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    ABUSO E CONSUMO - IN UN LABORATORIO DI BOLOGNA, UN TECNICO DI RADIOLOGIA 49ENNE HA ABUSATO DI UNA PAZIENTE DURANTE UNA VISITA - L’UOMO, DOPO AVER FATTO ACCOMODARE LA RAGAZZA SUL LETTINO, HA INIZIATO A PALPEGGIARLA SUL SENO, POI LE HA ABBASSATO LE MUTANDINE E PRATICATO SESSO ORALE PER ALCUNI SECONDI - L’AGGRESSORE HA PRIMA NEGATO OGNI ACCUSA, MA POI HA AMMESSO LE PROPRIE RESPONSABILITÀ DOPO CHE GLI ESAMI BIOLOGICI HANNO TROVATO IL SUO DNA SULLE PARTI INTIME DELLA VITTIMA…


     
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    Gabriele Laganà per www.ilgiornale.it

     

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    Abusata mentre si sta sottoponendo ad un esame medico. È questo l’orrore vissuto da una giovane sportiva costretta a subire una violenza sessuale in un luogo "sicuro" e per di più da una persona che avrebbe dovuto aiutarla a superare i problemi fisici.

     

    Quest’ultima, però, non l’ha passata liscia. Il responsabile, infatti, è stato incastrato dal Dna ritrovato nelle parti intime della vittima. A finire nei guai un tecnico di radiologia, un 49enne incensurato, residente a Bologna. L’uomo è stato denunciato dai carabinieri ed ora dovrà rispondere di violenza sessuale.

     

    La sconcertante storia si è consumata lo scorso marzo in un laboratorio della provincia di Bologna. La giovane si era rivolta ad una struttura sanitaria polispecialistica per svolgere alcuni accertamenti, tra cui una radiografia lombosacrale. È proprio nel corso di questo esame che si è verificata la violenza.

     

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    Il tecnico di radiologia ha fatto accomodare la paziente sul lettino, invitando la ragazza a mettersi nella posizione che sosteneva essere più congeniale per eseguire il test. Subito dopo l'uomo ha iniziato a palpeggiarla sul seno. Ma non solo. Perché le ha abbassato velocemente le mutandine praticando sesso orale per alcuni secondi.

     

    L’abuso è stato interrotto dalla reazione della paziente. Anche se paralizzata dalla paura, la ragazza ha trovato la forza di rivestirsi e allontanarsi velocemente dalla stanza. Per sua fortuna nel corridoio ha incontrato una infermiera che, vedendola sconvolta, è intervenuta in suo aiuto allertando i carabinieri. Giunti sul posto, i militari hanno subito attivato il protocollo previsto dal "Codice Rosa".

     

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    L’uomo inizialmente ha negato ogni addebito. L'ammissione è arrivata solo qualche settimana dopo i fatti: invitato a comparire nuovamente in caserma, il 49enne ha ammesso le proprie responsabilità. Un cambiamento di versione legato anche all'esito inconfutabile degli esami biologici che avevano individuato un profilo genetico corrispondente al suo Dna sulle parti intime della vittima.

     

    Il sanitario ha riferito di essere pentito per la sua sconvolgente condotta ed ha anche affermato di essere disponibile a chiedere perdono e risarcire il danno provocato alla giovane vittima. Per la giovane resta il trauma psicologico provocato dall'aver vissuto una esperienza a dir poco terribile.

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