IGNAZIO MARINO
1.IL MINISTRO: ‘DESTRA NELLE FOGNE? SLOGAN VIOLENTI’. IMPROTA LASCIA LA GIUNTA
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Matteo Orfini dovrà vivere sotto scorta. Lo ha deciso il Viminale, giudicando rischioso il suo lavoro da commissario del Pd di Roma. Un’altra notizia allarmante nella città di Mafia Capitale, dove in Campidoglio il sindaco Ignazio Marino resiste a ogni scossone. L’ultimo è l’addio dell’assessore renziano Guido Improta che ieri, su invito dello stesso Orfini, ha deciso di aspettare la relazione del prefetto sullo scioglimento del Comune.
IGNAZIO MARINO
Anche Silvia Scozzese, l’altro tecnico di area chiamata a risanare i conti di Roma, farà presto le valigie. Mentre il sottosegretario Claudio De Vincenti annuncia che oggi in Consiglio dei ministri non arriverà alcun decreto sui fondi extra per il Giubileo, anzi «non è detto che ci sia un decreto e le risorse saranno quelle del Campidoglio», precisa. Lasciando aperta la porta al Dpcm con cui il premier affiderà il coordinamento a Franco Gabrielli.
Un poker di colpi che avrebbe tramortito chiunque, ma non Marino. Indifferente persino agli attacchi più duri, come quello del ministro Alfano a proposito dell’invettiva - «La destra torni nelle fogne» - pronunciato domenica alla Festa dell’Unità: «Dovrebbe vergognarsi. Il sindaco della capitale d’Italia deve tenersi lontano dagli echi di un passato che rifiutiamo con forza, dove a prevalere era la violenza che ha causato tante vittime, da una parte e dall’altra».
angelino alfano e moglie
Sempre più attestato sulla linea della resistenza a oltranza, difeso dall’ex capogruppo dem Speranza («Il Pd parli chiaro, non può tenerlo a bagnomaria»), Marino riunisce la sua maggioranza e in diretta streaming la esorta a stringere un patto con la città e ad andare avanti. Una battuta- «Ora decido se far cadere il governo, alla fine rimarrò in piedi solo io» - a tradire le sue reali intenzioni. Che però cozzano con quelle del Nazareno: «Altro che toto-assessori, noi stiamo già a al toto-commissario» . Cioè colui che dovrà traghettare il Campidoglio alle elezioni 2016.
2. L’ASSESSORE RENZIANO LASCIA E ATTACCA MARINO
Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”
«Non ci sono più le condizioni per restare. Marino ormai è fuori di testa...». Guido Improta, assessore renziano (alla Mobilità) del Comune di Roma, lascia. Il suo incarico, dice, «è finito», «il tagliando fatto». Una decisione nell’aria da qualche giorno, che certifica a che punto siano i rapporti tra Palazzo Chigi e il Campidoglio. Improta, infatti, era uno dei pezzi da novanta della giunta, emanazione degli ambienti governativi, vicino al ministro Paolo Gentiloni. E, il suo addio, rischia di aprire ufficialmente la crisi nella Capitale.
Guido Improta
Perché, dopo di lui, la seconda a lasciare potrebbe essere Silvia Scozzese, assessore al Bilancio, cooptata dall’Anci (l’associazione dei Comuni) nella primavera scorsa per far quadrare i conti e far passare il piano di rientro stabilito dal governo.
Per Improta la goccia finale è stato il «comizio» tenuto da Marino domenica sera, alla Festa dell’Unità, quando il sindaco ha «caricato» i toni, ergendosi di fatto ad anti-premier e insultando gli oppositori politici («la destra torni nelle fogne da cui viene»). Improta, ieri mattina, ha riunito il suo staff e comunicato le sue decisioni: «A questo punto, non posso più rimanere». Il renziano lo dice anche al sindaco, quando lo chiama. Marino, sempre più schiacciato a sinistra del Pd (tanto che qualcuno ipotizza una sua adesione al soggetto politico di Pippo Civati), prova per l’ultima volta a trattenerlo. La replica è glaciale: «Ho fatto la mia scelta». Per lui dovrebbe esserci un posto pronto nel cda di un’azienda statale.
Silvia Scozzese
Per salutare, l’assessore renziano aspetterà la fine del mese (e forse l’apertura della metro C), al massimo la relazione del prefetto Franco Gabrielli sull’eventuale scioglimento per mafia di Roma. In pubblico, Improta spiega: «C’è un momento di riflessione più complessivo della situazione politica del Comune e in questo si inserisce la mia scelta personale che era nota a chi di dovere sin dall’inizio del mio incarico. Sono disponibile a gestire al meglio la mia uscita, per non creare problemi».
franco gabrielli
Anche il ministro Graziano Delrio, da sempre amico di Marino, prende le distanze: «Se resta sindaco? Non lo so, dipende solo da lui...». È il segno che, da Palazzo Chigi, la pressione continua ad aumentare, anche se Marino coi suoi scherza: «Ora decido se far cadere il governo», la battuta di qualche giorno fa. E poi, nel pomeriggio, riunisce la sua maggioranza, con tanto di diretta streaming: un po’ alla Renzi, un po’ alla Cinque Stelle.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, leader di Ncd, però, bacchetta Marino per le parole di domenica sera: «Il sindaco della Capitale d’Italia deve tenersi lontano dagli echi di un passato che rifiutiamo, dove prevaleva la violenza e dove l’antagonismo politico ha causato tante vittime, dall’una e dall’altra parte». Alfano aggiunge: «La politica rifugga da tristi slogan di periodi bui. Confido che espressioni, come quelle di Marino, cadano nel vuoto: sono offese ataviche di cui ci si dovrebbe vergognare».
MATTEO ORFINI AL KARAOKE DI RADIO ROCK
Il clima, a Roma, si fa pesante. Matteo Orfini, presidente del Pd, viene messo sotto scorta dalla Prefettura per le minacce dei clan, arrivate dopo Mafia Capitale. E Roberto Speranza, leader della minoranza pd, apre all’idea del voto: «Elezioni anticipate a Roma? Il Pd faccia le primarie e trovi la candidatura giusta».