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    CON L’INGRESSO DEL TESORO NEL MONTEPASCHI (5,5 MILIARDI) TORNA LO “STATO BANCHIERE”I DUBBI DI FERRUCCIO DE BORTOLI E L’ESEMPIO PRECEDENTE DEL FASCISMO – IL PIANO INDUSTRIALE DI MORELLI, PRONTO ALLE DIMISSIONI IN CASO DI LICENZIAMENTI DI MASSA 


     
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    Ferruccio De Bortoli per “l’Economia - Corriere della Sera”

     

    Vestager Vestager

    Lo Stato, alla fine e di malavoglia, metterà almeno 5,5 miliardi nella ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi su un fabbisogno complessivo di poco superiore agli 8. Ma con l' accordo fra il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan e la commissaria alla Concorrenza dell' Unione Europea Margrethe Vestager, si è scongiurato un esito ancor più doloroso e non soltanto per gli azionisti e gli obbligazionisti del tormentato gruppo senese. La ferita che rimane ancora aperta, assai sanguinante, è quella delle popolari venete per le quali si tenta un nuovo salvataggio di sistema e non è escluso un ulteriore intervento con capitale pubblico.

     

    de bortoli de bortoli

    La risoluzione lampo, in Spagna, della crisi del Banco Popular conferma che il peso dei crediti in sofferenza non penalizza soltanto gli istituti italiani. Colpisce però la diversità dei tempi di reazione. L' acquisizione del Santander non risparmia né dipendenti soci, né azionisti né obbligazionisti junior. Il salvataggio madrileno mette a nudo, ancora una volta, la debolezza del potere negoziale italiano. Nonostante ciò lo sguardo delle autorità europee e della banca centrale sul panorama bancario italiano è apparso spesso incomprensibilmente fisso e pregiudiziale con qualche tendenza all' accanimento terapeutico.

     

    «Come, per esempio - nota l' economista Marco Onado, autore di Alla ricerca della banca perduta (Marsilio) - nel fissare obiettivi di cost income ratio del 50 per cento quando il livello medio italiano è del 73 per cento». La ricapitalizzazione pubblica del Monte Paschi sarà accompagnata da un severo piano industriale che la tenacia dell' amministratore delegato Marco Morelli ha contenuto nei confini del possibile, scongiurando un' ondata di licenziamenti collettivi. C' è stato un momento, nel corso delle lunghe trattative, in cui l' ipotesi di mandar via più di 10 mila dei 25 mila dipendenti, era tutt' altro che remota. Morelli ha minacciato di dimettersi e la richiesta è rientrata.

     

    MARCO MORELLI MARCO MORELLI

    Il sacrificio sul versante occupazionale sarà comunque elevato: un taglio tra i 5 e i 6 mila posti ricorrendo al fondo esuberi e alle dimissioni incentivate. L' amministratore delegato si è riservato una piccola quota di assunzioni. Il problema più delicato, a questo punto, è quello di non perdere professionalità. Ancora più necessarie nel momento in cui si è accettato un programma di risanamento impegnativo e sono in gioco i soldi dei contribuenti italiani.

     

    Il paradosso è che manager e funzionari impegnati nel gestire una crisi bancaria sono fatalmente più richiesti sul mercato. Vivono tutti gli stress possibili. Dunque, vanno trattenuti. Ma non è certo facile farlo con un piano che non prevede, giustamente, né premi né incentivi, anzi l' accettazione di sacrifici. L' amministratore delegato, per esempio, non potrà guadagnare più di dieci volte la retribuzione media. Ovvero 460 mila euro l' anno.

     

    IN BORSA

    GABRIELE BASILICO FOTOGRAFA CATTELAN IN PIAZZA AFFARI GABRIELE BASILICO FOTOGRAFA CATTELAN IN PIAZZA AFFARI

    Se tutto filerà liscio, il titolo Monte Paschi dovrebbe tornare in quotazione a Piazza Affari dal prossimo mese di settembre. Ma prima saranno indispensabili alcuni complessi passaggi: la formalizzazione delle decisioni della Commissione europea, la conferma da parte della Bce che la banca è solvibile, il rispetto degli indici Srep (supervisory review and evaluation process), i due decreti del governo compreso quello sul burden sharing. I detentori di obbligazioni potranno convertirli in azioni al 75 per cento del valore nominale.

