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    A CACCIA DEL TESORO DELLA LEGA - PERCHÉ È FINITO INDAGATO L'ASSESSORE LOMBARDO AL BILANCIO, STEFANO GALLI? PER I SOLDI ALL'ASSOCIAZIONE PRO-MARONI: I DENARI SAREBBERO STATI IMPIEGATI PER FINANZIARE MATERIALE ELETTORALE PRESSO DUE TIPOGRAFIE: LA NEMBO DI MONZA, OGGI CHIUSA, E LA GRAFICHE BONIARDI (DELL'OMONIMO DEPUTATO LEGHISTA). MA, SECONDO I PM, I SOLDI SONO PERLOPIÙ RIMASTI ALLA LEGA E SIANO STATI NASCOSTI, IN UNA SORTA DI GIOCO A RIMPIATTINO CON LA PROCURA DI GENOVA


     
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    Stefano Zurlo per ''il Giornale''

     

    roberto maroni matteo salvini roberto maroni matteo salvini

    Nuovi interrogatori in arrivo. L'esame dei documenti sequestrati nelle scorse ore fra Milano, Lecco e Monza.

     

    La sensazione che presto ci saranno nuovi indagati oltre al potente assessore della giunta Fontana, Stefano Bruno Galli, sotto accusa per riciclaggio. La storia è quella dei 49 milioni di rimborsi incassati a suo tempo dalla Lega e spariti nelle affamate casse del partito. «Quei soldi non ci sono più, non ne sappiamo nulla», ripetevano in coro i dirigenti del nuovo Carroccio a trazione salviniana.

     

    STEFANO BRUNO GALLI STEFANO BRUNO GALLI

    L'inchiesta della procura di Genova, nata da una costola di quella sulla truffa da 49 milioni orchestrata ai tempi di Umberto Bossi, sembra aprire un'altra partita. E fa tremare numerosi big del partito: gli investigatori hanno scoperto che un rivolo di quei 49 milioni, circa 450mila euro, è finito a suo tempo all'Associazione Maroni Presidente, guidata appunto da Galli. Non solo. È quel che accade in seguito, dal 2013 al 2018, a disegnare scenari inediti: quei soldi sulla carta servono per finanziare la vittoriosa campagna di Maroni per la conquista del Pirellone, ma qualcosa non quadra.

     

    I denari sarebbero stati impiegati per finanziare manifesti e materiale elettorale presso due tipografie: la Nembo di Monza, oggi chiusa, e la Grafiche Boniardi che per il 25 per cento fa capo al deputato Fabio Massimo Boniardi. Ma, secondo i detective, i costi sarebbero stati gonfiati, le forniture sarebbero state modeste se non inesistenti e dunque tutte le fatture emesse devono essere controllate una a una. L'ipotesi, insomma, è che i soldi siano rimasti alla Lega e siano stati nascosti da qualche parte, in una sorta di gioco a rimpiattino con la Procura di Genova.

     

    salvini maroni salvini maroni

    Certo, i versamenti vanno avanti per anni e finiscono solo ad aprile 2018, in piena era salviniana, in concomitanza con la chiusura dell'Associazione. Attiva in numerose campagne elettorali e anche in occasione del referendum sull'autonomia del 2017.

     

    Scattano le perquisizioni, anche nelle sedi istituzionali della Regione, e i finanzieri bussano in tipografia. A questo punto Boniardi decide che quello è il suo domicilio parlamentare e blocca i finanzieri che vorrebbero portare via copia degli hard disk.

     

    Maroni intanto prende le distanze dall'associazione, mentre emergono i nomi dei consiglieri: fra questi spicca il senatore Stefano Candiani, sottosegretario all'Interno nel passato governo gialloverde.

     

    bossi salvini maroni bossi salvini maroni

    La caccia al tesoro, iniziata quasi due anni fa, sembra arrivata ad un tornante delicato. I possibili sviluppi potrebbero avere ripercussioni sugli equilibri della politica. Tutto questo accade mentre la Lega ha iniziato a restituire il debito in comode rate spalmate nell'arco di 80 anni. La procura segue le tracce indicate da Marco Tizzoni, un militante deluso che ha firmato un esposto e consegnato informazioni ai pm. Dopo un lungo stallo, ecco l'accelerazione. E altri interrogatori sono in programma a Genova.

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