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1 - CALENDA, 'AL GOVERNO CON GIORGETTI CI STAREI, MAI CON LEGA'
(ANSA) - Per Carlo Calenda, leader di Azione e candidato a sindaco di Roma "Michetti non è presentabile come sindaco di Roma. Non è credibile, non ha esperienza. Sta là soltanto perché è amico di Giorgia Meloni e Matteo Salvini", mentre Giancarlo Giorgetti "è un galantuomo che fa politica, sa riconoscere il valore delle persone, capisce chi può essere utile alla causa di Roma e dell'Italia".
giancarlo giorgetti e matteo salvini 2
Lo dice intervistato dal Corriere della Sera. Alla domanda se starebbe nello stesso schieramento di Giorgetti, Calenda risponde: "No di certo se quello schieramento è la Lega. Starei nello stesso governo di Giancarlo Giorgetti e anche di Antonio Bassolino, che sostengo a Napoli".
Secondo Calenda "il punto è scardinare questa finta sfida tra destra e sinistra che, come accade a Roma, sotto sotto sono sostenute a turno dallo stesso gruppo di potere che ha sfasciato la città. Michetti, alle Europee del 2019, invitava a votare Gualtieri su indicazione del pd Bruno Astorre. Non sono omonimi: sono gli stessi Michetti e Gualtieri che si sfidano oggi".
enrico michetti roberto gualtieri virginia raggi carlo calenda foto di bacco
A suo avviso il "Paese fa un balzo in avanti se le migliori personalità che si riconoscono nei valori dell'europeismo e della liberal-democrazia si mettono insieme, isolando i populismi e i sovranismi di Salvini e Meloni.
Io con uno come Salvini non ho nulla a che spartire". Alla domanda se siano tanti i parlamentari del centrodestra che lo sostengono a Roma, il leader di Azione replica: "Non li frequento molto. Parecchi loro elettori, quelli sì". Dentro Forza Italia? "Qualcuno, come Marcello Pera, l'ha anche detto. Ma non so se lui vota a Roma...".
MATTEO SALVINI CARLO CALENDA
2 - BOMBA GIORGETTI SULLA LEGA «A ROMA BENE CALENDA» ALTA TENSIONE CON SALVINI
Marco Conti per "il Messaggero"
«Qualunque cosa dico ormai vengo sempre strumentalizzato. La verità? Sto girando l'Italia in lungo e in largo per promuovere i candidati del centrodestra. Figuriamoci se tifo per Calenda».
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Prova a metterci una pezza Giancarlo Giorgetti dopo una mattinata passata a spiegare che il senso dell'intervista a La Stampa era un altro. Eppure a rileggere le affermazioni del ministro dello Sviluppo Economico si comprende l'insofferenza tutta leghista per il candidato scelto per Roma da FdI e avallato da tutto il centrodestra.
«Se Calenda va al ballottaggio con Gualtieri ha buone possibilità di vincere. E, al netto delle esuberanze - dice Giorgetti nell'intervista - mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma». Poi l'aggiunta su Guido Bertolaso che, a detta del ministro leghista, sarebbe stato il candidato giusto del centrodestra nella Capitale mentre Sala a Milano vincerà «al primo turno».
carlo calenda
L'IDEA
Affermazioni che scatenano le ira degli alleati. Antonio Tajani, reduce dall'incontro con Mario Draghi a Palazzo Chigi, invita Giorgetti «a fare campagna elettorale a Varese». Dura anche Giorgia Meloni che oltre a difendere Michetti, dice che «se nel centrodestra qualcuno preferisce far vincere la sinistra, è problema suo».
giorgia meloni con enrico michetti
Se è vero, come sostiene il titolare del Mise, che la vittoria di Calenda dipende da quanto «riuscirà ad intercettare il voto in uscita dalla destra», significa dare per scontata una sorta di liquefazione della coalizione che non può non allarmare Matteo Salvini. Il segretario della Lega, pur evitando di polemizzare con il suo ministro e alimentare l'idea di una Lega sull'orlo della scissione, interviene per difendere i candidati del centrodestra di Roma e Milano.
luca bernardo con matteo salvini 2
«Michetti e Bernardo saranno ottimi sindaci», si limita a ribadire Salvini. In difesa di Michetti interviene anche Silvio Berlusconi con un «forza Enrico» che rincuora, in parte, il diretto interessato. «Non c'è nulla di male a dire quello che si pensa - replica Michetti - tanto sono i cittadini di Roma che decidono, non è né Giorgetti, né nessun altro».
Il destinatario dell'endorsement, Carlo Calenda, ovviamente ringrazia e attacca il Pd. «La cosa divertente - sostiene - è che mentre mi accusano di essere il candidato della Lega per un apprezzamento professionale di Giorgetti, siglano segretamente (manco troppo) il patto con i 5S per portarli in giunta».
enrico michetti roberto gualtieri virginia raggi carlo calenda foto di bacco (3)
Il ballo del voto disgiunto preoccupa la destra e sarà l'argomento più gettonato in quest' ultimo scorcio di campagna elettorale.
LE MANOVRE
Sempre nella stessa intervista Giorgetti sostiene che «l'interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince». Il ministro dice anche che vorrebbe che Draghi «rimanesse lì per tutta la vita». Il punto è che «appena arriveranno delle scelte politicamente sensibili la coalizione si spaccherà. A gennaio mancherà un anno alle elezioni e Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale».
IL MANIFESTO PHOTOSHOPPATO DI CARLO CALENDA
In questo caso la sortita del ministro non trova ostilità soprattutto dalle parti del Pd anche se resta il problema di chi gestirà l'attuazione del Pnrr. «Con tutto l'affetto per il ministro Giorgetti io mi preoccuperei più dell'oggi», sostiene Enzo Amendola, il sottosegretario (Pd) che si occupa proprio dei dossier europei, Pnrr compreso.
L'idea di Giorgetti di eleggere Draghi - escludendo il bis di Mattarella perché Salvini e la Meloni «non lo voterebbero» - è accarezzata da molti leader di maggioranza che hanno fretta di andare al voto.
In testa c'è Salvini - con il quale Giorgetti si mette così in sintonia sapendo forse anche di non irritare neppure il diretto interessato delle strategia leghiste - ma la prospettiva non dispiace anche al leader del M5S Giuseppe Conte. Ingolosisce anche una cospicua parte del Pd rinfrancata dal voto tedesco, e della stessa FI che vede aumentare le iniziative centriste.
MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI
Ultima quella di Gianfranco Rotondi. La prospettiva non affascina però gli eletti. Soprattutto quelli - e sono tantissimi - che a vario titolo e partito sanno che non torneranno in un Parlamento che al prossimo giro ha un terzo di posti in meno. A questi, coloro che intendono eleggere Draghi al Quirinale, dovranno probabilmente garantire per evitare sorprese, magari con la promessa di un nuovo governo-draghiano - che la legislatura non finirà prima di 4 anni sei mesi e un giorno.
luca bernardo fa arti marziali 3 ENRICO MICHETTI MEME