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    "BUM BUM" BECKER FA 50! TUFFI, VOLÉE E UN SERVIZIO DA URLO: MEZZO SECOLO DEL CAMPIONE CHE HA SEGNATO UN’EPOCA DEL TENNIS - DA WIMBLEDON ALLA BANCAROTTA: “MA SONO SOLVIBILE, MICA SONO FALLITO” - “BRACCIO D’ORO” BERTOLUCCI: “È STATO E RIMANE UN ANIMALE DA PALCOSCENICO. L’UNICO CHE VAGAMENTE GLI ASSOMIGLIA È SHAPOVALOV…”


     
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    Stefano Semeraro per www.lastampa.it

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    È il colpo più famoso della storia del Masters. «Avevo 17 anni e in quel periodo mi allenavo a casa di Lendl», dice Pete Sampras. «Ero a bordo campo e quel nastro me lo ricordo bene». Lendl era dall’altra parte della rete: «Guardo la palla e mi dico: per favore, non così...». Invece sì. Dopo 37 scambi, sul 6-5 nel tie-break del quinto set la pallina si imbizzarrisce sul filo d’acciaio e ricasca dalla parte di Ivan il terribile. «Io non me ne rendo conto subito», dice Boris Becker, il protagonista della storia. «E rimango lì, ad aspettare la reazione del pubblico prima di alzare le mani al cielo».

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    Il Madison di New York esplode, un tifoso corre ad appoggiare una bandiera tedesca sulle spalle del wunderkind. «Una soddisfazione immensa, uno dei match più duri della mia carriera». È il 1988, in Italia la telecronaca di Rino Tommasi e Gianni Clerici la trasmette Tele Capodistria. Altri tempi, altri Maestri.  

     

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    Boris Becker, che mercoledì compirà 50 anni, è esploso tre anni prima a Wimbledon. Un bimbone divino che sul Centre Court a 17 anni si prende il primo dei suoi tre Wimbledon flettendo i quadricipiti alla Tomba – perché Becker è l’Alberto Tomba del tennis – e scocca pietrate usando il corpo come l’arco di Ulisse. «Scioccai il mondo. Ma il primo a stupirmi fui io».  

     

    Due matrimoni e 4 figli  

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    Nel 1989 rivincerà a Church Road, Bum Bum, e pure gli Us Open, sempre con l’aiuto del net che lo salva da un match point contro Rostagno al secondo turno. Sei Slam in totale, il numero 1 del mondo abitato per una dozzina di settimane, due Coppe Davis, 49 tornei, un solco biondo lasciato nel tennis e nella memoria collettiva con i suoi due matrimoni, i quattro figli, le tirate da filosofo, il tentativo di suicidio, i due anni da guru di Djokovic e gli eterni guai con fisco e creditori. Sempre sul filo del rasoio, sempre in copertina. Unico rimpianto: «Non aver mai vinto un grande torneo sulla terra». «Ricordi la finale di Montecarlo contro Thomas Muster?», chiede Renzo Furlan, l’ex davisman azzurro che oggi allena gli under 20 in Serbia e con Bum Bum ha un conto in pareggio, una vittoria a testa. «Sul match point fece doppio fallo con una seconda di servizio ai 200 all’ora.

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    Era il suo stile: rischiava tutto. Servizio e dritto che pesavano tonnellate, il rovescio meno. E che personalità». Omar Camporese, n. 18 del mondo che ci ha perso 4 volte, la più famosa agli Australian Open, 14-12 al quinto, è d’accordo. «Ho giocato contro i più forti, ma l’unico di cui avvertivo la presenza era lui. Se penso che oggi al Masters in finale vanno Goffin e Dimitrov, mi sento male. Fuori dal campo però Boris era quasi timido, non sembrava neanche tedesco. Ci siamo allenati tante volte insieme, ancora oggi attraverso amici comuni so che chiede di me. Una persona squisita. Il suo servizio era terribile, però avevo imparato a guardarlo negli occhi: prima di colpirlo mirava sempre».  

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    Le sfide con Edberg  

    Come per Laver, Borg o Federer, c’è un prima e dopo Boris Becker. «Con il suo servizio ha cambiato il tennis», dice Riccardo Piatti, il più famoso dei nostri coach. «Nessuno prima di lui giocava con tanta potenza. Poi era uno che comandava: contro Voinea a Wimbledon un anno decise da solo di andarsene perché per lui era troppo buio, mentre sugli altri campi si continuava a giocare. Eredi? Nessuno».

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    Le tre sfide consecutive con Edberg sul Centre Court, la rivalità tutta deutsche con Michael Stich, le battaglie al Masters con Sampras, che dice di lui: «È il più forte giocatore indoor che ho mai incontrato». Per Paolo Bertolucci «è stato e rimane un animale da palcoscenico. L’artefice di un tennis verticale, fatto di potenza, di tuffi.

     

     L’unico che vagamente gli assomiglia è Shapovalov, il canadese, che ha un tennis aggressivo e creativo. Ma dobbiamo rassegnarci: di Becker, come di Federer e Nadal, non esisteranno mai copie». Oggi Boris vive a Wimbledon, collabora con la federazione tedesca, la Bbc ed Eurosport. A giugno è finito in bancarotta, «ma sono solvibile, mica fallito», si ribella. «Se cerchi pubblicità, assumi Boris Becker. Attenzione garantita». Alles gute, vecchio ragazzo.  

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