• Dagospia

    “A QUESTO GOVERNO SERVE SAGGEZZA DEMOCRISTIANA” - GIULIO SAPELLI SPIEGA LA POLITICA A LEGA E M5S: “OCCORRE SILENZIO, ALTA DIPLOMAZIA, RICUCITURE DOVE NECESSARIE, DISPONIBILITÀ E CORAGGIO NELLE RELAZIONI. SALVINI NON DEVE DICHIARARE NIENTE - GLI ATTACCHI AI POPULISTI? UN PICCOLO ESTABLISHMENT COME IL NOSTRO VEDE SGRETOLARSI IL TERRENO SUL QUALE HA POSATO COMODAMENTE I PIEDI PER ANNI E REAGISCE...” - I GUIZZI SU G7, GERMANIA E PAOLO SAVONA


     
    Guarda la fotogallery

    Giorgio Gandola per “la Verità”

    GIULIO SAPELLI GIULIO SAPELLI

     

    «Adesso servirebbe un po' di saggezza democristiana». Dal suo osservatorio universitario il professor Giulio Sapelli, storico ed economista, riesce a fotografare le situazioni con una invidiabile nitidezza. Forse perché non usa l'ottica dello smartphone ma una classica reflex con tutte le sfumature di colore. E alla vigilia del G7 più delicato degli ultimi 20 anni recupera un motto sempre valido per chi si affaccia sulle insidie della politica internazionale: «Lavorare di più e parlare di meno».

     

    luigi di maio giuseppe conte matteo salvini luigi di maio giuseppe conte matteo salvini

    Al vertice delle sette nazioni più avanzate del mondo avrebbe potuto esserci lui, che nella travagliata formazione del governo gialloblù fu indicato come premier, anche se per una notte sola. Ora si limita a regalare un motto al governo del cambiamento, se davvero vorrà provare a cambiare qualcosa, e al premier Giuseppe Conte, da oggi in Canada davanti ai grandi del mondo a rappresentare un'Italia nuova, che desta curiosità a livello internazionale ma viene massacrata in patria dalla trincea mediatica. «E dire che non sono passati 100 giorni, ma 100 minuti».

     

    GIULIO SAPELLI GIULIO SAPELLI

    Professor Sapelli, sarà un G7 difficile, un duello sulla main street fra Donald Trump e Angela Merkel per via dei dazi. Un'agenda con la Russia e le sanzioni sullo sfondo. E poi la prima uscita di Conte e del suo governo populista. Da dove cominciamo?

    «Mai l'Occidente si è presentato così diviso nel Dopoguerra soprattutto per i rapporti fra Stati Uniti e Germania. Molto dipende dai dazi imposti da Washington, ma dovremmo sapere che l'obiettivo americano è quello di arginare la Cina. I dazi non sono uno strumento economico, ma di politica estera. L'Europa è stata così sciocca da abbattere quelli con la Cina senza prima decidere se Pechino abbia o no un'economia di mercato. E adesso piange. Noi dovremo essere bravi a ritrovare la nostra vocazione alla mediazione. L'Italia ha sempre avuto un ruolo ponte, torni ad esercitarlo».

    trump putin trump putin

     

    Ruolo ponte ha in sé qualcosa di andreottiano. Ce lo spiega?

    «Parlare con tutti, riuscire a essere importanti per tutti. Recuperare il valore della politica Dc, dell'Eni di Enrico Mattei. E dovremmo anche ricordarci di ciò che sosteneva Henry Kissinger: la nostra fedeltà atlantica serve per costruire ciò che gli Stati Uniti non possono fare. Per esempio un ponte di pace con la Russia. Perché io credo che alla lunga Trump e Putin torneranno a camminare insieme. È un G7 importante, nel quale non si può pensare di limitarsi alla passerella. Per esempio, utilizzarlo per riavvicinarci alla Germania dopo le ultime fibrillazioni sarebbe l'ideale».

    enzo moavero e paolo savona enzo moavero e paolo savona

     

    Il nuovo premier Conte e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, saranno in grado?

    «Conte è alla prima uscita, ma Moavero ha grande esperienza. Gli stessi che adesso sono scatenati contro il nuovo governo, nel 2012 portavano doni e ceri votivi davanti ai santini di Mario Monti. Chi può essere più preparato di Moavero, che fu scelto da lui? Vogliamo mettere in discussione Monti? Certo che sono caustico...Piuttosto, c' è una precondizione che tutti nel nuovo esecutivo dovrebbero seguire, figuriamoci in un G7».

