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    7 EURO VALGONO 35 ANNI DI LAVORO – UN COMMESSO DI 60 ANNI È STATO LICENZIATO PER GIUSTA CAUSA DA UN SUPERMERCATO DI TORINO PER AVER SGRAFFIGNATO UNA SCAMORZA E SEI UOVA, PER UN TOTALE DI 7,05 EURO – L’UOMO LAVORAVA NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE DA 35 ANNI E NON AVEVA MAI RICEVUTO UN RICHIAMO. SI È GIUSTIFICATO DICENDO DI VIVERE UNA SITUAZIONE “AI LIMITI DEL SOSTENIBILE”: COSTRETTO A VIVERE CON APPENA 200 EURO, SCHIACCIATO DAI MUTUI E DALLE SPESE PER LA MOGLIE MALATA. MA LA SOCIETÀ NON HA AVUTO PIETÀ…


     
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    Estratto dell’articolo di Claudia Luise per www.lastampa.it

     

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    Non ha i soldi per pagare. Racconta che sta attraversando un periodo nero della sua vita, schiacciato da preoccupazioni familiari e da debiti diventati pesanti come macigni. E quindi ha «perso la testa» e ha commesso un furto: ha rubato dagli scaffali del supermercato dove lavorava una scamorza e sei uova, per un valore di 7,05 euro. Così un commesso sessantenne, quasi vicino alla pensione, è stato licenziato per giusta causa.

     

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    Erano 35 anni che l’uomo era impiegato nella grande distribuzione, al Pam Panorama di corso Svizzera 52 a Torino. In tutto questo tempo non aveva mai ricevuto un richiamo fino alla contestazione disciplinare del 1 febbraio 2024 e alla lettera che mercoledì gli annuncia il licenziamento.

     

    «Appare particolarmente grave che lei abbia deliberatamente prelevato dagli scaffali di vendita alcune referenze per un valore complessivo di 7,05 euro e sia poi uscito dal negozio senza provvedere al pagamento delle stesse», si legge nella raccomandata inviata dall’azienda.

     

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    «Le scuse […]  non possono giustificare in alcun modo l’addebito contestato, sia per le circostanze che per le modalità di esecuzione», si legge ancora. E poi il colpo finale: «Considerati violati gli obblighi generali di correttezza, diligenza e buona fede, ritenuto venuto meno l’elemento fiduciario, avendo abusato della sua posizione all’interno dell’organizzazione a proprio indebito vantaggio e a danno della società, le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa».

     

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    Marco (nome di fantasia) non è scappato via dopo il furto. Subito scoperto, ha ammesso le sue responsabilità e ha provato a spiegare le ragioni: è costretto a vivere con appena 200 euro. Dice di avere sulle spalle un mutuo a tasso variabile che è schizzato alle stelle e di dover badare alla moglie, insegnante precaria, che ha avuto un grave incidente d’auto.

     

    Per le cure, ha dovuto chiedere un altro finanziamento e quindi non gli sono rimasti i soldi per vivere. Il 13 febbraio […] ha messo tutto nero su bianco nel verbale di audizione: «Mi scuso per quanto accaduto, sono consapevole dell’errore commesso. Vivo una situazione di vita privata ed economica ai limiti del sostenibile».

     

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    Ora il sindacato impugnerà il licenziamento. «Fino a che punto siamo persone o numeri per le aziende? In questo caso non c’è il minimo dubbio: È una decisione che ci lascia senza parole, ma non sorpresi […] Si è chiesta l’azienda perché questo lavoratore ha fatto questo gesto? Andremo avanti, non ci fermiamo davanti a questa vera ingiustizia in difesa della sua dignità di uomo prima e lavoratore dopo».

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