Andrea Marinelli per www.corriere.it
LA BANCA RUSSA SPONSORIZZATA DA BRUCE WILLIS
«Trust è proprio come me», sosteneva Bruce Willis in un popolarissimo spot pubblicitario andato in onda in Russia nel 2011, al termine di un inseguimento in auto e di un salvataggio sul tetto di un edificio. «Solo che è una banca».
Fu una campagna di marketing eccezionale, racconta il Guardian, che migliorò la reputazione della National Bank Trust e ne aumentò il giro d’affari: solo che, mentre la sagoma cartonata di Bruce Willis spuntava in 400 filiali disseminate in tutta la Russia, i vertici dell’istituto finanziario stavano orchestrando una frode colossale da centinaia di milioni di sterline.
BRUCE WILLIS RED
È una storia oscura che ora — a distanza di oltre un decennio e con la maggioranza ormai in mano alla Banca centrale russa — si intreccia con le sanzioni imposte dal governo britannico dopo l’inizio dell’operazione militare «speciale» di Vladimir Putin.
All’epoca dei fatti, la maggioranza era detenuta da Ilya Yurov (presidente del consiglio di sorveglianza), Nikolay Fetisov (presidente dell’istituto) e Sergey Belyaev, che avrebbero organizzato una frode sui crediti insolvibili e sottratto milioni di dollari dai salari e dai bonus dei dipendenti.
BANCA CENTRALE RUSSA
Contemporaneamente, un fixer inglese di nome Benedict Worsley — descritto come «un aspirante James Bond» — dirigeva le operazioni offshore della banca e aveva messo in piedi una «fabbrica di documenti falsi» a Cipro che servivano a deviare fondi.
Nel 2014 — tre anni dopo lo spot con l’inconsapevole Bruce Willis — lo schema implose, la banca collassò e Mosca fu costretta a intervenire investendo 100 miliardi di rubli per salvarla, all’incirca un miliardo e mezzo di euro: la proprietà finì così alla Banca centrale russa.
Videomessaggio di Putin
Yurov e Fetisov sostennero che le operazioni offshore non fossero illegali, Belyaev affermò di non essere a conoscenza della frode, Worsley non fu neanche chiamato a testimoniare ma disse soltanto che tutte le decisioni amministrative erano state prese dai proprietari o dai manager dell’istituto.
Nel 2018 Mosca chiese l’estrazione per Yurov, che il governo britannico non concesse perché non avrebbe ottenuto un processo equo. A gennaio 2020, l’Alta corte di giustizia di Londra ha stabilito che la banca dovesse ricevere un maxi risarcimento da 735 milioni di sterline (865 milioni di euro) da parte dei tre proprietari coinvolti, che intanto avevano raggiunto un accordo legale: Fetisov e Yurov in Gran Bretagna, Belyaev negli Stati Uniti.
vladimir putin alla parata della vittoria
La National Bank Trust sta cercando quindi di ottenere il risarcimento, ma proprio quel passaggio di proprietà del 2014 rende ora la soluzione molto più complicata. I tre uomini hanno proprietà milionarie in Gran Bretagna, a Cipro e in Russia, ma i soldi recuperati potrebbero finire infatti direttamente nelle casse dello Stato russo, andando a finanziare la guerra di Putin di Ucraina.
vladimir putin
Per questo i parlamentari britannici sono sotto pressione per imporre sanzioni all’istituto. «Il governo deve assicurare al popolo britannico che le sanzioni sono applicate a tutti gli amici del Cremlino senza eccezioni, e che la National Bank Trust non sia in posizione di aiutare Putin a finanziare lo sforzo bellico», sostiene Christine Jardine, portavoce dei liberaldemocratici britannici per il Tesoro. «Se così fosse — ha aggiunto — andrebbe sanzionata immediatamente».
Il Foreign Office, che aveva annunciato le sanzioni già il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’invasione, per ora non si è espresso ma Mazars, la società di consulenza che sta cercando di recuperare i fondi per i creditori, ha confermato che — senza il permesso del tribunale — non avverrà nessuna transazione con entità sanzionate.