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    VENI, VIDI, VINTAGE - L'INCREDIBILE STORIA DELLA DIVISA DA CONIGLIETTA DELLE CAMERIERE NEI 'PLAYBOY CLUB', DOVE SI FLIRTAVA ELEGANTEMENTE SENZA FARE SESSO: IL CORSETTO ERA VERDE, NIENTE OCCHIALI, GIOIELLI O SMALTO, POCO TRUCCO, E QUEI LACCETTI LATERALI IDEATI DA HEFNER SERVIVANO A...


     
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    Kimberly Chrisman-Campbell per “The Atlantic

     

    playboy bunny uniform 1977 copia playboy bunny uniform 1977 copia

    Hugh Hefner disse di aver scelto un coniglio per mascotte per la sua connotazione sessuale e uno smoking per dare idea di sofisticatezza. Le modelle potevano essere nude, ma gli articoli erano scritti da Norman Mailer, Kurt Vonnegut, Jack Kerouac e Vladimir Nabokov.

     

    Quando aprì il primo ‘Playboy Club’ a Chicago nel 1960, non era un vero sex club: gli uomini dovevano vestire in giacca e cravatta, potevano essere accompagnati da donne, ai tavoli si serviva filetto e sul palco salivano Nat King Cole, Steve Martin, Aretha Franklin, Billy Crystal, Sammy Davis, Jr.

    playboy bunny uniform 1977 playboy bunny uniform 1977

     

    Le cameriere erano vestite da conigliette, lo stereotipo in versione cartone animato della sessualità femminile. Pare che Hef inizialmente volesse vestirle con corte e frivole camicie da notte in stile ‘Ziegfeld Follies’ (sex symbol della sua infanzia), ma poi sarebbero state scomode per servire da bere e accendere sigarette. La playmate Ilse Taurins lanciò l’idea di far vestire le ragazze come il logo della rivista, perciò il coniglio divenne coniglietta e nacque un’icona.

     

    playboy bunny uniform 1977 copia 2 playboy bunny uniform 1977 copia 2

    Il primo prototipo in satin sembrava un costume da bagno. Fu messo a posto, per allungare le gambe ed evidenziare l'inforcatura, e fu proprio Hef ad insistere per i lacci intrecciati sui fianchi: erano puramente decorativi ma davano la sensazione di poter saltare e rivelare di più. Nel 1961 fu aggiunto il papillon, i polsini il tocco finale.

    playboy bunnies playboy bunnies

     

    Quella specie di corsetto rendeva fantastici corpi normali. Non erano tutte delle bombe, il vestito le rendeva tali. Negli anni ’60 la silhouette di moda non era così curvilinea, le modelle sfilavano in scarpe da ballerina e con abiti quasi maschili, ma nel locale si perpetuava l’ideale anni ’50: tacchi alti, vitino di vespa, reggiseni a punta.

     

    melissa 1977 melissa 1977

    Nel club non si faceva sesso, si flirtava, così come facevano le conigliette ai tavoli, cordiali e rispettabilissime. Eppure la loro presenza fu la formula vincente, e i club si moltiplicarono come conigli, diventando oltre 30. Il dress code delle conigliette era rigido e dettagliato. Esisteva il manuale della coniglietta e e la coniglietta-madre, colei che ispezionava le ragazze da capo a piedi prima che si mostrassero ai clienti.

     

    Smalto, gioielli e occhiali erano vietati. Il trucco e il peso venivano monitorati, il toupet incoraggiato. Polsini e farfallino dovevano essere inamidati e privi di macchie, e i coniglietti sui polsini dovevano ‘baciarsi’. Una divisa sporca, una scarpa fuori posto e una calza smagliata, potevano far multare o addirittura licenziare una coniglietta.

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