il virus cinese simile alla sars 4
1 - IL GRANDE TONFO IN BORSA, BRUCIATI 420 MILIARDI POI WALL STREET RISALE
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
La linea critica del 6% di crescita annua per la Cina sembra ormai travolta dalla paura del virus. Non è cinismo occuparsi dei 420 miliardi di dollari persi in un giorno dalle Borse di Shanghai e Shenzhen, pur nel dolore per le perdite umane causate dal Coronavirus. Anche il crollo delle azioni può far male ai cittadini cinesi, oltre che al mondo globalizzato. Ci sono centinaia di milioni di lavoratori nella seconda economia del mondo che stanno soffrendo per la gigantesca quarantena.
wuhan il punto da cui e partito il contagio del nuovo coronavirus
Le Borse di Shanghai e Shenzhen hanno riaperto ieri dopo il Capodanno lunare prolungato per l' emergenza sanitaria. C' erano state anche polemiche: se uffici e industrie «non essenziali» restano chiusi, perché far rischiare i trader? Il ritorno è stato traumatico: il 7,72% lasciato sul campo ha segnato il peggior giorno dall' agosto 2015, quando era esplosa la bolla della fiducia «nell' immancabile crescita dei titoli cinesi».
Quell' illusione nel 2015 era stata sostenuta dalla propaganda statale e pagata da un «parco buoi» di milioni di piccoli e medi risparmiatori. Nel 2015 il governo di Pechino organizzò, più o meno segretamente, una «squadra nazionale» di investitori con la missione di comperare massicciamente per stabilizzare il mercato, in caso di emergenze. La Banca centrale ieri ha cercato di bilanciare lo choc da virus, annunciando un' iniezione da 1,2 trilioni di yuan (156 miliardi) per sostenere la liquidità.
mascherine anti virus in cina
Shanghai ha aperto crollando del 9,1%, circa 3 mila titoli sono stati sospesi al ribasso (-10%) e quando c' è stato un recupero di quasi due punti sull' indice, gli esperti hanno visto la mano della «squadra nazionale». Il problema, ora che il primo trimestre 2020 è compromesso, è limitare i danni. Un problema di gestione economica e sanitaria insieme. Si fanno paragoni con la Sars, che nel 2003 cancellò il 2% di Pil cinese e lo 0,1% di quello mondiale. Ma allora la Cina era soprattutto fabbriche ed export: bastò riaprirle per tornare a correre e il 2003 finì al +9,9%. Nel 2003 i consumi interni contavano per il 37%, nel 2019 sono saliti oltre il 57%.
mercato del pesce di wuhan 1
Non sarà automatico il decollo post virus. I consumi interni nel Capodanno, il periodo migliore tra acquisti e viaggi (il virus ha già cancellato 25 mila voli), di solito crescono a doppia cifra, quest' anno sono negativi tra il 3 e il 5%, dice l' analista Tian Yun di Pechino.
Gli economisti statali prevedono che il Pil 2020, se tutto andrà bene e il virus scomparirà, finirà sotto il 5%.
Fabbriche, servizi, trasporti ferroviari e aerei, anche i pullman che collegano Pechino con la sua immensa area da 100 milioni di abitanti tra provincia dello Hebei e porto di Tianjin sono in vacanza a oltranza. Il blocco anti contagio del business «non essenziale» è stato dichiarato in 24 tra province, regioni e grandi municipalità cinesi, su 34. Attività sospese da Shanghai a Chongqing, al Guangdong. Pechino ancora in stato di sonnambulismo. Si calcola che le aree bloccate almeno fino al 10 febbraio, nel 2019 abbiano rappresentato l' 80% del Pil della Cina e il 90% dell' export.
il virus cinese simile alla sars 3
Un altro gigantesco problema attende il governo: i lavoratori migranti che erano tornati a casa per il Capodanno e ora dovrebbero rientrare nelle catene di montaggio e negli uffici, nelle città che per trent' anni si sono allargate a dismisura. Sono 288 milioni, su una forza lavoro di 775 milioni: come farli muovere in sicurezza? Senza le loro braccia la Cina va alla paralisi.
code in un ospedale di wuhan
Il virus è esploso al culmine del «Chunyun», la lunga vacanza che permette alla massa di operai e metalmeccanici che hanno costruito il boom statal-comunista di andare nelle province e nelle campagne dove hanno lasciato genitori anziani e figli piccoli. Ora i migranti interni sono ostaggi della paura che il «demone virus», come lo ha chiamato Xi Jinping, li insegua sulla via del ritorno.
