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    EFFETTO DELLA BREXIT O SCIOVINISMO TEDESCO? ORDINE DI SERVIZIO DELLA BUNDESBANK: I FUNZIONARI DELLA BCE, PRIMA DI METTERE IL NASO NELLE BANCHE DI BERLINO, DEVONO IMPARARE LA LINGUA DI GOETHE. FINORA LA LINGUA UFFICIALE ERA L’INGLESE - UNA MOSSA PER RINVIARE I CONTROLLI


     
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    Giorgio Gandola per la Verità

     

    Andreas Dombret Bundesbank Andreas Dombret Bundesbank

    «Se volete controllare le banche tedesche dovete conoscere il tedesco». Berlino alza le barricate, e non sapendo più a che santo votarsi per impedire alla Bce di Mario Draghi di illuminare tutte le zone d' ombra degli istituti di credito germanici, gioca la carta della lingua. Lo ha spiegato Andreas Dombret, vicepresidente della Bundesbank, al quotidiano online Independent, lanciando una novità che ha tutte le caratteristiche della provocazione. Richieste, documenti, colloqui, trascrizioni, faldoni: tutto in tedesco, e i supervisor della Banca centrale dovranno impararlo bene per evitare «quelle idee sbagliate di cui sono permeati i pensieri degli altri». Parola di herr Dombret, che ha anche passaporto americano.

     

    Idee sbagliate, equivoci, fino a ieri «misperceptions» in inglese, da sempre la lingua ufficiale dei trattati e della finanza mondiale. Ma come ha sottolineato in un convegno anche il numero uno di questa Europa a trazione tedesca, Jean-Claude Juncker, «l' inglese è una lingua in uscita nell' Unione europea. Quindi dobbiamo abituarci al fatto che altre lingue ufficiali vengano utilizzate con la stessa intensità». E ha continuato il suo intervento in francese. Così la signora Angela Merkel ha preso la palla al balzo e, una volta uscita trionfante dalle elezioni amministrative, ha lanciato la campagna di primavera per provare a proteggere i segreti delle banche tedesche oltre ogni limite di infantilismo strategico.

     

    DRAGHI DRAGHI

    A questo punto sorgono due problemi. Il primo attiene all' uguaglianza e alla reciprocità, valori fondanti dell' Europa unita: da domani il presidente della Banca di Lituania avrebbe tutti i diritti di chiedere supervisor che conoscano il lituano (e non genericamente il russo) in caso di ispezione alla Lietuvos Bankas di Vilnius. E sarebbe del tutto lecito che Alexis Tsipras impedisse alla Troika di mettere piede ad Atene prima di avere declamato almeno il proemio dell' Iliade in greco (antico).

     

    Il secondo è meno folcloristico e infinitamente più delicato, perché anche se non si chiameranno più «misperceptions» ma «falsche vorstellungen», è tutto da dimostrare che le idee dei supervisori della Bce siano sbagliate. Quella dei tedeschi, a partire dai vertici della loro banca centrale, è paranoia pura.

     

    È volontà ormai esplicita di sfuggire alle regole comunitarie, ostacolando una struttura di controllo sovranazionale come la Bce. L' unica che oggi sfugge - anche per merito di Mario Draghi - alla ferrea subordinazione ai funzionari teutonici. La faccenda non è nuova: nella pancia delle banche tedesche ci sono più veleni che nel resto d' Europa. Ma, a differenza che per Monte dei Paschi, nessuno sembra avere interesse ad alzare la voce.

    DEUTSCHE BANK DEUTSCHE BANK

     

    Deutsche Bank, da un secolo e mezzo simbolo del potere finanziario germanico, ha chiuso l' ultimo bilancio con un rosso di 1,9 miliardi che vanno ad aggiungersi ai 6,8 del 2015 e ai 7,2 del regalo di Natale degli americani. A tanto ammontava la multa patteggiata con il dipartimento di giustizia per i mutui sporchi del 2008. A Francoforte, i due grattacieli di Db si chiamano Soll e Haben (Dare e Avere), a indicare un equilibrio calvinista che oggi è solo un ricordo.

     

    Per non infierire, c' è anche il sospetto (da un informato reportage del Financial Times) che negli ultimi stress test la Bce abbia favorito proprio Deutsche Bank, mostrando senso pratico e magnanimità. Una gentilezza che continua ad essere ricambiata con livori e villanie. Come scrive Ferruccio de Bortoli nel suo libro Poteri forti (o quasi): «Credo che Mario Draghi abbia sofferto molto, mostrando una stoica resistenza nel rispondere alle domande di tre giornalisti della Bild Zeitung, che trasudavano razzismo. "Ma come, neppure lei che è un italiano riesce a generare inflazione? Dove stiamo sbagliando?". E si sono messi in tre per fare domande così cretine».

     

    GRATTACIELO COMMERZBANK GRATTACIELO COMMERZBANK

    I supervisor dovranno imparare il tedesco prima di metter piede «nelle 800 banche a rischio, se la Bce alzasse i tassi», come ha spiegato lo stesso Andreas Dombret. O alla Commerzbank, che ha annunciato il taglio di 9.000 posti di lavoro entro il 2020. In alcune casse di risparmio, le mitiche Sparkasse, chiacchierare mangiatoie locali, gli uomini della Bce non potrebbero entrare neppure se conoscessero a memoria la formazione del Borussia Mönchengladbach o la seconda strofa di Lili Marleen, perché nel giugno 2012 con un abile colpo di mano mentre Mario Monti dormiva (avrebbe potuto fare lo stesso con le nostre), frau Merkel le sottrasse al controllo centrale per metterle sotto la tutela della Bundesbank. Il commento di Nicholas Sarkozy, «a chacun sa merde», fu di una volgarità illuminante.

     

    Così, nascosti dietro mille distinguo e una granitica prosopopea, i banchieri tedeschi col panciotto si fanno scudo con la lingua. Neppure Goethe approverebbe. Nel frattempo continua l' opera di denigrazione della Bce e di Mario Draghi, che per fortuna dell' Unione tira dritto. A carnevale i dipendenti della cassa di risparmio di Straubing, in Baviera, oltre agli altri prodotti bancari hanno venduto per protesta ai clienti anche la Pizza-Draghi, con fette di salame a forma di euro. «Ci hanno chiesto di diversificare», ha spiegato con sarcasmo il direttore della banca «e noi ci proviamo così. Chissà se la Bce approva».

    pizza draghi pizza draghi

     

    Al di là della crassa ironia la situazione è molto delicata; la Germania non vuole per sé gli stessi controlli che impone agli altri. «È fondamentale che i dirigenti tedeschi che spiegano la situazione delle loro banche possano parlare tedesco», ha concluso Dombret. «Bisogna abbattere le barriere linguistiche». Sarà interessante vederli alla prova, dovesse toccare a noi, con una banca pugliese o bergamasca.

     

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