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    FISCO PER FIASCHI – ALLA DISPERATA CACCIA DI COPERTURE PER LA LEGGE DI BILANCIO, GIORGETTI E LEO METTONO NEL MIRINO LE CENTINAIA DI PICCOLE DETRAZIONI, DEDUZIONI, AGEVOLAZIONI, ESENZIONI E SCONTI FISCALI CONCESSI NEGLI ANNI A CITTADINI E IMPRESE. SI TRATTA DI “MANCETTE” E “REGALI” ELETTORALI CHE SPESSO INTERESSANO POCHISSIMI CONTRIBUENTI E RENDONO IL NOSTRO SISTEMA FISCALE TRA I PIÙ CONFUSI NEL MONDO – MA NON BASTERÀ QUESTO PER “COPRIRE” UNA MANOVRA DA 25 MILIARDI…


     
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    Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”

     

    maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti

    Sfrondamento delle piccole spese fiscali, quelle che non cubano più di 10 milioni di euro, e un sistema di franchigie che attenui il vantaggio degli sgravi fiscali sui redditi più alti. In vista della manovra di Bilancio, il governo Meloni si prepara a intervenire sulle spese fiscali, cioè le centinaia di detrazioni, deduzioni, agevolazioni, esenzioni e sconti fiscali concessi negli anni dallo Stato ai cittadini e alle imprese. Costano 105 miliardi l’anno e sono 625, rendendo il nostro sistema fiscale tra i più confusi nel mondo.

     

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    agevolazioni fiscali in italia - corriere della sera agevolazioni fiscali in italia - corriere della sera

    «In larga parte rappresentano una forma di ricompensa a gruppi di interesse, un beneficio per alcuni produttori e consumatori a fini politici» dice il rapporto della Commissione guidata da Mauro Marè, incaricata — dal vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo — di analizzare il quadro delle spese fiscali e proporre correzioni. E in Italia si esagera, perché nessun paese ne ha così tante: le spese fiscali «hanno poco a che fare con obiettivi tributari, di efficienza o distributivi, sono un sussidio, come una spesa diretta — spiega la Commissione Marè — che emerge nel processo di scambio con i gruppi di pressione. Una volta adottate è difficile ridurle».

     

    MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI

    Il governo Meloni, nonostante ci abbiano provato tutti finora con scarso successo […], si dice ora pronto a intervenire, anche perché servono soldi per la manovra. Leo è in contatto con Marè, l’obiettivo è definire al più presto i possibili risparmi che possano contribuire alla messa a punto del Piano Strutturale di Bilancio da presentare alla Ue entro il 20 settembre.

     

    Sugli obiettivi del taglio al Mef ancora non si sbilanciano. Leo, comunque, vorrebbe destinare l’eventuale ricavato alla riduzione delle imposte per il ceto medio, quello che sta tra i 35 mila euro, dove finiscono i benefici del cuneo, ai 60 mila euro. Una sorta di scambio.

     

    pagare le tasse pagare le tasse

    Su 105 miliardi di costo complessivo delle spese fiscali, qualche miliardo sembrerebbe alla portata, ma a guardare bene lo spazio di manovra non è molto. Le spese fiscali che comportano una perdita di gettito di meno di dieci milioni di euro, le prime che la Commissione ha messo sotto osservazione e il governo vuole razionalizzare, sono 145, cui si aggiungono altre 144 misure dall’effetto non quantificabile e 75 misure senza effetti di bilancio.

     

    Tra queste c’è di tutto, e sono misure che interessano pochissimi contribuenti: dagli sgravi per le locazioni dei fondi rustici, alla flat tax di 100 euro per i raccoglitori di erbe officinali, all’esclusione dell’accisa per le miscele gassose biologiche autoprodotte.

    Una buona pulizia non farebbe male, ma cancellando tutte le spese fiscali sotto i 10 milioni alla fine si ricaverebbero poco più di 400 milioni. […]

     

    GIORGIA MELONI E LE TASSE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA GIORGIA MELONI E LE TASSE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

    Restano le grandi spese fiscali, quelle che costano molto e riguardano moltissimi cittadini. Dei 105 miliardi del 2023, ben 38 rappresentano il costo dei crediti di imposta sulle ristrutturazioni edilizie, sui quali ormai si può fare poco. Tolti i bonus, restano 70 miliardi di detrazioni e deduzioni aggredibili. Solo in teoria, perché la delega per la riforma fiscale punta a garantire tutte le maggiori detrazioni: quelle per i redditi da lavoro, pensione, impresa, la famiglia, la salute, le persone svantaggiate, l’arte, la cultura, l’ambiente, la ricerca, l’istruzione, l’innovazione tecnologica. […]

     

     Così, l’idea che sta prendendo quota, da verificare politicamente, è il meccanismo usato nel 2024 per neutralizzare il vantaggio della riforma Irpef sui redditi oltre i 50 mila euro, con una franchigia di 260 euro sulle detrazioni. Lo stesso meccanismo potrebbe essere esteso, graduato in funzione del reddito, abbracciando tutti gli sgravi che incidono sull’Irpef.

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