Però, il rientro dei migranti interni «dovrebbe essere consentito, con adeguate misure preventive», dice il governo. Wuhan è un grande polo automobilistico, la chiamano la Chicago dello Hubei, con fabbriche di Renault, Psa, Toyota, Honda, Hyundai. Ferme. «Supply chain» globalizzate in ansia, soprattutto in Europa. In un mercato dell' auto cinese già in recessione da due anni. E però, ora che su autobus e metropolitane affollate potrebbe salire il Coronavirus, gli analisti del settore prevedono una possibile spinta per le automobili private: «Acquisti da panico», li chiama Ivan Su di Morningstar.
emergenza coronavirus a wuhan
2 - E PECHINO ORA ACCUSA GLI STATI UNITI «AVETE CREATO E DIFFUSO IL PANICO»
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Cambia routine, per il virus, anche il Ministero degli Esteri di Pechino: ora gli incontri quotidiani con i corrispondenti della stampa straniera si svolgono solo su WeChat. E nell' informativa online, la portavoce diplomatica Hua Chunying ha preso di mira gli Stati Uniti. «Gli americani hanno creato panico e lo hanno diffuso senza sosta», ha scritto Hua. E ancora: «Dagli Stati Uniti non è arrivato alcun aiuto sostanziale». «In questa circostanza i Paesi dovrebbero lavorare insieme, non sfruttare le difficoltà altrui».
medici a wuhan
Il virus della geopolitica è in piena diffusione. Mike Pompeo sostiene che Washington in realtà coopera, mandando aerei a Wuhan per recuperare americani e altri stranieri bloccati nel ground zero dell' epidemia. Pechino risponde che gli americani sono stati i primi a chiudere il loro consolato a Wuhan e andarsene, accrescendo il senso di panico internazionale. E gli Usa sono stati anche i primi a vietare l' ingresso a qualunque cittadino cinese, per motivi sanitari.
coronavirus
La Grande Muraglia sanitaria umilia Pechino, che la percepisce anche come un modo di saldare qualche conto in sospeso. La stampa cinese si è sdegnata per l' osservazione di Wilbur Ross, segretario al Commercio Usa: «Il virus è un motivo di riflessione in più per il mondo del business, può essere un' opportunità di riportare posti di lavoro in America». Ma la nuova Muraglia anti-virus è stata alzata subito anche da un Paese alleato come la Russia, che ha chiuso i varchi terrestri lungo i 4.300 chilometri di frontiera.
E ha sigillato il confine la Nord Corea, nonostante la Cina sia il grande padrino che salva da 70 anni il regime dei Kim dal collasso economico.
coronavirus
È vero che Pyongyang è completamente impreparata a gestire una crisi come il coronavirus, ma Kim Jong-un avrebbe potuto rinunciare a qualche costoso test missilistico e dirottare i pochi fondi nella sanità (forse i cinesi glielo faranno notare, in seguito).
Si isola dai viaggiatori cinesi anche Singapore, che ha radici mandarine nel suo sangue e nella sua imprenditorialità. Restrizioni in Giappone e Sud Corea.
Hong Kong, che è Cina, continua a ribollire nel suo clima di rancori dopo otto mesi di rivolta. Sciopera il personale ospedaliero che chiede di tenere fuori dall' isola i cinesi continentali malati, per non sommergere il sistema sanitario della City. La governatrice Carrie Lam condanna la protesta, ma ha chiuso 10 dei 14 passaggi tra Hong Kong e la madrepatria.
coronavirus
C' è un capitolo italiano. Era appena stato inaugurato l' Anno di Turismo e Cultura Italia Cina. Si puntava a superare quota 3 milioni di visitatori cinesi, ora l' obiettivo è di rimandare a casa le migliaia di persone bloccate per lo stop ai voli diretti con Fiumicino e Malpensa. Si lavorava anche alla visita del presidente Mattarella a novembre. Ora, il capo dello Stato scrive a Xi Jinping ringraziandolo per l' aiuto nel rimpatrio da Wuhan e offrendo solidarietà e aiuti. La Camera di Commercio italiana in Cina interviene con un documento critico sull' emergenza decretata dal governo Conte: «Potrebbe portare a un' evoluzione negativa dei rapporti bilaterali e avere un impatto sulla vita professionale e personale degli italiani in Cina, una volta che la situazione tornerà alla normalità».
coronavirus
Bisogna stare attenti, in prospettiva, alla città di Wenzhou, nello Zhejiang. Le autorità si battono per evitare che «diventi la seconda Wuhan» per diffusione del contagio.
La gente dello Zhejiang ha grandi rapporti con l' Italia e a Wenzhou potrebbero esserci degli italiani, di cui forse non sappiamo.Prima o poi il virus sarà debellato, e Pechino farà i conti con i vecchi amici che si sono troppo spaventati e con gli avversari che si sono troppo agitati.