1 - SALVINI CHIEDE AL PREMIER DI BENEDIRE LA FEDERAZIONE E BERLUSCONI: LINK COL PPE
Emilio Pucci per “il Messaggero”
salvini draghi
Salvini oggi pomeriggio incontrerà il premier Draghi per ribadire il pieno sostegno al percorso delle riforme e portare in dote il progetto della federazione del centrodestra di governo, «un progetto costruttivo e di unità, utile per rafforzare l'azione dell'esecutivo in Italia e in Europa».
E' un ulteriore step del segretario della Lega per accreditarsi come referente della coalizione nel rapporto con il presidente del Consiglio, come leader dell'alleanza e anche come futuro inquilino di palazzo Chigi. Si è intestato la partita e vuole portarla fino in fondo.
silvio berlusconi con matteo salvini
La settimana scorsa il presidente del Consiglio ha visto Meloni ma è chiaro ribadisce un big della Lega che l'unico interlocutore è Salvini, da oggi inizia il percorso per aggregare un'area che intende schierarsi sempre più a sostegno dell'ex numero uno della Bce «nel nome della concretezza, della semplificazione e della velocità» e anche per cercare di indirizzarne la rotta.
Al predellino di Matteo non è invitata Giorgia, che però è «un'amica». «E' anche un'operazione intelligente, la seguo con rispetto», osserva a sua volta la leader FdI, «non è un'operazione contro di me, ma contro la sinistra» (quanto a Berlusconi al Quirinale: «Non mi metterei contro la sua candidatura», assicura).
meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni
«Io - chiarisce il Capitano lumbard - non impongo nulla, la mia è una proposta di una forza unica che può essere la prima in Parlamento, in Italia, nelle Regioni, in Europa». La volontà di insistere sul fatto che una federazione non equivarrebbe ad una fusione, ad un'annessione ma semplicemente ad un coordinamento maggiore tra le forze politiche dell'asse di governo, cela i numerosi ostacoli presenti sul percorso di un piano che non ha i contorni definiti.
giorgia meloni matteo salvini antonio tajani a catania
«La proposta che ho fatto agli altri leader di centrodestra è semplice riassume l'ex ministro dell'Interno -: continuiamo a rimanere divisi o vale la pena mettere insieme in Italia e in Europa, idee, proposte di legge? Non vale la pena avere una sola posizione comune su fisco, burocrazia, giustizia? Sarebbe utile anche a Draghi e al Paese avere una voce sola».
Per la serie «uniti si vince». Fratelli d'Italia non teme un'operazione che per ora riscontra il no di Coraggio Italia di Toti e le aperture di Udc e Noi con l'Italia. «E' chiaro sottolinea Lollobrigida, capogruppo Fdi alla Camera che lo strapotere di Pd e M5S all'interno del governo induce Lega e FI ad attuare una mossa simile».
MATTEO SALVINI IN SENATO APPLAUDE DRAGHI
La presidente di Fdi ha già parlato di «fusione a freddo». E tanti dubbi si levano ogni giorno che passa anche in FI. Berlusconi da sempre sogna la federazione, l'ha annunciata in diverse occasioni ma questa volta fa sul serio. Tuttavia il percorso è complesso, da qui i paletti che verranno alzati.
Il primo: la collocazione in Europa e i valori da sostenere. «Bisogna ha argomentato l'ex premier con i suoi perseguire le politiche del Ppe, aderire al progetto Ue. Abbandonare derive sovraniste, abbassare i toni nei confronti di Bruxelles».
MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI
La seconda condizione è nel metodo, oltre che nel merito. Nascerà un comitato di presidenza che metta allo stesso livello tutte le forze politiche del centrodestra? Ci sarà pari rappresentanza, anche in prospettiva di una lista comune alle Politiche? Interrogativi che il Cavaliere si pone. E poi c'è la preoccupazione per la divisione del gruppo dirigente.
IL FRONTE DEL NO
«Se questa mossa serve solo per fronteggiare l'avanzata di Fdi è sbagliata», il refrain. Carfagna e Gelmini hanno espresso i propri dubbi, pur ribadendo che il perimetro resta sempre quello del centrodestra. Altri parlamentari come Casciello, Mallegni, Polverini, Vito, hanno messo nero su bianco le proprie riserve. Il presidente azzurro ha garantito che non si farà dettare da Salvini le modalità dell'iter della federazione.
giorgia meloni mario draghi
Nella Lega conta la linea del segretario ma lo stesso Giorgetti, premettendo che «una semplificazione è un bene per tutti», non nasconde che «se si trattasse solo di un cartello elettorale non avrebbe tanto senso». Ora l'ala della Lega che guarda al Ppe spingerà per un avvicinamento. Salvini intende accelerare ma non è detto che i tempi siano celeri. Alla Camera, dove la componente della Lega è più numerosa, il capogruppo sarà Molinari; al Senato, invece, guiderà l'azzurra Bernini.
enrico michetti 19
Gli scettici in FI chiedono che sia un Consiglio nazionale a deliberare ogni tipo di svolta, un gruppo in Parlamento si staccherebbe. E intanto tra domani e mercoledì è previsto l'incontro per chiudere sulle candidature. In ballo Matone e Michetti per Roma, con quest' ultimo grande favorito dopo gli incontri avuti con Salvini e Tajani. Giochi ancora aperti a Milano: c'è il genero di Doris, Oscar di Montigny. Per la Regione Calabria il candidato sarà l'azzurro Occhiuto.
