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    ANCHE DALL'ALDILÀ MARADONA CONTINUA LA SUA PARTITA CON IL FISCO ITALIANO – A TRE ANNI DALLA MORTE DEL “PIBE DE ORO”, LA CASSAZIONE HA ACCOLTO IL RICORSO DEGLI EREDI CONTRO LA PRESUNTA EVASIONE DEL CAMPIONE ARGENTINO. IL PROCESSO È DA RIFARE – IN BALLO 37 MILIONI DI EURO RICHIESTI DALL'AGENZIA DELLE ENTRATE PER I COMPENSI VERSATI DAL NAPOLI A MARADONA NEGLI ANNI ’80: PAGAMENTI DEI DIRITTI DI IMMAGINE PASSATI SU CONTI IN LIECHTENSTEIN…


     
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    Estratto dell’articolo di Andrea Sorrentino E Viviana Lanza per “Il Messaggero”

     

    diego armando maradona diego armando maradona

    Diego Maradona è scomparso da poco più di tre anni, ma ieri ha vinto un'altra partita nella battaglia col Fisco italiano, che aveva caratterizzato metà della sua tormentata vita. Amarissimo postumo trionfo, per quel che vale.

     

    In soldoni, il valore della questione si aggira sui 37 milioni di euro, quanti ne reclama il Fisco per una vertenza legata ai compensi versati dal Napoli a Maradona, il calciatore più significativo del secolo scorso insieme a Pelé, nella seconda metà degli anni Ottanta: nei pagamenti dei diritti di immagine su conti esteri (in Liechtenstein) da parte di due società straniere si configurò un'evasione fiscale, all'epoca di 40 miliardi di lire, poi lievitata negli anni a 37 milioni di euro, più di metà dei quali in interessi di mora.

     

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    Ma ora la sezione tributaria della Cassazione (presidente Roberta Crucitti) ha accolto il ricorso discusso dall'avvocato Massimo Garzilli, che rappresenta Diego Armando Maradona con l'avvocato Angelo Pisani: la corte «accoglie il ricorso principale e rinvia alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Campania, cui demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità».

     

    Insomma la Cassazione dà ragione a Maradona e rimanda tutto alla commissione tributaria regionale, che dovrà esprimersi nuovamente sulla vicenda. […]

     

    La vicenda partì a inizio anni Novanta, quando oltre a Maradona furono coinvolti anche due suoi compagni di squadra, i brasiliani Careca e Alemao. Il Napoli e i due giocatori fecero subito ricorso e furono condonati già nel 1994. Ma Diego, nel disordine della sua vita che in quegli anni stava crescendo (era stato trovato positivo alla cocaina nel 1991 e aveva lasciato l'Italia, tentava faticosamente di riprendersi, rientrò nel Mondiale 1994 ma fu di nuovo pescato positivo all'antidoping) non impugnò nulla, e si ritrovò inseguito dal Fisco italiano.

     

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    […] Ma il Fisco reclamava ancora il suo debito e vennero gli anni dei sequestri, perché il "Pibe", a ogni suo ritorno in Italia, trovava agenti della Tributaria: una volta, nel 2005, gli sequestrarono il cachet da 3 milioni della sua partecipazione a "Ballando con le stelle", e lui diede forfait in trasmissione; un'altra, nel 2006, gli furono requisiti, appena atterrato a Napoli per giocare una partita di beneficenza, due Rolex d'oro del valore di 11mila euro ( li ricomprarono alcuni amici di Diego) […]

     

    Negli anni successivi i legali di Maradona invocarono l'autotutela, chiedendo che fosse esteso anche a lui il condono di cui, per la stessa vicenda, aveva beneficiato il Napoli. Le commissioni tributarie provinciale e regionale rigettarono i ricorsi. Di qui la scelta di andare in Cassazione. […]

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