Valentina Conte per ''la Repubblica''
cassa integrazione
Il governo progetta la fase tre. Ma ancora non riesce a mettere a terra gli aiuti della fase uno. Ci sono 830 mila lavoratori dipendenti del settore privato che aspettano l' assegno della cassa integrazione di marzo e aprile, finanziata dai 5 miliardi del Cura Italia: lo dicono i numeri Inps aggiornati al 4 giugno, frutto della differenza tra 7,6 milioni di lavoratori pagati su 8,4 milioni beneficiari potenziali.
La stessa Inps parla però di "soli" 420 mila lavoratori in attesa - senza spiegare come li calcola - la metà circa: gli unici di cui conosce le coordinate bancarie. Per gli altri si giustifica - citofonare alle imprese che non hanno inviato l' ormai mitico SR41: il documento con l' Iban dei lavoratori.
I conti non tornano
Ma anche considerando chi è in regola con l' SR41 i conti non tornano: solo 3,3 milioni di lavoratori sono stati pagati da Inps su 4,8 milioni. La differenza fa 1,4 milioni, escludendo le domande annullate (circa 110 mila). «Attenzione però, perché dentro questa cifra ci sono molti doppioni», avverte Marialuisa Gnecchi, vicepresidente dell' Inps.
«Ogni azienda può avere inviato anche più di un SR41. Ad esempio, la regione Piemonte per la cassa in deroga ha obbligato le imprese a fare due domande per gli stessi lavoratori: una per le prime 5 settimane e una per le altre 4». Fosse anche così e considerando che gli esperti Inps calcolano in un 15% questi doppioni, si arriva a circa 1 milione di lavoratori senza Cig: ben più dei 420 mila segnalati dalla stessa Inps.
Il nodo risorse
cassa integrazione
Un problema che si traduce in disagio per altrettante famiglie. Proprio ora che entriamo nella fase due della Cig. Il decreto Rilancio ha stanziato altri 16,4 miliardi che vanno a finanziare 9 settimane dopo le prime 9 del Cura Italia, così da coprire il periodo tra 23 febbraio e 31 ottobre, per un totale di 21,5 miliardi. Risorse che rischiano di non bastare, avverte l' Ufficio parlamentare di bilancio: «Le stime del governo sono molto incerte».
Nel mirino l' ipotesi di un utilizzo medio - il cosiddetto tiraggio - tra le 9 e 11 settimane su 18 totali e al 50% delle ore. Ottimistico, sembra dire l' Upb. Non tutte le imprese compresi i piccoli bar o esercenti con un solo dipendente - hanno riaperto. Molti l' hanno fatto, ma a tempo ridotto. E magari richiuderanno, quando la stagione estiva mostrerà la corda. Senza contare che il decreto Cura Italia porta già in dote un "buco" di circa 3 miliardi.
La Cig rapida
giuseppe conte roberto gualtieri 14
C' è poi un' altra questione. La fase due della Cig dovrebbe accelerare l' erogazione del sostegno: il 40% anticipato subito dall' Inps e - per la cassa in deroga - la possibilità di fare domanda direttamente all' Istituto di previdenza, senza passare per le Regioni che hanno molto pasticciato e rallentato l' iter nella fase uno. Le nuove domande però partono dal 19 giugno e l' anticipo non arriverà prima di luglio. Nel frattempo - per come è scritto il decreto Rilancio - chi può chiedere solo la Cig in deroga (come le piccolissime imprese) e ancora non ha esaurito le prime 9 settimane dovrà passare di nuovo dalle Regioni, senza alcuna semplificazione e senza anticipo.
Il buco estivo
Per non parlare poi di come sono strutturate le nuove 9 settimane, divise in due pacchetti: le prime 5 da consumare entro il 31 agosto e le ultime 4 tra l' 1 settembre e il 31 ottobre. Molte aziende hanno già finito le 5 settimane: se le hanno attaccate alle prime 9, il totale fa 14 settimane corrispondenti al periodo tra la fine di febbraio e metà giugno.
PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO
Cosa faranno - se non ripartono - da metà giugno all' 1 settembre, pur considerando il periodo di ferie? Il divieto di licenziamento è uno scudo per i lavoratori (e un ostacolo per le imprese): dura fino al 17 agosto. E poi? Il governo scommette sul fondo europeo Sure: 20 miliardi da spendere per la Cig, anche retroattivamente. Ma disponibili da settembre. E nel frattempo? Non sarà un' estate come un' altra. I sindacati premono perché Cig e divieto di licenziamento abbiano un destino comune e siano estesi fino a fine anno.
Confindustria vorrebbe una Cig Covid speciale per due anni. E se possibile, nel frattempo, lo stop al divieto di licenziare. L' economia stenta, la domanda non riparte: è questo poi il vero nodo.