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    CHI DI SPADA FERISCE LE VITTIME INTIMIDISCE – NELL’AULA BUNKER DI REBIBBIA NON CI SONO LE VITTIME DEL CLAN DI OSTIA – NEANCHE LE ASSOCIAZIONI LOCALI SI SONO COSTITUITE PARTE CIVILE NELLA PRIMA UDIENZA DEL PROCESSO PER MAFIA – IL PM: “C’È UN CLIMA DI PAURA”, E GLI AVVOCATI CHE CHIEDONO L’INTERVENTO DEL GIUDICE PER ALLONTANARE I CRONISTI…


     
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    Federica Angeli per la Repubblica

     

    domenico spada federica angeli domenico spada federica angeli

    Nessuna delle quindici vittime del clan Spada e nessuna associazione di Ostia si è costituita parte civile nella prima udienza del maxi processo per mafia iniziato ieri, in un' aula bunker di Rebibbia gremita di telecamere e cronisti.

     

    Il municipio di Roma, affidato per due anni a un prefetto perché compromesso fino alle sue figure apicali - politiche e amministrative - dall' influenza dei clan, ieri ha scelto di continuare a chinare il capo.

     

    spada boxe spada boxe

    Malgrado il monito del Papa (…) non si sono schierati contro il clan di origine sinti alla sbarra per un duplice omicidio, per traffico di stupefacenti, possesso di armi, condizionamento dell' economia di quel quartiere che è l' affaccio di Roma, capitale d' Italia, sul Mediterraneo.

     

    Mafia tout court.

    (…) Il pm Ilaria Calò, che insieme al collega Mario Palazzi ha istruito il processo contro 32 componenti della famiglia Spada arrestati in una maxi operazione la mattina all' alba dello scorso 25 gennaio, ha spiegato così quell' assenza: « È in corso un riposizionamento criminale a Ostia e la pericolosità criminale non si è placata con gli arresti. Per questo non si sono presentate le vittime e per questo ci sono evidenti ragioni di sicurezza per cui gli imputati assistano in videoconferenza al dibattimento».

     

    domenico spada domenico spada

    Ma il processo va avanti. E, a tarda mattina, Regione Lazio, Comune di Roma e le tre associazioni antimafia Libera, Caponnetto e Laboratorio antiusura onlus, vengono accolte come parti civili.

     

    Dei 27 imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso in questo processo ( cinque, in quanto rimessi ai domiciliari non hanno usufruito del giudizio immediato), solo 24 erano video collegati, in tre hanno rinunciato.

     

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    Nessuno ha avuto l' autorizzazione a lasciare il carcere per assistere in aula al dibattimento. Da Carmine il boss al nipote Ottavio, da Roberto al cugino Ottavio, dai guardaspalle del capo Alessandro Rossi e Claudio Fiore ai picchiatori Nando di Silvio ed Enrico Spada, nessuno ha dato l' ok per essere ripreso dalle tv.

     

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    Paura di penne e microfoni evidentemente condivisa dai loro difensori, dato che il primo intervento di uno dei legali è stato quello di chiedere l' intervento del giudice affinché la stampa riporti le notizie in maniera corretta e qualche cronista venga allontanato in quanto testimone nel processo.

     

    (…) La prima udienza è finita dopo sei ore. I parenti degli imputati, incollati davanti ai monitor che proiettavano le immagini dal carcere dei loro cari, hanno tentato di salutarli a distanza con la mano. E, compiaciuti di non aver visto nessuna delle vittime in aula, si sono allontanati convinti che «non verranno neanche a testimoniare».

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