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    A CHE GIOCO GIOCA ENRICO LETTA? - A "CARTA BIANCA", IL SEGRETARIO DEL PD APRE ALLA POSSIBILITA' DI SPEDIRE DRAGHI AL QUIRINALE - MA LA SUA POSIZIONE CREA IL PANICO TRA I GRUPPI PARLAMENTARI CHE TEMONO LA FINE ANTICIPATA DELLA LEGISLATURA E ELEZIONI NEL 2022 - L'ASSE TRA LETTA E GIORGIA MELONI (CHE LO HA INVITATO AD "ATREJU", LA FESTA DI FRATELLI D'ITALIA) IN CHIAVE ANTI-PROPORZIONALE E PER CONTRASTARE L'INCIUCIONE TRA SALVINI E RENZI…


     
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    1 - COLLE LA NUOVA STRATEGIA DI LETTA DOPO I DUBBI SULLA TENUTA DEI 5 STELLE

    Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

     

    draghi enrico gianni letta draghi enrico gianni letta

    Aveva promesso che non avrebbe parlato di Quirinale fino a gennaio. E aveva invitato gli altri leader a fare altrettanto. Ma l'altro ieri sera, ospite di Carta Bianca, Enrico Letta, compreso che un ostinato mutismo sull'argomento avrebbe potuto avere lo stesso effetto negativo di un confuso chiacchiericcio, ha rotto il voto del silenzio che si era imposto e ha fatto una mossa importante. Non tanto per quello che ha detto, che, a tutta prima, potrebbe apparire scontato, e, cioè, che se non si trova un'ampia maggioranza sul presidente della Repubblica il governo rischia di cadere, ma per ciò che ha voluto intendere.

     

    ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

    Per quanto gli è possibile, visto il ruolo che svolge, il segretario del Pd, è uscito allo scoperto. E, come sottolineano i dirigenti dem a lui più vicini, ha aperto uno scenario che potrebbe poi portare a un via libera del Pd a Mario Draghi, nel caso in cui il premier decidesse di andare al Colle. Perché è indubbio che sul nome del presidente del Consiglio si potrebbe creare un'ampia maggioranza. In questo caso, naturalmente, Draghi verrebbe eletto al primo scrutinio, perché certo nessuno vorrebbe sottoporre una figura così autorevole al gioco dei voti segreti a ripetizione.

     

    draghi letta 1 draghi letta 1

    Non è un caso quindi se un accanito oppositore interno del segretario, Andrea Marcucci, il giorno dopo chieda al leader di «dire con chiarezza se Draghi deve restare al governo». O se Carlo Calenda ripeta: «Letta deve dire se Draghi deve rimanere». L'ex capogruppo del Pd al Senato e il leader di Azione ritengono che Draghi debba stare a palazzo Chigi fino al 2023 e oltre. E hanno interpretato le parole di Letta come un'apertura all'ipotesi Draghi al Quirinale. Ma c'è dell'altro.

     

    ENRICO LETTA MARIO DRAGHI ENRICO LETTA MARIO DRAGHI

    I parlamentari (e anche qualche leader, a dire il vero) come è noto, temono le elezioni anticipate e hanno paura che l'andata di Draghi al Colle equivalga allo scioglimento della legislatura. È a tutti coloro che nutrono questi dubbi che Letta sembra rivolgersi quando dice: «Altrimenti cade il governo». Dove per governo si intende la legislatura. È ovvio che il segretario non poteva essere più esplicito ed è chiaro (anche perché è vero) che continuerà a ripetere che i dem stanno con il governo Draghi, che l'esecutivo deve andare avanti, ma Letta ha fatto una mossa che potrebbe essere gravida di conseguenze. Senza, però, mettere in imbarazzo il premier.

     

    goffredo bettini gianni letta giuseppe conte goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

    Resta da capire cosa faranno ora gli altri leader e come la prenderà il Partito democratico. Dunque, addio al sogno di un presidente votato con la «maggioranza Ursula»: Letta ha capito che non può fare totale affidamento sul gioco di sponda con i 5 Stelle, indispensabile per un'operazione del genere, tanto più che in questo caso i voti di Matteo Renzi rischierebbero di diventare indispensabili (e quest' ultima è un'opzione che il segretario pd non vuole nemmeno prendere in considerazione).

     

    goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte

    Giuseppe Conte deve ancora rafforzarsi, dicono i dem. Ed è per questa ragione che Letta, pur non avendo niente da perdere con il voto anticipato, visto che il Pd nei sondaggi è il primo partito, frena. Meglio dare tempo a Conte e ai 5 Stelle. Non la pensa così una parte dei dem. Come dimostrano le parole di Goffredo Bettini al Tempo : «Draghi ha svolto un ruolo importantissimo. Eppure guai a considerare questa transitorietà un'eccezione che deve durare per sempre. C'è bisogno piuttosto che il dibattito e il conflitto politico e democratico riprendano a innervare l'Italia. C'è bisogno di alternative chiare seppure civili e democratiche». Tradotto: c'è bisogno di elezioni.

