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    LA VIA ITALIANA ALL'EUTANASIA? - PARLA MARIA ANTONIETTA FARINA, VEDOVA DI LUCA COSCIONI: ''MARINA RIPA DI MEANA MI HA CHIAMATO IL 27 DICEMBRE E MI HA DETTO: 'È ARRIVATO IL MOMENTO. VOGLIO ANDARE IN SVIZZERA'. ALLORA LE HO PARLATO DELLA SEDAZIONE PROFONDA. COME L'EUTANASIA? NO, CI SONO MOLTE DIFFERENZE. E IL RUOLO DEI FAMILIARI...''


     
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    Dall'articolo di Cristina Nadotti per ''la Repubblica''

     

     «Marina mi ha chiamata quando ha cominciato a sentire l' angoscia del momento della fine». La donna sempre libera, anche a costo di scandalizzare, ha voluto mostrare se stessa e le sue scelte fino in fondo. Maria Antonietta Farina Coscioni racconta come ha aiutato e seguito Marina Ripa di Meana nella sua ultima decisione di ricorrere alla sedazione palliativa profonda.

    il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni

     

    Perché si è rivolta a lei?

    «Ci conoscevamo da tempo, c' era un rapporto di stima profonda. È stata iscritta al Partito Radicale e conosceva la mia storia personale e quella di mio marito, Luca Coscioni e la nostra comune battaglia per il fine vita. All' inizio di dicembre, subito dopo il suo ultimo ricovero, l' avevo intervistata per Radio Radicale e aveva ancora voglia di parlare dei cambiamenti che la malattia aveva causato al suo corpo. Le avevo detto che poteva contare su di me».

     

    Quando le ha chiesto di aiutarla?

    il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni il testamento di marina ripa di meana a radio radicale e maria antonietta farina coscioni

    «Mi ha chiamata il 27 dicembre, mi ha detto: "È arrivato il momento, vieni subito, fai in fretta, ho bisogno di parlarti". L' ho trovata molto sofferente, mi ha manifestato l' idea di andare in Svizzera per il suicidio assistito».

     

    Ha dovuto convincerla a cambiare idea?

    «No, come spiega lei stessa nel suo videomessaggio, come molti altri in Italia non sapeva della possibilità della sedazione palliativa profonda. Quando le ho spiegato che cosa era e che avrebbe potuto farla a casa le si sono illuminati gli occhi, si è sentita sollevata, ha sentito di avere davvero libertà di scelta.

     

    Ha avuto un primo incontro amichevole con la dottoressa Luigia Clarici, palliativista, che le ha illustrato nel dettaglio il percorso della sedazione. Marina ha subito deciso che si sarebbe dovuto far sapere che esiste questa possibilità».

     

    La sua famiglia l' ha sostenuta in questa scelta?

    vittoria malago con la nonna marina e la mamma lucrezia vittoria malago con la nonna marina e la mamma lucrezia

    «Ha avuto i suoi cari vicini, la figlia Lucrezia, il figlio adottivo Andrea. In questi percorsi il ruolo dei familiari è importante, devono capire che non si modifica la quotidianità, che si può e si deve stare vicino alla persona dormiente come si è sempre fatto. Marina non aveva mai fatto mistero di non voler arrivare al punto in cui la vita le provocasse angoscia».

     

    (...)

     

    La differenza con l' eutanasia è labile.

    «C' è una discriminante precisa: non si somministra un farmaco che porta alla morte in un tempo ben preciso, che nel suicidio assistito può essere cronometrato. Il tempo di sedazione profonda, invece, dipende dalle condizioni del malato, che passa le sue ultime ore in un sonno profondo».

    ANDREA CARDELLA E MARINA RIPA DI MEANA ANDREA CARDELLA E MARINA RIPA DI MEANA carlo e marina ripa di meana e andrea carlo e marina ripa di meana e andrea

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