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    A CHI LO MOLLO IL PUPO? – CI MANCAVA LA STANGATA SUI CENTRI ESTIVI PER I RAGAZZI: LE STRUTTURE PUBBLICHE SONO ANCORA CHIUSE, E IN QUELLE PRIVATE LE SPESE PER SEGUIRE I PROTOCOLLI HANNO PORTATO UN AUMENTO IN ALCUNI CASI DEL 300% - LE FAMIGLIE TUONANO: "QUALCUNO SPECULA SUL BONUS BABY-SITTER", MA LE AZIENDE SI DIFENDONO: "DOBBIAMO ASSUMERE PIÙ INSEGNANTI" – E AL SUD DELLA TOSCANA È CAOS TRA BANDI E LINEE GUIDA…


     
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    Flavia Amabile per "La Stampa" 

     

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    Sarebbe bello poter mandare i figli nei centri estivi. Dopo tre mesi chiusi in casa a lottare con computer, telefonini e rapporti ravvicinati solo con qualche fratello e sorella, sarebbe proprio quello di cui bambine e bambini avrebbero bisogno (ma anche i genitori). I centri privati stanno facendo una grande fatica a riaprire ma anche per quelli comunali non è semplice riprendere l'attività.

     

    Alcuni hanno già aperto, altri riapriranno la prossima settimana ma non è detto che ci sarà la fila all'ingresso: non tutti infatti potranno pagare le nuove rette. In provincia di Venezia, gli aumenti arrivano fino al 300%. In provincia di Treviso le famiglie si trovano di fronte a costi più che triplicati: i 40-60 euro a settimana dello scorso anno si sono trasformati in 150-200 euro.

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    A Modena le rette sono quasi raddoppiate. E a Buccinasco, in provincia di Milano, i prezzi per le famiglie delle fasce di reddito più alte sono triplicati e per due settimane di cinque giorni più altri cinque giorni si è passati da 130 a 400 euro. Angela Nava, presidente del Coordinamento Genitori Democratici, non è sorpresa: «L'avevamo previsto e sottolineato a maggio. Ringraziamo la ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti che ha realizzato le linee guida.

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    È stato il primo segno significativo di attenzione ma non è stato sufficiente. Sarebbe stata necessaria una riflessione ulteriore. Ci sono di sicuro enti locali virtuosi che sono in grado di sostenere i loro cittadini, ma mancano norme in grado di garantire a tutti l'accesso a questi servizi necessari.

     

    È vero che esiste il parametro dell'Isee per ottenere un sostegno ma si tratta di una fotografia del reddito dello scorso anno. La povertà durante l'epidemia si è diffusa, i redditi possono essere molto al di sotto dei livelli indicati negli indici di dodici mesi fa, vuol dire lasciare fuori le persone che ne hanno più bisogno».

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    Le rette sono alte, ha ammesso il direttore della Scuola dell'Infanzia Gesù Bambino di San Donà, in provincia di Venezia, in una presentazione per i genitori interessati al loro servizio, ma «le linee guida ci obbligano all'impiego di una quantità di personale educativo 5 volte superiore per la fascia dell'infanzia e il doppio per il nido». E poi ci sono le spese per la sanificazione e i dispositivi di sicurezza. Il governo infatti ha previsto un investimento da 185 milioni di euro formati da 150 milioni per gli enti locali e altri 35 per terzo settore, volontariato e enti locali. E i genitori possono utilizzare il bonus baby sitter.

     

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    Ma non basta. Carlo Garofolini, presidente dell'Adico, l'associazione di difesa dei consumatori: «Non discutiamo l'aumento delle spese per chi organizza i centri estivi date le regole ferree imposte dall'emergenza Coronavirus. Ci sembra però che i rincari siano a dir poco esagerati se non fuori controllo. Ci sentiamo di dire che, evidentemente, qualcuno si sta approfittando dei bonus concessi dal governo per aiutare le famiglie con bambini piccoli.

     

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    Nel caso che abbiamo segnalato l'aumento corrisponde ai benefici concessi dal governo. Teniamo conto che il pagamento del bonus arriverà dopo il pagamento della retta, quindi molte famiglie rinunceranno a mandare i propri figli ai centri estivi e dovranno ovviamente trovare altre soluzioni, magari appoggiandosi sull'aiuto dei nonni». Non tutti però hanno aumentato le rette.

     

    A Bologna sono stati previsti aiuti per ridurre le tariffe. A Bagno a Ripoli, in provincia di Pistoia, gli aumenti arrivano anche all'80% in più, ma se ne farà carico il comune. A Cesena, invece, ci ha pensato la Amadori a organizzare un centro estivo per i propri dipendenti ma aperto anche agli esterni e finanziando la gran parte delle spese necessarie in modo che sia dipendenti che gli altri cittadini possano pagare tariffe sostenibili.

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    A sud della Toscana molto spesso i costi non sono un problema, perché ancora si è in ritardo sulle procedure. In Umbria, infatti, sono arrivate solo il 5 giugno le linee guida per la riapertura. E a Roma lo stesso giorno solo 8 su 15 municipi avevano avviato i bandi per l'affidamento dei centri estivi. Con calma. Le scuole hanno chiuso solo due giorni fa.

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