giorno, per la prima volta, aveva potuto comprarle un paio di scarpe. Capisce di quali meraviglie può essere capace l' essere umano?».

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    Be', sui social in genere a emergere non è l' umanità, semmai l' odio, il rancore, il sarcasmo che vuole ferire.

     

    Anche lei ne è rimasto vittima, ma non se l' è presa (su Twitter è circolato un finto selfie in spiaggia che immortalava le gambe di diverse persone stese al sole, sullo sfondo il bagnasciuga, solo che nello scatto di «Zanardi al mare» c' era solo sabbia).

     

    «Si può scherzare sulla statura di Renato Brunetta e sulla stazza di Giuliano Ferrara, si potrà ben ironizzare sulle gambe che non ci sono di Zanardi. Saremo una società migliore se i disabili non ce li dimentichiamo, se li mettiamo in condizione di non incontrare ostacoli e di non sentirsi handicappati, e non perché non facciamo battute su di loro in nome di un politically correct ipocrita. Perché se uno è stronzo, che sia disabile, gay o nero non rileva. E pensarlo o addirittura dirlo non ti fa essere per questo un aguzzino, un omofobo o un razzista».

     

    Lei è ironico ma soprattutto autoironico. A soli tre mesi dall' incidente si presentò in pubblico e se ne uscì con una battuta spiazzante.

    ZANARDI ZANARDI

    «Era l' annuale cerimonia dei Caschi d' oro del settimanale Autosprint. Davanti a un' interminabile standing ovation, dissi: "Mi avete fatto emozionare così tanto che mi tremano le gambe". Si ricorda chi c' era sul palco con me?».

     

    No.

    «Michael Schumacher. Che aveva appena vinto il secondo titolo mondiale consecutivo con la Ferrari. Ecco, vede com' è la vita, e quali traiettorie misteriose alle volte ci riserva?

    A vederci insieme lì, ero io quello punito dal destino. Oggi siamo qui a pregare che sia lui a poter tornare alla vita, esattamente come me lo auguro di Niki Lauda, un altro sopravvissuto alle corse».

     

    Domenica si sono conclusi i mondiali di paraciclismo. Italia prima nel medagliere con 17 titoli (9 ori, 4 argenti, 4 bronzi). Lei ha vinto un bronzo nella cronometro, l' argento con la staffetta, ma nella gara in linea cos' è successo?

     

    «Ero terzo, il russo che mi era davanti ha infilato la curva troppo velocemente, si è ritrovato di traverso, io gli sono andato addosso mentre venivo tamponato da dietro. Con la ruota posteriore ammaccata, sono arrivato come ho potuto. Vale a dire settimo».

     

    Vabbe', al netto delle ultime medaglie il suo personale palmares annovera 4 ori e 2 argenti ai giochi paralimpici, 10 ori e 3 argenti ai mondiali. A fine mese so che l' attende un' altra sfida.

    ALEX ZANARDI AL DAVID LETTERMAN SHOW ALEX ZANARDI AL DAVID LETTERMAN SHOW

     

    «Il 25 e 26 agosto a Misano Adriatico, per due gare del campionato Dtm, salirò in auto per la prima volta senza protesi. Con una Bmw (con il costruttore tedesco Zanardi corre con gli arti artificiali dal 2003, ndr) che sarà equipaggiata con un comando a mano per il freno. È una soluzione su cui stiamo lavorando in vista della 24 Ore di Daytona l' anno prossimo. Testeremo il miglioramento delle prestazioni che mi aspetto, innanzi tutto perché ho meno peso per muovermi. L' altro ieri (martedì) a Vallelunga ho fatto 137 giri e tutto ha funzionato a dovere».

     

    Mi spiega cos' è Obiettivo 3?

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    «Un progetto (le informazioni si trovano sul sito obiettivo3.com) di cui sono promotore insieme ad altri - perché la passione deve passare attraverso la condivisione, che è il moltiplicatore della gioia - per far apprendere e diffondere la pratica sportiva tra i disabili che ancora oggi sono una categoria penalizzata dagli alti costi e soprattutto dalla difficoltà nel comprendere come iniziare. L' obiettivo è reclutarne di nuovi per selezionarne tre da portare ai giochi paralimpici di Tokyo 2020».

     

    Cosa vuole dimostrare, Zanardi?

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    «Dimostrare? Niente. Ma siccome mi considero, per le mie fortunate condizioni familiari e professionali, pur sempre un privilegiato, vorrei essere di supporto e incoraggiamento a non fare della propria disabilità un handicap. Aiutando chi rimane indietro, chi fa più fatica, chi ha meno mezzi. Che poi dovrebbe essere uno scopo comune, per una società con meno disuguaglianze».

     

    Parla come un politico. So che le hanno offerto più volte la candidatura al Parlamento, sempre rifiutata.

    «Ho sempre detto di no perché sono ignorante. Non ho le competenze necessarie a occuparmi del bene comune, servire il quale è una nobile ambizione ma non può essere lasciato semplicemente alla buona volontà. Se il Ct della Nazionale di calcio fosse eletto con il suffragio universale e si presentasse un candidato che promettesse: "Con me in panchina batteremo sempre 4 a 0 ogni avversario. E vinceremo i prossimi Europei e i prossimi Mondiali almeno tre volte di seguito", gli elettori lo prenderebbero a pernacchie.

     

    ALEX ZANARDI DOPO LA VITTORIA NELLE PARALIMPIADI jpeg ALEX ZANARDI DOPO LA VITTORIA NELLE PARALIMPIADI jpeg

    Invece in politica più le promesse sono roboanti, più la gente si fa infinocchiare. Ma quel che è peggio è che talvolta lo fanno consapevolmente, solo per il gusto di votare contro, per punire "gli altri". La logica imperante sembra essere quella di dire: non so se io migliorerò le mie condizioni, l' importante è che tu peggiori le tue. Che è come tagliarsi il pisello per fare dispetto alla moglie. Anzi, per citare il cantante Andrea Mingardi: te lo tagli, ti cade, rimbalza e ti torna dritto là dove non batte il sole, per capirci».

     

    Mi faccia un esempio concreto.

    «La flat tax. Io ho sei sponsor, con la flat tax ho trovato il settimo: il governo. Perché mi ritroverò, se passa l' aliquota unica, con un bel sacco di soldi in più. Penso invece che chi guadagna di più, debba pagare un po' di più».

     

    Come vuole che la gente, i suoi tifosi, infine la giudichino?

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    «La vita comporta dei rischi, e ogni giorno contempla la paura, per esempio di perdere una persona cara. Ecco, io non sono un Superman (anche se ho partecipato all' Ironman: 4 chilometri a nuoto, 180 in bici e 42 di corsa) ma un ottimista certamente sì. La vita è come il caffè: puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi addolcire devi girare il cucchiaino, a star fermi non succede niente. Per questo voglio rimanere una persona in gamba (ride) ma con i piedi per terra (e per l' ennesima volta, Zanardi si lascia andare alla sua inconfondibile risata)».

     

     

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