     

    2 - DA ATREJU AL QUIRINALE IL NUOVO BIPOLARISMO SULL'ASSE MELONI-LETTA

    Mario Ajello per "il Messaggero"

     

    giorgia meloni bruno vespa enrico letta foto di bacco giorgia meloni bruno vespa enrico letta foto di bacco

    Preparano il duello tra possibili sfidanti per Palazzo Chigi, quando sarà. Si annusano continuamente. Ora una presentazione in tandem di un libro (l'ultimo appuntamento per il nuovo volume di Bruno Vespa al Tempio di Adriano), altre volte una comparsata televisiva di coppia oppure eventi di qualsiasi tipo.

     

    Come quello assai importante di Atreju versione invernale, in cui i due Letta e Meloni, il capo del centrosinistra e la leader del centrodestra se verrà confermato anche l'ultimo sondaggio di ieri a cura Demopolis con FdI al 20,3 prima della Lega e secondo partito dopo il Pd al 21 per cento saranno ancora sul palco insieme perché Giorgia ha scelto Enrico come sparring partner nella kermesse a cui lei tiene tantissimo e che è la vera sonda per capire che cos' è e che cosa vuole essere FdI.

     

    letta meloni salvini letta meloni salvini

    Ovvero un partito conservatore di massima affidabilità istituzionale, e questo evento dei giovani meloniani dal 6 al 12 dicembre in un luogo storico della destra romana, Piazza Risorgimento, lì dove venne ucciso lo studente missino Mikis Mantakas nel 75 non a caso s' intitola il Natale dei conservatori perché è il conservatorismo e non il sovranismo il quid politico-culturale a cui si fa riferimento anche a costo di strappare con l'idea della grande destra europea cara invece a Salvini con la compagnia lepenista che non è la tazza di thé di Giorgia.

     

    giorgia meloni enrico letta foto di bacco (4) giorgia meloni enrico letta foto di bacco (4)

    Non lo è neppure, ideologicamente, Letta, questo è ovvio. Ma in vista del Colle, e con la comune intenzione che «per l'elezione del presidente della Repubblica serve una maggioranza larga», Enrico dice e Meloni condivide, i due non fanno che annusarsi, dialogare, vedere un possibile asse che è poi quello temuto dai due Mattei, il leghista e il renziano basato sulla reciproca voglia del capo dem e del capo conservatore di riconoscersi, di legittimarsi, di incarnare non solo a colpi di continui convenevoli del tipo «Come ha detto bene Enrico...» e «Ho ascoltato con attenzione le parole di Giorgia...» il ritorno alla dicotomia destra-sinistra alle prossime elezioni.

    giorgia meloni enrico letta foto di bacco (2) giorgia meloni enrico letta foto di bacco (2)

     

    S'inserisce in questo contesto l'invito a Letta ad Atreju (ci saranno tra gli altri anche Giorgetti, che è cosa diversa da Salvini, e i ministri Cartabia e Cingolani) e non è un caso che la coppia del nuovo bipolarismo sia vicendevolmente convinta, proprio in ossequio a questo schema, che la legge elettorale che c'è non vada cambiata, mentre venti di neo-proporzionale infuriano dappertutto.

     

    IL PATTINAGGIO

    Ecco, preparano il duello per Palazzo Chigi i due, ma in uno schema da carissimi avversari, al punto che c'è già chi ha inventato una nuova formula politichese: il melonlettismo. Che si respira a pieni polmoni al Nazareno: «Giorgia? È interlocutrice affidabile, mica come Salvini...».

     

    giorgia meloni enrico letta giorgia meloni enrico letta

    Letta, oltretutto, non da ora sa relazionarsi con la destra di origine missina e segue da tempo, da contraltare interessato, l'evoluzione non semplice (si veda lo scontro tra i due quando Giorgia, ma poi ha rettificato, disse: «Non conosco la matrice» dell'assalto alla sede Cgil) di quella destra meno anti-sistema e meno anti-europeista e in linea con la normalizzazione necessaria a FdI per governare se, tra Enrico e Giorgia, le elezioni le vince quest' ultima. Ma per ora c'è il Natale dei conservatori (lo illustra alla stampa la Meloni oggi), e intorno alla pista di pattinaggio montata a Piazza Risorgimento non ci sarà il gelo tra i due leader.

     

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