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    FRANCESCHINI-RAGGI: 2 A 0 – IL CONSIGLIO DI STATO DA’ RAGIONE AL MINISTRO SUL “PARCO DEL COLOSSEO” OSTEGGIATO DALLA SINDACA – A GUIDARLO POTRA’ ANCHE ESSERE UN DIRETTORE STRANIERO, PROPRIO COME VOLEVA SU-DARIO – IL DIRETTORE GENERALE DELL’UNESCO IRINA BOKOVA SARA' NEL CDA DEL PARCO


     
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    Laura Larcan per ‘Il Messaggero’

     

    FRANCESCHINI 2 FRANCESCHINI 2

    Il Colosseo avrà il suo grande parco archeologico, e il futuro direttore sarà nominato entro dicembre con il bando internazionale. E, attenzione, potrà essere anche straniero. Una sentenza che ha il sapore di un colpo di scena. Anche perché di suspence ne era montata parecchia da quel 7 giugno in cui il Tar aveva accolto il ricorso della sindaca di Roma Virginia Raggi contro la nascita del Parco del Colosseo.

     

    Invece ieri, un coup de theatre che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al Ministero dei Beni culturali. La nuova istituzione del Parco del Colosseo è viva e vegeta. A rianimarla dopo un battito agonizzante il Consiglio di Stato che ha accolto gli appelli del Collegio Romano contro due micidiali sentenze del Tar che avevano minato non poco il destino della riforma dei Beni culturali accogliendo i ricorsi del Campidoglio grillino contro l'istituzione del parco e la nomina del direttore con selezione internazionale.

    RAGGI RAGGI

     

    L'ASSO NELLA MANICA

    Soddisfatto il ministro Dario Franceschini che ieri non solo ha annunciato «ripartono ora il parco archeologico del Colosseo e la selezione pubblica del direttore», ma ha anche sfoderato un asso nella manica: «Irina Bokova, il direttore generale Unesco, ha accettato il mio invito a far parte del consiglio di amministrazione del Parco del Colosseo». Parole che sembrano una risposta tuonante alla soddisfazione della Raggi di quel 7 giugno: «Sul Colosseo hanno vinto i cittadini. Bene il Tar. Sconfitto il tentativo del governo».

     

    IRINA BOKOVA UNESCO IRINA BOKOVA UNESCO

    Il testo della sentenza del Consiglio di Stato, infatti, chiarisce una serie di punti chiave su cui era stata costruita la barricata della sindaca di Roma Capitale, il cui ricorso al Tar, va ricordato, polverizzò il placido rapporto diplomatico col Collegio Romano, visto che lo presentò alla stampa quindici minuti dopo l'inaugurazione di una mostra ai Musei Capitolini a fianco di Dario Franceschini.

     

    I NODI

    Il Consiglio di Stato ieri ha sciolto tre nodi incandescenti. La prima riguarda il necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale del parco (Colosseo, Palatino, Foro Romano e Domus Aurea, patrimonio dello Stato). I giudici di Palazzo Spada hanno evidenziato che «rientra nell'esclusiva competenza legislativa dello Stato e del Mibact».

     

    la sindaca virginia raggi col vice sindaco luca bergamo (2) la sindaca virginia raggi col vice sindaco luca bergamo (2)

    La seconda questione affrontata da CdS riguarda la natura della fonte istitutiva del Parco, e l'ha risolto esprimendo che «la legge speciale di disciplina della materia autorizza il Ministero ad adottare un decreto non regolamentare».

     

    La terza, delicatissima, punta i riflettori sulla possibilità di attribuire incarichi dirigenziali anche a cittadini non italiani. Nel caso in esame «si è ritenuta legittima la selezione internazionale», perché il direttore del parco ha solo compiti di gestione economica e tecnica.

     

    LA SOLUZIONE

    colosseo colosseo

    E questo, come si apprende dal Collegio Romano risolverebbe in anticipo il caso dei cinque direttori dei musei che attendono a ottobre la sentenza definitiva di Palazzo Spada. A commentare ieri la spinosa sentenza è il vicesindaco Luca Bergamo: «Abbiamo avanzato una proposta per un organismo unitario di gestione del patrimonio culturale di Roma che superi la frammentazione del parco, e ora cercheremo un confronto costruttivo con il ministero».

    ROMA TURISTI COLOSSEO ROMA TURISTI COLOSSEO

     

    Cosa succede da oggi? Chiaro che il primo a dover fare i conti con la sentenza è il soprintendente unico di Roma Francesco Prosperetti, che vede spacchettarsi dalla sua responsabilità tutta l'area archeologica centrale, non altro che il bancomat della cultura che ha garantito nel 2016 oltre 40 milioni di euro netti l'anno di incassi.

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