Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
yoav gallant benjamin netanyahu
I ministri scendono a sud tutti insieme, verso il mare e il frastuono della guerra che arriva dall’altra parte. Yoav Gallant vuole mostrare le apparecchiature e i documenti sequestrati nei cunicoli scavati da Hamas, l’attenzione di Itamar Ben Gvir resta su sé stesso, alza la voce per sentirsi meglio e se la prende con Herzi Halevi, il capo di Stato Maggiore, perché i soldati sono intervenuti assieme ai poliziotti a rimuovere i manifestanti piazzati davanti ai valichi: da settimane vogliono fermare gli aiuti destinati alla Striscia. [...]
Primo passo
Ancora una volta la parola aiuti viene sovrastata dalle intemperanze degli ultrà messianici. Perfino Yoav Gallant, che da ministro della Difesa non può essere considerato una colomba, tenta da mesi di presentare il suo piano per permettere il progressivo ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza e gestire l’ingresso di cibo, medicinali, materiali per tirar su almeno delle tende. Le case che hanno lasciato quattro mesi fa non ci sono più, è difficile perfino orientarsi quando i punti di riferimento sulla mappa della memoria sono macerie. Sono allo stremo, il 10 per cento dei bambini mostra segni di grave malnutrizione, avvertono le Nazioni Unite.
TUNNEL DI HAMAS A GAZA
[…] È un primo passo, l’alba di quel giorno. Gli israeliani userebbero il valico di Erez a nord – assaltato il 7 ottobre dai terroristi fondamentalisti – e quello di Karni più giù lungo il confine.
Soprattutto – rivela il quotidiano Yedioth Ahronoth , il più venduto nel Paese – i servizi segreti interni, lo Shin Bet, avrebbero il compito di organizzare squadre di difesa locali per proteggere i commercianti palestinesi che recuperano i pacchi da distribuire. «Questi uomini verrebbero individuati tra i clan più potenti, non legati ad Hamas, anche tra gli ex militari dell’Autorità palestinese», scrive Nadav Eyal. «Lo Stato Maggiore non ha posto obiezioni all’ipotesi che possano ricevere armi per contrastare le milizie jihadiste ed evitare le razzie».
JAKE SULLIVAN YOAV GALLANT
Gallant ha preparato il documento il 26 ottobre nell’imminenza dell’invasione via terra. L’ha ritirato fuori adesso per mostrarlo a Benny Gantz e Gadi Eisenkot, i due ex generali che hanno lasciato l’opposizione per partecipare al gabinetto ristretto. I fogli illustrano le fasi previste nelle operazioni: «In verde sono indicati gli obbiettivi raggiunti dalle truppe, in arancione quelli parziali, in rosso tutto quel che resta da fare».
truppe israeliane al confine con la striscia di gaza
Di fatto trovare una soluzione per la gestione di metà della Striscia, così da evitare che sia Hamas a ripresentarsi come la forza al potere anche sul piano civile. Lo Shin Bet vuole anche impedire che i materiali finiscano nelle mani dei fondamentalisti, «come sta succedendo adesso. Per questa ragione non verrebbe usato il valico di Rafah, dove la presenza dell’organizzazione è ancora forte». Il piano pilota partirebbe da Zeitoun, l’area che porta nel nome il simbolo palestinese delle olive, anche se gli alberi non ci sono più.
GALLANT NETANYAHU soldati israeliani scoprono un tunnel di hamas a gaza SOLDATO ISRAELIANO NEL NORD DELLA STRISCIA DI GAZA benjamin netanyahu yoav gallant benny gantz