     

    Quale, professore?

    «La nobile e saggia consegna del silenzio. Alta diplomazia, ricuciture dove sono necessarie, disponibilità e coraggio nelle relazioni. Ma soprattutto, e qui mi rivolgo specialmente a Matteo Salvini che stimo molto, la capacità di non dichiarare niente. La campagna elettorale è finita, la ragion di Stato prevede altri protocolli comportamentali».

    GIULIO SAPELLI GIULIO SAPELLI

     

    Domanda all'economista in prima linea: come considera l' impennata dello spread che ha battezzato il governo Conte?

    «Esattamente un' impennata, niente altro. E fu provocata dalle dichiarazioni poco avvedute del presidente Sergio Mattarella, del quale peraltro ho massimo rispetto. Si figuri, sono torinese. Lui doveva fare il pompiere, spegnere il fuoco come prevede la Costituzione, e non farlo avvampare. Ora è tornata la calma perché da sempre i mercati premiano la stabilità, determinata da un nuovo governo votato dagli italiani. Era così semplice».

     

    Il mainstream mediatico però si è scatenato contro i populisti e non si è più fermato. Giornali, televisioni, c'è una caccia alla sbavatura ad alta intensità. Non la insospettisce?

    di maio conte salvini di maio conte salvini

    «No, perché quando un piccolo establishment come il nostro vede sgretolarsi il terreno sul quale ha posato comodamente i piedi per anni, reagisce con le armi più pesanti che ha: i media. In Italia non esiste un editore indipendente. E nel piccolo establishment degli indignados ci metto anche Silvio Berlusconi; è fuori e gli rode».

     

    Può essere una naturale reazione ad anni di denigrazioni grilline.

    «In Italia, e non solo, si è cementato nei gangli culturali, economici, politici, il pensiero unico radical chic, conformista e dal respiro cortissimo. Ma non crea danni soltanto da noi; ieri ho letto su Le Figaro che in Francia sono arrivati a chiedere la censura dei libri di Pierre Loti perché hanno scoperto che era razzista e antisemita.

    GIULIO SAPELLI GIULIO SAPELLI

     

    Le patenti ideologiche del pensiero debole; è la cultura che innalza i popoli, ma se è calata dall' alto non è cultura. Lo aveva capito perfettamente Pierpaolo Pasolini: l' establishment inferocito di oggi è composto da chi applaudiva quelli che picchiavano i poliziotti. E noi siamo qui a prendere le loro botte».

     

    Soprattutto il professor Paolo Savona, che per una settimana è stato fatto passare per un reietto delle isole.

    «Guardi, il professor Savona non ha bisogno di dimostrare di essere debole o forte. La pensiamo nello stesso modo, non lavoriamo per la fama ma per la gloria, che è qualcosa che va oltre noi stessi e sta dentro i libri. È certamente un pilastro di questo governo è non meritava le angherie verbali che ha subìto, ma da studioso raffinato e profondo è già andato oltre. Sono convinto che in questo momento è il primo a dire ai giovani colleghi che il governo dovrà essere unito».

     

    PAOLO SAVONA PAOLO SAVONA

    M5s e Lega non hanno molto in comune. Resisteranno o si sfalderanno?

    «Due culture diverse, due mondi diversi, ma un collante fortissimo determinato anche dall'anagrafe: sono giovani e vogliono cambiare il Paese in meglio. Ora è arrivato per loro il momento di lavorare in silenzio e di far propria una delle frasi più democristiane della storia: smorzare i toni».

     

    Professor Sapelli, all'inizio delle consultazioni lei è stato premier per una notte. Ha dormito?

    elisabetta trenta e mattarella elisabetta trenta e mattarella

    «Ma non è vero, mi ero semplicemente messo a disposizione del Paese. E comunque mi sono angosciato, un'angoscia esistenziale che deriva da ciò che dicevo prima: loro sono tutti giovani. Nelle imprese e nell' amministrazione i vecchi come me servono ancora per saggezza, esperienza e attenzione alle curve. Ma in politica no. Lei parla di Terza repubblica a un signore che è ancora dentro la Prima. Avrei ringraziato gli amici della Lega, sarei stato lì una settimana. E poi sarei tornato a casa».

    conte e mattarella conte e mattarella

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport