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"Una messa per ricordare le vittime, una corona di fiori in mare e una fiaccolata fino al molo rosso, a quella targa con incisi i nomi delle 32 persone che persero la vita nel naufragio della Costa Concordia nelle acque davanti all'Isola del Giglio (Grosseto).
Era il 13 gennaio 2012 e quella data è diventata da due anni, per volontà dell'amministrazione comunale, la 'giornata della memoria'. Una cerimonia di ricordo che oggi ha visto anche la presenza del Capo della polizia Franco Gabrielli, al tempo del naufragio Capo del dipartimento nazionale di protezione civile.
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Al Giglio anche il comandante Gregorio De Falco, l'uomo del 'Torni a bordo c....' rivolto al comandante della Concordia Francesco Schettino.
La piccola isola dell'arcipelago toscano non dimentica, "è un compito morale che ogni gigliese sente nei confronti dei familiari delle vittime, lontani da questa cerimonia, quasi fossero qui con noi", ha detto il sindaco Sergio Ortelli a conclusione della messa di celebrazione del sesto anniversario.
Nella chiesa dei santi Lorenzo e Mamiliano a Giglio Porto, che la notte del naufragio aprì le sue porte e accolse centinaia di naufraghi infreddoliti e impauriti, c'erano i rappresentanti delle istituzioni, soccorritori, forze di polizia e di Costa Crociere. "Pur essendo una giornata di dolore e di memoria per me è anche una giornata in cui ho potuto incontrare nuovamente tante bellissime persone che vivono su quest'isola e a cui io sono profondamente legato", ha detto Franco Gabrielli. Fu lui a coordinare lo stato d'emergenza fino alle operazioni di rimozione della nave nel 2014.
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"In questi anni - ha detto il parroco don Lorenzo nell'omelia - abbiamo incontrato naufraghi e familiari tante volte; a ognuno di loro abbiamo sempre detto che quella notte abbiamo fatto il massimo e soprattutto che l'abbiamo fatto con il cuore". Al Giglio anche l'allora comandante della capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco. "Qui ho lasciato una parte della mia esistenza, della mia vita professionale - ha detto -. E' un'emozione anche se naturalmente ci sono state 32 vittime. Ma quando posso ritorno sempre perché per me è importante".
Sull'isola oggi non c'erano naufraghi o familiari delle vittime. Ma Kevin Rebello, fratello di Russel l'ultimo corpo ad essere estratto dalla Concordia già dopo il trasferimento del relitto a Genova, ha voluto indossare la felpa dell'Isola del Giglio e ha postato una
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foto su facebook: 'dedicato al mio fratellino, all'isola del Giglio e alla sua bella gente. Lui per mesi aspettò sul molo notizie del fratello.
Lo specchio di acqua davanti al porto da alcune settimane è tornato libero, perché i lavori di ripristino ambientale ancora da completare si sono interrotti; 'nel momento in cui riprenderanno - ha fatto sapere la regione Toscana - potrebbero bastare una ventina di giorni per ultimarli'. importante".
LE PRIGIONI DI SCHETTINO
Francesca Gori per www.iltirreno.gelocal.it
schettino in lacrime
Il 12 maggio dell’anno scorso, quando i giudici della Cassazione hanno emesso la sentenza di condanna a 16 anni di carcere , il comandante Francesco Schettino non abbandonò la nave.
Stava aspettando il suo destino in auto, vicino al carcere di Rebibbia: si presentò in guardiola e si consegnò, assumendo su di sé quelle responsabilità che per tutta la durata del processo, in primo, in secondo e in terzo grado, ha tentato di dividere con chi era con lui sulla Costa Concordia la notte del naufragio.
La notte della manovra “scellerata”, con la nave da crociera carica di persone, di feste, musica e gioia, finita sullo scoglio delle Scole. Era venerdì, il 13 gennaio 2012: le lancette dell’orologio, per gli abitanti del Giglio e per i parenti delle trentadue vittime del naufragio, non si sono più mosse dalle 21.47, momento nel quale la nave da crociera è finita su quello scoglio che è sempre stato lì, davanti all’isola. Oggi l’amministrazione si fermerà per ricordare le vittime di quella tragedia: è una cerimonia sobria quella voluta dal sindaco Sergio Ortelli. La prima con il comandante Francesco Schettino in carcere.
Lontano dall’isola, tranne i pochi sopralluoghi ai quali ha partecipato con i suoi avvocati durante le prime fasi d’indagine della Procura di Grosseto, Schettino c’è sempre stato. Ora però sta scontando la pena nel carcere romano di Rebibbia, dove legge, dove fa meditazione e dove pare che si faccia portare dai suoi familiari una bottiglietta d’acqua di mare che si rovescia sulla testa durante l’ora d’aria. Perché il mare, quello di Meta di Sorrento e quello che ha navigato per tutta la vita da comandante è sempre stato il suo “heimat”, il suo ambiente naturale.
schettino FUGGE DALLA NAVE
Difeso dagli avvocati Donato Laino e Saverio Sanese, entrambi del foro di Napoli, il comandante che si è meritato anche il soprannome di “capitan codardo” chiederà probabilmente i benefici previsti dalla legge per cercare di lasciarsi alle spalle le porte della cella della sezione G8 del carcere di Rebibbia e non è escluso – come ebbe a dire l’avvocato Sanese subito dopo la conferma della condanna da parte dei giudici della Cassazione – che il comandante possa fare appello alla Corte internazionale per i diritti dell’uomo di Strasburgo. Perché lui è in galera, ormai da sette mesi mentre chi era nella plancia di comando della Concordia, la notte del naufragio, è tornato a solcare il mare dopo aver patteggiato in tribunale.
A Rebibbia Schettino è arrivato da condannato in via definitiva a 57 anni: il ricordo del “guascone” in total white a una festa a Ischia, mentre l’isola del Giglio doveva fare i conti con le difficili operazioni di rimozione della Concordia che hanno tenuto con il fiato sospeso tutto il mondo.
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O quello del comandante che fu invitato a tenere una lezione all’università sulla gestione del panico, o quello che ha scritto il libro-verità sul naufragio insieme alla giornalista Vittoriana Abbate pare non esistere più.
Il comandante studia, gioca a tennis, a ping pong e a calciobalilla e più volte ha manifestato ai suoi avvocati l’intenzione di iscriversi all’università. Potrebbe farlo, visto che di tempo davanti a sé, prima di poter uscire da Rebibbia, ne ha ancora molto. Cinque anni, un terzo della pena da scontare prima di ottenere permessi, premi o misure alternative. Schettino oggi, mentre al Giglio si celebreranno le trentadue vittime del naufragio, continuerà a comportarsi come un detenuto modello.
SCHETTINO schettino lectio magistralis alla sapienza