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    DIECI ATTIVISTI DI CASAPOUND SONO STATI CONDANNATI A 2 ANNI E 2 MESI PER L’OCCUPAZIONE DEL PALAZZO VICINO ALLA STAZIONE TERMINI DI ROMA – TRA GLI IMPUTATI ANCHE GIANLUCA IANNONE, SIMONE DI STEFANO E SUO FRATELLO DAVIDE. I CONDANNATI DOVRANNO TIRARE FUORI 20 MILA EURO COME RISARCIMENTO DELL’OCCUPAZIONE DELL’IMMOBILE CHE È NELLE LORO MANI DAL 2003 - LA RISPOSTA DI CASAPOUND: "A ROMA IL COMUNE ACQUISTA E REGALA SPAZI AI CENTRI SOCIALI COME NEI CASI DEL PORTO FLUVIALE E DELLO SPIN TIME CON MILIONI DI EURO"


     
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    Da www.corriere.it

     

    Dieci condanne a 2 anni e 2 mesi di reclusione. È quanto deciso dal giudice

    monocratico di Roma nell'ambito del processo che vede imputati per occupazione abusiva militati di Casapound del palazzo di via Napoleone III a Roma, nel quartiere Esquilino. Tra gli imputati, accusati di occupazione abusiva di stabile aggravata, Gianluca Iannone, Simone e Davide Di Stefano. Disposta provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro e il risarcimento in sede civile per l'Agenzia del Demanio. Ordinato anche il dissequestro dell'immobile e la sua restituzione al Demanio.

    scontri durante lo sgombero di casapound 7 scontri durante lo sgombero di casapound 7

     

    «Le condanne spropositate a due anni e due mesi per l'occupazione di via Napoleone III confermano ancora una volta la faziosità di una certa magistratura», questo il commento di Casapound Italia. «Mentre a Roma il Comune - continua Cpi - acquista e regala spazi ai centri sociali come nei casi del Porto Fluviale e dello Spin Time con milioni di euro, si vuole colpire l'unica occupazione non conforme della città dove famiglie italiane hanno trovato negli anni un luogo di confronto e aiuto.

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    Senza CasaPound, il palazzo di via Napoleone III sarebbe l'ennesimo simbolo del degrado della Capitale, mentre ora è un punto di incontro culturale, sociale e politico in un quartiere lasciato a sé stesso dalla solita politica. Questa sentenza non ci trova in ogni caso impreparati: siamo pronti a difendere il palazzo e le famiglie in difficoltà che qui hanno trovato un porto sicuro e ricorreremo certamente in appello». 

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