     

    Quelli retail, che hanno sottoscritto il bond decennale in scadenza nel 2018, lo potranno fare al 100 per cento con la possibilità di optare per un certificato di deposito a cedola garantita. E dovrà essere, infine, sbrogliata la matassa dei crediti in sofferenza che ammontano a 26 miliardi lordi e che andranno ceduti al miglior prezzo.

     

    Lo Stato aveva già iniettato capitale nel Monte Paschi al tempo dei Tremonti e dei Monti bond per un esborso effettivo di 4,1 miliardi. In gran parte restituiti con tassi variabili intorno al nove per cento. Dunque, il Tesoro, alla fine, ci aveva guadagnato circa un miliardo, restando azionista al 4 per cento. Ora è probabile che la ricapitalizzazione precauzionale - come ha ipotizzato il presidente Alessandro Falciai - innalzi la partecipazione pubblica al 70 per cento.

     

    JP MORGAN JP MORGAN

    La nomina del nuovo consiglio, in base al decreto, non passerà dall' assemblea. E qui ci sarà il primo delicato snodo della nuova governance. Una certa continuità è consigliabile, ma la svolta non potrà che essere netta. Gli azionisti di minoranza, in particolare gli istituzionali che convertiranno le obbligazioni in azioni, dovranno avere il loro peso. Lo Stato azionista è chiamato a rivestire, in questa circostanza, un ruolo assai diverso. Può e deve guadagnarci, com' è accaduto con i Tremonti e Monti bond.

     

    Del resto anche il Tesoro americano, con i programmi Tarp 1 e 2, varati allo scoppio della crisi finanziaria, si dimostrò un buon investitore. Ma non è solo una questione di tassi d' interesse. «Quella che va spezzata definitivamente - continua Onado - è la rete collusiva locale, l' intreccio perverso di rapporti oscuri e amicali, in assenza di controlli adeguati, che è all' origine dei troppi dissesti italiani».

     

    ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

    La gestione di emergenza di Profumo e Viola ha avuto il merito di strappare la banca senese alle viscere dell' inferno fallimentare portando alla luce la realtà patologica dei bilanci negli anni di Mussari e Vigni, dopo l' acquisizione di Antonveneta. Morelli si è impegnato con successo, dopo il naufragio dell' ipotesi JpMorgan, in un' estenuante trattativa con i regolatori.

     

    L' ultima trimestrale è incoraggiante. La banca dopo aver perso nel 2016 oltre 26 miliardi di raccolta, diretta e indiretta, ne ha già recuperati 5,5. Saprà lo Stato essere non solo un buon azionista ma anche un portatore responsabile di pratiche educative? Una funzione che non sarà misurata da nessun indice finanziario, ma potrà costituire il miglior investimento e la forma più elevata di rispetto per il denaro dei contribuenti italiani.

     

    L' ESEMPIO DEL PASSATO

    ALBERTO BENEDUCE ALBERTO BENEDUCE

    Lo storico dell' economia Gianni Toniolo ricorda che lo Stato fu costretto a entrare, indirettamente, nel capitale delle banche commerciali già nel 1931, e poi con l' Iri nel '34. «Ma anche durante la dittatura furono importanti le scelte delle persone, la loro preparazione e il loro grado di autonomia». Beneduce, grazie al rapporto diretto con Mussolini, riuscì a sottrarsi all' abbraccio soffocante del partito e di altri poteri.

     

    «La Comit di Mattioli si salvò così - aggiunge Toniolo - mentre la Banca nazionale del Lavoro soffrì di più l' invadenza della politica». Anche la storia insegna che l' azionista Stato può essere riluttante, distratto e a volte complice delle troppe interferenze che fanno leva sulle modeste competenze bancarie oppure essere custode serio di regole e responsabilità. Accadde in uno stato autoritario, sarebbe inquietante che non ci si provasse nemmeno in uno stato democratico.

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