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    TRAVAGLIO: “PERCHÉ MACRON SCOPRISSE I POVERI, C'È VOLUTA LA RIVOLTA DEI GILET GIALLI - CHI VOLESSE CAPIRE PERCHÉ GLI INVISIBILI D'ITALIA NON SCENDONO IN PIAZZA DOVREBBE AMMETTERE CHE SIAMO L'UNICO PAESE D'EUROPA CHE LI HA PORTATI AL GOVERNO - SOLO CHI NON CAPISCE NULLA PUÒ CONSIDERARE QUESTO GOVERNO UN BIZZARRO INCIDENTE DI PERCORSO DA CHIUDERE AL PIÙ PRESTO - LE ÉLITE DEVONO SCEGLIERE: MEGLIO CHE I GIALLO-VERDI MANTENGANO GLI IMPEGNI O CHE ANCHE LE PIAZZE ITALIANE SI RIEMPIANO DI GILET, MAGARI NON GIALLI, MA NERI?”


     
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    Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

     

    marco travaglio marco travaglio

    Jean-Paul Fitoussi, rileggendosi, s'è spaventato dell' aggettivo usato nell' intervista ad Antonello Caporale per definire Emmanuel Macron: "imbecille". Ma, per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a trovarne uno più appropriato per definire il suicidio del presidente francese, eletto trionfalmente all' Eliseo un anno e mezzo fa e ora già da buttare come un Renzi qualunque. Si è trattato di un suicidio assistito dalle élite non solo di Francia, ma un po' di tutta Europa e soprattutto d' Italia (quando c' è una causa cretina da sposare, il nostro establishment politico-economico-mediatico-intellettuale è sempre in prima fila).

     

    EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA

    Tutti a magnificare il Genio Transalpino, il nuovo santo patrono dell' Europa dopo San Francesco d' Assisi, l'ultimo baluardo della Ragione e della Civiltà contro la barbarie del populismo sovranista. E lui ci ha creduto, passando i suoi primi 18 mesi a tagliare le tasse ai ricchi e a lasciare a bocca asciutta i poveri, cioè a fare ciò che più o meno tutti i governi di centrodestra e di centrosinistra han fatto negli ultimi vent' anni, convinti com' erano che, con la fine delle ideologie, anzi della Storia, l'unica ricetta possibile fosse quella di lasciare mano libera ai mercati e alle imprese, che avrebbero provveduto a creare sviluppo e posti di lavoro.

     

    Purtroppo questa ricetta poteva funzionare (e non sempre) nell'èra della spesa pubblica à go go e della piena occupazione, prima del Fiscal compact, della globalizzazione, della robotizzazione, delle migrazioni di massa e della crisi del 2009. Ma dopo, cioè ora, è un fallimento totale.

     

    gilet gialli parigi gilet gialli parigi

    L'hanno capito per prime le destre antieuropee, che hanno archiviato le fascinazioni neoliberiste per riabbracciare il protezionismo, il nazionalismo e il welfare, facendo man bassa di milioni di voti delle periferie sociali. Solo in Italia i primi ad accorgersene non sono state le destre, prigioniere dell'incantesimo berlusconiano, ma un comico-attivista, tale Beppe Grillo, e un tecno-guru, tale Gianroberto Casaleggio, che dal 2007 hanno provato a incanalare il malcontento degli invisibili prima verso un Pd rinnovato (un ossimoro), poi verso Di Pietro e infine, respinti su entrambi i fronti, in un nuovo movimento post-ideologico, né di destra né di sinistra per etichetta ma molto progressista per programma.

     

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    La reazione dell'establishment è nota: prima ha snobbato i 5Stelle come ribellismo fine a se stesso ("il partito del vaffa", "la protesta", "il neo-qualunquismo"), poi l'ha demonizzato come fascismo, autoritarismo, giacobinismo, avventurismo e vai con gli -ismi. Anche quando il M5S era ormai il primo partito. Nel 2013 a pari merito col Pd, nel 2018 da solo al 32,5%.

     

    "Siamo l'unica alternativa democratica alle Le Pen e ad Alba Dorata", ripeteva Grillo. Ma nessuno lo stava a sentire. E giù a ridere sul reddito di cittadinanza, il salario minimo, la legalità, l'ambientalismo, la lotta al precariato, ai privilegi della casta e alle grandi opere inutili. Intanto battaglie simili diventavano le bandiere delle nuove sinistre occidentali: Sanders in America, Corbyn in Gran Bretagna, Mélenchon in Francia, Podemos in Spagna, i Verdi in Germania.

    parigi gilet gialli parigi gilet gialli

     

    Basta leggere i commenti sprezzanti che i nostri giornaloni, intellettuali, (im)prenditori e vecchi politici riservano tuttora al reddito di cittadinanza. Una misura di puro buonsenso che, chiamata e declinata in vari modi, esiste in tutto il resto d'Europa per colmare un vuoto occupazionale ed esistenziale figlio della globalizzazione, dell' automazione, dell'austerità e della crisi post-2009: i posti di lavoro continueranno a diminuire, perché le imprese preferiranno sempre più i robot e la manodopera a basso costo dei migranti e dei Paesi senza diritti.

    gilet gialli bruxelles gilet gialli bruxelles

     

    Dunque, per evitare crolli dei consumi e rivolte sociali che mettano a repentaglio le economie e i governi, sarà decisivo redistribuire risorse e protagonismi dall’alto verso le crescenti masse di nullatenenti e invisibili. Di questo parlano in tutto il mondo i veri leader politici, i veri economisti, i veri intellettuali (leggete e regalate le strepitose 21 lezioni per il XXI secolo di Yuval Noah Harari, ed. Bompiani).

     

    Da noi fa scandalo che il governo Conte destini 7-8 miliardi l'anno - meno di quelli buttati da Renzi per gli 80 euro o per gli incentivi al Jobs Act - per dare un reddito e un volto a 5 milioni di poveri assoluti. Invece non fa scandalo gettare 10-15 miliardi in un buco di 60 km per far passare un treno merci ad alta velocità accanto a quello che già da decenni viaggia vuoto all'80-90%.

    gilet gialli gilet gialli

     

    E si continua a menarla con gli sgravi e gli aiuti alle imprese. Come se non avessimo già regalato abbastanza soldi alla classe macro-imprenditoriale più fallimentare e parassitaria del mondo. Perché Macron, degno spirito-guida dei nostri Micron, scoprisse l'esistenza dei poveri, c'è voluta la rivolta dei gilet gialli.

     

    E ora tutti a elogiarlo per quella che viene spacciata per una "svolta" epocale in favore degli invisibili di Francia, mentre è una penosa resa senza condizioni. Chi volesse capire perché gli invisibili d' Italia non scendono in piazza dovrebbe ammettere che siamo l' unico Paese d' Europa che li ha portati al governo, a causa di quel curioso disguido accaduto il 4 marzo e chiamato elezioni.

    matteo salvini luigi di maio matteo salvini luigi di maio

     

    Si può dire e pensare tutto il peggio possibile di questo governo. Ma solo chi non capisce nulla può seguitare a considerarlo un bizzarro incidente di percorso, una stravagante parentesi da chiudere al più presto (per fare che, dopo?). Se 5 Stelle e Lega sono al governo è proprio perché hanno promesso reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni. Ora le élite italiane ed europee devono scegliere: meglio che i giallo-verdi mantengano gli impegni o che anche le piazze italiane si riempiano di gilet, magari non gialli, ma neri?

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