DAGONEWS
matteo salvini a piazza del popolo 10
Negli ambienti parlamentari della Lega l'attivismo sfrenato di Salvini è visto con un misto di preoccupazione e ammirazione, anche se prevale una certa insofferenza rispetto ai valori fondativi della Lega, cancellati dal Matteo di Piazza del Popolo, in un bagno di pullman dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Sicilia.
Neanche Mattarella ha molto gradito quella giornata, ovviamente per motivi diversi. Vederlo arrivare tra la folla con la giacca della Polizia di Stato, arringare la piazza con frasi mussoliniane tipo ''Voglio il mandato di 60 milioni di italiani per andare a trattare a Bruxelles'', auto-assegnandosi un potere politico che da Ministro dell'Interno non ha (con un je ne sais quoi che profuma di eversivo), ha fatto andare di traverso il pranzo del sabato all'inquilino del Quirinale. Che già Salvini non può vederlo neanche in cartolina.
matteo salvini giancarlo giorgetti 2
Però pure i due colonnelli del Nord, Zaia e Fedriga, sono turbati dalle smanie del ''Capitone'', e non riescono a capire quale sia il suo obiettivo finale. Il voto? Il governo con Berlusconi? Altri anni di grillo-leghismo? Non lo sanno anche perché Matteo ormai si consulta solo con la sua Bestia cibernetica, la squadra che gli cura la comunicazione online guidata da Luca Morisi, e con nessun altro.
In fondo anche lui non sa bene cosa fare. Staccare la spina non garantirebbe elezioni anticipate, mettere in piedi un governo con Forza Italia vuol dire andare a cercare un po' di transfughi grillini. Silvio la fa facile, ma tra penali da 100mila euro e hater scatenati, non si possono fare scommesse. Latita il parere di Giorgetti, col quale il rapporto è diventato solo tecnico-governativo. Viene consultato quando si tratta di numeri e macchina burocratica, ma non è più il suo uomo di fiducia per la strategia politica.
salvini mattarella
D'altronde, il fido GG ha avuto questo ruolo già con Bossi e con Maroni, meglio chiudersi nella camera dell'eco con i Morisi boys a postare spaghetti e ''ciao amici''.
Il punto cruciale, in ogni caso, è la manovra. A Bruxelles impongono a Conte un massimo di 1,95% (sì, siamo ridotti a spaccare i decimali) di deficit, col governo italiano che propone 2,1 e poi si chiude a 2. Ma la cosa più paradossale è che (come dago-scritto all'epoca) Tria aveva già in mano la forchetta dell'1,9-2,1% quando stava definendo il documento di aggiornamento al DEF, ma poi Di Maio stracciò tutto e si affacciò al balcone con quello sguardo da pazzo sventolando il 2,4%.
LUCA MORISI
Può davvero il governo del cambiamento accettare che queste settimane di trattative, minacce, salti in avanti e rinculi, si chiudano tornando esattamente al punto di partenza? Forse sì, visto che i gialloverdi sono maestri delle fatiche sprecate. Non so se vi è chiaro che Conte, dopo aver parlato oggi con Juncker, torna a Roma per la riunione governativa e poi torna di corsa a Bruxelles per il vertice di domani… Ecco, questo fa capire tutto.
CONTE JUNCKER SALVINI LUCA MORISI