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I RUSSI A BERGAMO
Spionaggio batteriologico? Infiltrazione di intelligence negli uffici pubblici italiani? Maddeché! La missione dei russi in Italia del marzo 2020, ufficialmente organizzata per dare una mano al nostro paese travolto dalla prima ondata di covid, non serviva a infilare le cimici negli uffici del catasto o all’anagrafe di Bergamo.
I servizi segreti italiani, che hanno storicamente avuto un dialogo con i colleghi russi, sapevano che nella delegazione messa su da Putin c’erano militari e uomini dell’Intelligence. E’ ingenuo pensare che i nostri servizi fossero all’oscuro di quel che stesse accadendo: quel tipo di missioni in arrivo dall’estero, per di più da un paese “sensibile” come la Russia, viene concordata a livello politico ma poi “vagliata” a livello di intelligence.
I RUSSI A BERGAMO
L’obiettivo dei russi era sperimentare, in quello che era il principale focolaio d’Europa in quel momento, le prime composizioni del vaccino Sputnik. Putin voleva portare a casa un successo internazionale: mostrare l’avanguardia della scienza russa e poi produrre, all’estero, il vaccino con cui salvare il mondo.
Come ammesso a “Report” da Vladimir Gouschin, capo del laboratorio dell’Istituto Gamaleya di Mosca, il primo prototipo di Sputnik fu creato a febbraio 2020. E fu somministrato in Russia già agli inizi di marzo, senza nemmeno aspettare i test. Il 22 marzo la delegazione russa arrivò in Italia. Praticamente Mosca ha avuto prima il vaccino anti-Covid del Covid stesso, visto che le ondate del virus arrivarono in Russia nei mesi successivi.
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Sputnik è stato il primo vaccino al mondo ad essere registrato: agosto del 2020. Ma la Russia non ha mai avuto grande capacità produttiva.
E infatti la strategia adottata da Mosca era: siglare accordi con gli stati per permettere loro di produrre il vaccino da soli. In Italia, anche grazie alle decisioni dell’allora governo giallo-rosso, si avviò una collaborazione (era marzo 2021) tra l’Istituto Gamaleya, ente controllato dal governo di Mosca, e l’Istituto Spallanzani di Roma per la sperimentazione del vaccino Sputnik V. Collaborazione interrotta dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
A metà 2021 fu annunciato un accordo per la produzione di Sputnik proprio in un laboratorio in Lombardia. A cosa è servita la collaborazione scientifica e il tentativo di produzione in Italia? Erano solo strumenti della propaganda russa?
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Come ammesso a “Report” da Denis Volkov, vicedirettore del Levada Center: “Sullo Sputnik l’attenzione russa è tutta rivolta verso l’esterno, Sputnik è uno strumento di geopolitica. Probabilmente è il più grande risultato raggiunto dai tempi della fine dell’Unione Sovietica”.
FINISCE LA STRANA COLLABORAZIONE TRA ITALIA E RUSSIA SUI VACCINI
Estratto dell’articolo di Andrea Casadio per https://www.editorialedomani.it
LA STORIA DEL VACCINO
Quando è scoppiata la pandemia da Covid-19, la Russia si è lanciata nella corsa per la produzione del vaccino contro il virus. Il presidente Vladimir Putin voleva battere sul tempo gli altri stati del mondo, e per questo ha fatto arrivare cospicui finanziamenti statali all’istituto Gamalyeva, un centro di ricerche microbiologiche povero e in disarmo, come quasi tutto il settore delle scienze mediche russe. […]
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In breve tempo, gli scienziati russi hanno avviato la sperimentazione sull’uomo, e a settembre 2020 hanno pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet un articolo dal titolo Sicurezza e immunogenicità di un vaccino a vettore virale contro il COVID-19. E Putin ha potuto annunciare al mondo: «La Russia è arrivata prima nella corsa al vaccino contro il Covid». […]
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L’Ema ha iniziato a esaminare la domanda per lo Sputnik solo il 4 marzo 2021, e l’autorizzazione a oggi non è ancora arrivata, evidentemente perché i dati non convincono.
Insomma, il vaccino Sputnik è avvolto dai dubbi, eppure il 13 aprile 2021 la regione Lazio approva un memorandum, firmato dall’assessore alla Sanità D’Amato, dal direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, dal direttore dell’istituto Gamalyeva Alexander Gintsburg, e dal direttore del fondo sovrano russo Rdif Kirill Dmitriev.
In base all’accordo, gli scienziati dell’istituto Spallanzani dovranno studiare l’efficacia dello Sputnik V sulle varianti del coronavirus, e poi, dopo l’autorizzazione al commercio dell’Aifa, dovranno avviare una sperimentazione iniettando Sputnik a 600 volontari che abbiano ricevuto una prima dose di vaccino AstraZeneca.
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Questo progetto è andato avanti fino al 20 gennaio scorso, giorno in cui un gruppo congiunto di scienziati dell’Istituto Spallanzani, guidati dal professor Vaia, e dell’Istituto Gamalyeva, guidati dal prof Gintsburg, ha pubblicato online un preprint, cioè un articolo non ancora approvato e vagliato da altri esperti, intitolato Mantenimento della risposta neutralizzante contro la variante Omicron in individui vaccinati con Sputnik. V.