SIMONETTA MATONE
2 – FORZA ITALIA PROVA A FRENARE SALVINI "SIMBOLI E GRUPPI RESTANO SEPARATI"
Alessandro Di Matteo per “La Stampa”
Ognuno correrà col proprio simbolo alle elezioni, la federazione del centrodestra non significa lista unica, ma il progetto per Matteo Salvini deve andare avanti, senza perdere altro tempo. Il leader della Lega dà rassicurazioni sul simbolo, concordate anche con Silvio Berlusconi, ma poco dopo manda di nuovo in fibrillazione Fi, annunciano che oggi incontrerà Mario Draghi per «parlare della federazione».
berlusconi salvini renzi
Un atto ostile, secondo la fronda di Forza Italia che teme l' annessione, un modo per mettere tutti davanti «al fatto compiuto», andando addirittura dal presidente del Consiglio a nome di tutti. Un rilancio che spiazza quanti, dentro Fi, cominciavano a convincersi che ci si potesse per ora limitare ad un «coordinamento» dei gruppi, senza arrivare ad una vera e propria unificazione.
La mossa sul simbolo era stata decisa con il leader di Fi, per provare ad arginare la ribellione delle ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini.
ANTONIO TAJANI
Salvini sa bene che la prospettiva della federazione spaventa innanzitutto i tanti parlamentari uscenti, di Fi ma anche della sua Lega: con il taglio dei parlamentari approvato nel 2019 sarà più difficile per quasi tutti i partiti rieleggere tutti gli attuali deputati e senatori.
La Lega nel 2018 prese il 17,2% dei voti e attualmente ha 196 parlamentari, se alle prossime elezioni ottenesse il 22% di cui l' accreditano i sondaggi attuali almeno una trentina degli uscenti rischierebbero di non rientrare, visto che in Parlamento ci sono 345 posti in meno e la situazione si complicherebbe, dovendoli dividere con Fi, Udc e via dicendo. Il discorso vale a maggior ragione per Fi: «È ovvio - dice un deputato - che in una lista unica Salvini ci lascerebbe non più di 15-20 posti sicuri. Considerando che adesso siamo 130...».
matteo salvini
Berlusconi, assicura più di un parlamentare di Fi, ha chiesto tempo a Salvini, gli ha spiegato che deve consultare gli organismi dirigenti del partito, rassicurare, spiegare il progetto. Non a caso oggi il Cavaliere incontrerà i coordinatori regionali e successivamente riunirà l' ufficio di presidenza.
Il percorso va costruito, e Antonio Tajani si è sforzato per tutto ieri di spiegare «che non si tratta di fusione, (Salvini, ndr) non pensa affatto di cancellare il suo partito e noi non pensiamo affatto di cancellare il nostro. Ci presenteremo alle elezioni con il nostro simbolo, questo è scontato, non c' è alcun dubbio». Perché anche una Fi al 7-8% può conquistare più seggi di quelli che realisticamente le spetterebbero in una lista unica.
salvini berlusconi
Molti di quelli che hanno parlato con Berlusconi ieri si sono sentiti ripetere che il progetto è «interessante», ma «richiede tempo» e in tanti si sono convinti che alla fine il Cavaliere chiederà a Salvini di accontentarsi di un coordinamento dei gruppi, perché anche l' unificazione in Parlamento fa paura.
«Unificare i gruppi è come fondere i partiti», continua il parlamentare di Fi. Ma, assicura chi ha parlato con il Cavaliere, il coordinamento non esiste: «La federazione si fa oppure non si fa».
BERLUSCONI MELONI SALVINI
Peccato che su questo il leader leghista non sembri disposto a cedere. «Per noi resta la proposta di Salvini», dice uno dei fedelissimi. «Anche perché il coordinamento dei gruppi di fatto già c' è». E allora non sembra un caso che a fine giornata arrivi la notizia dell' incontro con il premier: «Non ci risulta che Fi stia frenando - continuano dalla Lega - infatti andiamo da Draghi a parlare di federazione...». Proprio cioé che non piace a mezza Fi.
Giorgia Meloni resta alla finestra, senza risparmiare qualche stoccata: «La federazione?
GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA
Non credo sia fatta contro di me, è contro Pd e M5s». La leader di Fdi, di fatto, ne approfitta per dire che Lega e Fi al momento contano poco nel governo: «Credo che nasca per cercare di contare un pochino di più (al governo, ndr): oggi Lega e Fi governano con Pd e M5s che pretendono di avere i voti di un pezzo di centrodestra per fare quello che facevano con Conte. Poi non mi sono chiari i contorni, alcuni parlano di coordinamento, altri gruppi unici... non ho capito bene».
Ma su un punto la leader di Fdi tende la mano: «Berlusconi al Quirinale? Figuriamoci se mi metterei contro».