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    15 SECONDI POSSONO BASTARE PER LA INSTA-FICTION - SU INSTAGRAM ARRIVA «SHIELD 5», LA PRIMA NANOSERIE TV PENSATA PER IL SOCIAL: UNA STORIA LIOFILIZZATA ADATTA ALLA NOSTRA EPOCA IPER VELOCE


     
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    Giuseppe Pollicelli per “Libero Quotidiano”

     

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    Abbuffate di micro porzioni. La metafora gastronomica descrive bene quella che oggi è indiscutibilmente la tendenza di maggior forza nel campo dei consumi intellettuali: nutrirsi di tante piccole pietanze, meglio se semplici e leggere, senza avvicinarsi mai a piatti troppo ricchi o elaborati.

     

    È di pochi mesi fa il lancio di una collana di libri denominata «Distillati», pubblicata della sigla editoriale Centuria (appartenente al gruppo RCS), che propone romanzi famosi in versione condensata, cioè abbreviati anche della metà rispetto alla loro fisionomia originale.

     

    Ora è arrivata la notizia del varo della prima serie concepita per essere distribuita direttamente su Instagram, la piattaforma per la condivisione di fotografie e video che annovera più di 400 milioni di utenti.

     

    Il serial si intitola Shield 5, ha per protagonista, nei panni di un certo John Swift, l' attore inglese Christian Cooke e ha una particolarità che ne rende l' uscita un avvenimento storico: i 28 episodi che la compongono, e che dal primo febbraio, alle ore 18 italiane, vengono rilasciati su Instagram al ritmo di uno al giorno, hanno la durata di appena 15 secondi ciascuno, che è poi la lunghezza massima consentita a un video caricato sul social network di proprietà di Facebook.

     

    Dunque il minutaggio complessivo della serie, mettendo una dietro l' altra tutte e 28 le puntate, ammonterà alla fine ad appena sette minuti. Assai meno di un piatto frugale: una misera pillolina.

     

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    Eppure coloro che hanno pensato e finanziato Shield 5 - firmata da Anthony Wilicox e Adam Dewar con la collaborazione di altri nomi della scena cinematografica britannica, mentre Instagram sostiene di non essere coinvolta in prima persona nell' iniziativa - sono convinti che, malgrado le sue dimensioni lillipuziane, e anzi proprio in virtù di queste ultime, la serie sarà in grado di suscitare l' appetito di tanti.

     

    Certamente non per la sua trama, che non si presenta di particolare originalità (il personaggio principale si dà a una frenetica fuga dopo essere rimasto coinvolto in una rapina di diamanti nel corso della quale è morto un suo collega), bensì appunto grazie alla sua infinitesima durata.

     

    Naturalmente, prima di esprimere qualsiasi giudizio di merito sarà il caso di guardare tutti e 28 gli episodi, dalla somma dei quali non è detto non esca fuori un bel cortometraggio, avvincente e adrenalinico.

     

    Riuscire a raccontare qualcosa di compiuto in soli 15 secondi è d' altra parte un esercizio che non appare affatto semplice e che necessariamente farà assomigliare ogni puntata del serial a un virtuosismo.

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    Ma è certamente il caso di domandarsi a quale tipo di esigenza risponda un' operazione come questa di Shield 5, in qualche modo assimilabile, come già detto, ai best seller liofilizzati dei vari Larsson e Mazzantini. Perché si dovrebbe desiderare di assistere a un racconto filmico della durata di 15 secondi?

     

    Che senso ha, e che appagamento può offrire, un' esperienza del genere? L' unica risposta possibile è che trova conferma, più ancora di un tempo, la giustezza della celebre considerazione del sociologo canadese Marshall McLuhan: il mezzo è il messaggio.

     

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    La tecnologia - e nulla lo dimostra più dell' avvento degli smartphone, che ha dato avvio alla cosiddetta «era della convergenza» - sta modificando radicalmente il modo di concepire una narrazione, perché chi la elabora la pensa già in funzione dello strumento attraverso il quale sarà prevalentemente diffusa. Ma c' è di più.

     

    La tecnologia sta cambiando, probabilmente in maniera irreversibile, le nostre capacità percettive. Sappiamo di poter aver accesso contemporaneamente a una miriade di informazioni e di contenuti, rispetto alla cui fruizione siamo peraltro costantemente distratti da mille sollecitazioni (messaggi, sms, e-mail e via dicendo), e questo ci sta fatalmente portando a preferire, come si diceva all' inizio, tante piccole quantità rispetto a poche dosi abbondanti.

     

    L' aspetto preoccupante della faccenda è che tutto ciò, come già sottolineato da alcuni studiosi, sta producendo delle modificazioni a livello cognitivo: non siamo più capaci, e meno di tutti paiono esserlo i nativi digitali, di mantenere la concentrazione di fronte a un testo (o, appunto, uno show) che superi una certa lunghezza.

     

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    Addirittura, in certi casi, non siamo più neppure capaci di capirlo. Tra una visione e l' altra delle puntate di Shield 5, sarà forse il caso di rifletterci. Tanto durano solo quindici secondi.

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