DAGOREPORT
giuseppe conte sergio mattarella
A che punto è la notte del governo? Col passo dell'anatra zoppa, Conte si avvia a una verifica, costretto non dal bullismo di Renzi ma da almeno la metà del Pd (Orlando, Guerini, Orfini). Alla fine Mattarella un rimpasto piccolo piccolo (un paio di ministri che devono però dimettersi) lo può concedere.
Ma in caso di un rivolgimento pesante dell’esecutivo (vice premier e ministri vari), lo schiavo di Casalino si deve dimettere, fa un accordo sottoscritto dai partiti della maggioranza e si ripresenta alle Camere.
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
Se questo non succede, il Capo della Stato ha due strade. La prima: chiama un tale Draghi per un governo di unità nazionale (Salvini si è già reso disponibile). In caso contrario, Mattarella chiama un’altra persona per un governo di transizione per andare al voto.
Ma un voto anticipato senza una nuova legge elettorale proporzionale porterebbe il centrodestra a Palazzo Chigi che poi avrebbe buon gioco per l’elezione del successore di Mattarella. Ecco perché non lo vogliono né il Pd né Renzi, né l'Unione Europea né gli Stati Uniti.
lagarde draghi mattarella
L’unico che, sotto sotto, accarezza l’idea è Luigi Di Maio che, dopo gli Stati Generali del M5S, non è né carne né pesce e andando al voto potrebbe raccogliere sotto la sua guida un 154 per cento, senza i Casaleggio e i Di Battista tra le palle.
di maio e mattarella da trump. by osho