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    TORINO IN ROSA - ECCO CHI E’ “MR. PINK”, IL GIOVANE STREET-ARTIST CHE SI FIRMA “REBOR" E CHE HA COLORATO DI ROSA VARI ANGOLI DELLA CITTA': “HO GIÀ ESPOSTO NEI MUSEI, O MEGLIO NEI LORO BAGNI: E' UNA COSA CHE SAREBBE PIACIUTA A BANSKY...”


     
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    Emanuela Minucci per la Stampa

     

    MARCO ABRATE MARCO ABRATE

    Il pennello che di notte ha dipinto Torino di rosa ieri è andato oltre. La sua marcia di avvicinamento al cuore della città, prima trasformando in confetti le cabine telefoniche dei quartieri della movida, poi colorando di rosa shocking le fontanelle a forma di «toret» delle piazze auliche è giunta sino a piazza San Carlo, all' ombra del Caval' d Brons. E lì la furia color fucsia, pur risparmiando l' arredo della piazza, ha lasciato sul porfido un' installazione, regolarmente recintata, come se la piazza del Castellamonte fosse l' Oval, nei giorni di Artissima.

     

    La mano rimasta da sempre segreta - sono sei mesi che questo rosa shocking ha punteggiato la città - ha scelto questo colore per raccontare un dramma: la gigantesca gomma di un Tir che investe una coppa dei Campioni e un uomo di cui restano a terra i vestiti e le sneakers. Titolo: «Improvviso».

     

    Sopra, una piccola firma, Rebor. Strano, hanno pensato i vigili urbani e parecchi torinesi, passando muniti di telefonino per documentare lo sbarco del rosa nel cuore di Torino. «Pink» (i cittadini lo hanno soprannominato così) non è Arsenio Lupin, non lascia biglietti firmati. E infatti, ecco il secondo colpo di scena: l' autore dell' installazione di piazza San Carlo, non è il «rosizzatore seriale».

    TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE

     

    Il secondo Pink entrato in azione la scorsa notte è uno studente, al primo anno di grafica dell' Accademia Albertina, che ha voluto dedicare quest' opera alle vittime dei fatti di piazza San Carlo. Vent' anni, capelli biondi a spazzola, sostiene che, fra lui e «Pink», l' emulatore è l' altro. «Anche perché - spiega Marco Abrate, in arte Rebor - il primo a dipingere di rosa la città sono stato io: mettendo addirittura un cappello da mago alla statua di Cesare Balbo».

     

    L' ondata fucsia che sta travolgendo Torino pare dunque avere più paternità. Un pasticcio surreale che sarebbe piaciuto a Banksy. E anche a Walter Benjamin per certi aspetti, che si dilettava della riproducibilità dell' opera d' arte, ammesso che tingere una panchina di rosa sia oltre che spiazzamento qualcosa che suscita l' attenzione dei galleristi. «E qui sta il punto - spiega con piglio determinato il giovane Rebor - io ho già esposto nei musei, o meglio nei loro bagni, proprio tingendoli di rosa, quella sì una cosa che sarebbe piaciuta a Bansky, noto per le sue incursioni in blasonate gallerie d' arte».

    TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE

     

    Aggiunge: «Ho esposto a Paratissima, continuo a studiare, mi ispiro a Cattelan. Mister Pink, invece, finora si è limitato a coprire con la vernice rosa, magari a spruzzo, elementi d' arredo della città».

     

    Chissà se, punta nell' orgoglio, la «Pantera Rosa» che tutti i vigili urbani cercano (alla fine imbrattare l' arredo urbano non è gesto da restare impunito) uscirà allo scoperto, dimostrando allo studente che lui non «imbratta ma dipinge». Per il momento il Comune preferisce l' operato del giovane street-artist che firma le proprie opere: anche perché le dispone su un lenzuolo bianco e sta molto attento che neppure una sola goccia di rosa shocking finisca sui cubetti di porfido.

    TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE TORINO - LE OPERE IN ROSA DI MARCO ABRATE

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