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    STEVE JOBS VA ALL’OPERA – PRIMA A SANTA FE DEL MELODRAMMA SULLA VITA DELL’INVENTORE DI APPLE – ESALTA IL LATO SPIRITUALE, MENO QUELLO DELL’IMPRENDITORE. IL BARITONO PARKS INTERPRETA IL PROTAGONISTA – LA SCENOGRAFIA FATTA DI IPHONE CHE SI ACCENDONO


     
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    Maria Teresa Cometto per il Corriere della Sera

     

    «Vi posso chiedere di spegnere i vostri telefoni? Tanto lo vorrete buttar via comunque il vostro vecchio ciarpame». Così Steve Jobs aveva iniziato la presentazione del primo iPhone dieci anni fa e così la «canta» sul palco oggi, con la voce del baritono Edward Parks. È l' inizio di The (R)evolution of Steve Jobs . La prima dell' opera high-tech va in scena (repliche fino al 25 agosto) alla Santa Fe Opera, teatro rinomato internazionalmente per i nuovi lavori che lancia.

     

    REVOLUTION STEVE JOBS REVOLUTION STEVE JOBS

    Dopo le biografie, i documentari e i film sulla vita del fondatore di Apple, scomparso nell' ottobre 2011, questa È la prima opera sulla sua evoluzione/rivoluzione. «È la storia della sua ricerca della pace interiore», spiega il compositore che l' ha ideata, l' americano Mason Bates, famoso per l' uso della musica elettronica nelle sue composizioni sinfoniche per grandi orchestre. Il librettista è Mark Campbell, che si è basato sulla biografia di Walter Isaacson, la stessa usata come fonte per il film dove Michael Fassbender ha interpretato il ruolo di Jobs.

     

    Ma a differenza del film, che enfatizza le parti peggiori del carattere di Jobs, compreso il suo rifiuto di riconoscere la figlia Lisa avuta nel 1978 dalla compagna Chrisann Brennan, quest' opera vuole mostrare il suo lato umano e il cammino verso la redenzione. «Quando ho scoperto che Steve era stato buddista nella sua vita adulta, ho cominciato a leggere tutto sulla relazione con la sua guida spirituale, Kobun Chino Otogawa - ha spiegato Campbell -. Ho trovato così la chiave per umanizzarlo».

     

    steve jobs e figlia lisa steve jobs e figlia lisa

    Nell' opera si vede un Jobs pentito di essere stato un cattivo padre e la riconciliazione con la figlia adolescente. «La volontà d' acciaio di Jobs poteva ferire le persone attorno a lui - aggiunge Campbell -, ma insieme aveva una fiducia imperturbabile nel potenziale umano che spesso ispirava ed elevava gli altri». Per ogni personaggio Bates ha creato un motivo musicale.

     

    «Per illuminare il mondo interiore di un uomo irrequieto - ha spiegato il compositore - Jobs e' accompagnato da imprevedibili scariche di suoni elettronici ma anche dagli arpeggi di una chitarra acustica, lo strumento che lui amava». Al maestro buddista Kobun invece Bates ha assegnato «suoni eterei, un assortimento di campane tibetane e gong cinesi». Ma «il ruolo chiave in questo viaggio - sottolinea Bates - è quello della moglie Laurene, che funzionava da messa a terra delle cariche elettriche positive e negative di Jobs: a lei ho associato lente armonie oceaniche».

    chrisann brennan con figlia lisa chrisann brennan con figlia lisa

     

    The (R)evolution of Steve Jobs ha un solo atto di 90 minuti, la lunghezza «giusta» nell' era dell' iPhone. E come lo schermo dell' iPhone sono disegnati i pannelli delle scene, che si illuminano con tecnologie avanzate (raggi infrarossi e Led) per illustrare la scansione delle fasi dell' opera. «Pensate a questi pannelli come se fossero il vostro smartphone - invita Paul Horpedahl, il responsabile della produzione dell' opera e delle strutture del teatro -: si illuminano per mostrarsi vivi , e poi le immagini iniziano ad apparire».

     

    Il finale è geniale. Al memoriale della morte di Jobs, il suo fantasma e quello del maestro Kobun osservano Laurene che canta: «Dopo che questo è finito, esattamente un secondo dopo che è finito ognuno metterà la mano in tasca (per prendere l' iPhone, ndr ). Non sono sicura che la Versione 2.0 di Steve avrebbe voluto questo. La Versione 2.0 potrebbe dire: "Guardate su, guardate fuori, guardatevi attorno "».

    steve jobs Kobun Chino Otogawa steve jobs Kobun Chino Otogawa

     

    A suggerire questo momento è stato lo stesso direttore della Santa Fe Opera, Charles MacKay, ha spiegato Campell: «L' unica direttiva che mi ha dato è stata: "Mark, non mi importa che cosa scrivi nel libretto, ma vorrei veramente che le persone nel pubblico ci pensassero almeno un momento, quando afferrano i loro telefonini"».

     

    Un attimo? Forse, ma non di più. Poi il pubblico sfodererà gli iPhone e gli altri smartphone e scatterà foto su foto, inondando Facebook e Instagram. Non sarà un sacrilegio, ma un omaggio dovuto all' inventore di questa rivoluzione. E l' effetto sarà eccezionalmente spettacolare, perché l' opera è rappresentata all' aperto, con vista sulle montagne a ovest di Santa Fe. Lo spazio teatrale è inedito come l' opera, disegnato dallo studio di architettura newyorkese Mad, co-fondato dall' italiana Sara Matiz.

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