GIUSEPPE CONTE IN VISITA ALLO SPALLANZANI
Lo Spallanzani ha cantato vittoria, definendo i dati «estremamente incoraggianti per definire nuove strategie vaccinali in rapporto all’evoluzione delle varianti del Covid». In pratica, si sono fatti i complimenti da soli. E il presidente Putin ha commentato raggiante: «La studio comparativo congiunto Russia-Italia sui vaccini condotto all’istituto Spallanzani ha dimostrato che il vaccino russo Sputnik è il migliore di tutti nel neutralizzare Omicron». Pura propaganda, perché lo studio non dimostra affatto quel che dice Putin. […]
Vaccino Sputnik V
Poi c’è un’altra questione. Sull’articolo si legge che la ricerca è stata finanziata dal fondo sovrano russo Rdif, che detiene i diritti sul vaccino. Invece, al direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, coautore dello studio, è scappato di bocca che lo studio è stato interamente finanziato dallo stesso Spallanzani, ovvero dall’Italia. Perché?
Molte cose non tornano in questa faccenda. Per dirne una, prima di diventare direttore del prestigioso Istituto Spallanzani, il professor Francesco Vaia aveva pubblicato solo quattro articoli scientifici minori, il più rilevante dei quali si intitola Efficacia dei dispositivi anti-risucchio nella prevenzione della contaminazione batterica delle linee d’acqua delle unità dentarie. In pratica uno studio su come evitare che i batteri presenti nella nostra bocca vengano risucchiati dal trapano del dentista contaminando poi lo sciacquetto.
VLADIMIR PUTIN COL VACCINO SPUTNIK
F. Mal. per "Il Messaggero"
«Non credo fosse solo propaganda né penso i russi fossero convinti di ottenere informazioni strategiche, più che altro immaginavano di reclutare gente per la loro causa. Volevano mettere radici per avere i ganci giusti una volta sviluppato un vaccino. Ora non se lo ricorda nessuno, ma a metà 2021 fu annunciato un accordo per la produzione di Sputnik proprio in un laboratorio in Lombardia».
Continuano ad allungarsi ombre sulla missione From Russia with love che, nel marzo del 2020, portò da Mosca in Italia materiali sanitari, medici e soprattutto militari per aiutare la nostra protezione civile e il nostro esercito nella gestione dei focolai Covid che in quel momento sembravano incontrollabili.
militari russi in italia
E così, proprio nel giorno in cui l'immunologa Antonella Viola denuncia di aver ricevuto «strane telefonate» dopo la sua bocciatura al vaccino russo Sputnik, sono tre i componenti del Copasir che - sentiti dal Messaggero - collegano la visita del marzo 2020 con il tentativo di instaurare un primo dialogo con l'Italia proprio sul vaccino russo. Ed in effetti se il New Yorker ha sostenuto che Sputnik sia stato sviluppato a partire dal Dna di un cittadino russo prelevato in Italia, a riguardare le cronache del marzo 2021, si trova traccia di annunci entusiastici da parte del Fondo sovrano russo (Rdif) e della Camera di commercio italo-russa su un'intesa con l'azienda Adienne per la produzione dello Sputnik nello stabilimento di Caponago, in Brianza.
Vaccino Sputnik a Mosca
Un contratto - primo in Europa - di cui, dopo una frenata della stessa azienda, si sono poi sperse le tracce. Chiaramente è però impossibile stabilire un reale collegamento tra gli accordi e la missione russa, anche perché proprio il Copasir ha messo agli atti - dopo aver sentito Difesa ed intellingence - che si è trattata di un'iniziativa prettamente sanitaria. E rigettano ogni tipo di collegamento più o meno opaco, sia l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte che i vertici sanitari della Regione Lazio. Innegabile la vicinanza tra i ricercatori russi, la Regione e l'Istituto Spallanzani di Roma. Tant' è che solo pochi giorni fa è stata conclusa una collaborazione per la ricerca su nuovi farmaci tarati sulle varianti. «Ma la missione del marzo 2020 non c'entra nulla con la collaborazione» fanno sapere.
ANTONELLA VIOLA
L'IMMUNOLOGA In ogni caso che la vicenda Sputnik non sia del tutto chiara (e non solo per i pochi dati resi disponibili dagli studiosi di Mosca o per il ritardo nella richiesta di approvazione dell'Ema), lo dimostrerebbe appunto chiamata ricevuta dall'immunologa dell'Università di Padova. Quando con altri studiosi Viola pubblicò su Lancet un commento che provava l'inefficacia del vaccino, «ricevetti una telefonata molto strana - ha raccontato a Radio 1 - di una persona che disse di essere del ministero degli Interni, della sicurezza, non ricordo. Voleva sapere se io sapessi di più sul vaccino Sputnik». Un episodio di certo non ordinario che, specie se alcuni dei vertici russi rinfacciano l'aiuto fornito e minacciano l'Italia in caso di nuove sanzioni, non può che lasciare dubbiosi su cosa sia accaduto a partire da marzo 2020 tra i due paesi.
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